“Quanto qui ti narro è la storia della Terra di Orn, patria di Esùl, dove i primi tra gli Uomini mossero i loro incerti e lenti passi fino a trovare nella Superbia la propria condanna di morte.”
Paolo Battaglia approda tra i nuovi autori con Il pianto di Va-Ril, opera auto pubblicata che narra di un mondo tutto nuovo. Un mondo giovane, le cui terre sono solcate dal passo dei primi Uomini e protetti da Orn, il grande albero elevatosi a madre di tutto il creato. Gli Uomini, che dapprima vivevano in pace e armonia nutrendosi dei frutti donati generosamente da Orn, ora minacciano di farsi guerra a vicenda a causa dell’avidità e della superbia, emozioni che come una malattia hanno infettato i loro cuori. La sorte di questo popolo spezzato è affidata nelle mani di Va-Ril, prescelto anni prima dalla Donna-Albero; apparentemente un Uomo come tutti gli altri, emarginato nel profondo perché sua madre morì dandolo alla luce: un evento mai avvenuto tra i suoi simili, ma che ora dovranno lasciarsi alle spalle perché qualcosa di ben peggiore rischia di sgretolare per sempre il loro ordine. Guerra e caos si avvicinano, e solo Va-Ril è stato scelto per arginare un simile male.
Il pianto di Va-Ril si rivela una piacevole sorpresa nell’universo fantasy a cui è destinato: ricco di personaggi ben caratterizzati e riferimenti alla creazione del mondo secondo il credo cristiano; a colpire soprattutto sono il modo di esprimersi di ogni personaggio, sostituendo al classico botta e risposta una più matura e profonda comunicazione in stile teatrale, a tratti poetica.
Un modo di esprimersi che, pur rallentando a volte la narrazione, si rivela necessario per dimostrare la forza emotiva di ogni personaggio di fronte agli eventi che si susseguono.
Un titolo che non può mancare sullo scaffale di un amante del genere, sempre pronto ad accogliere nuove scoperte dell’universo fantasy.
Come nasce quest’opera letteraria?
Il Pianto di Va-Ril nasce per cercare di dare continuità a quel senso di sacro e fatale, presente non tanto nei libri e nelle saghe fantasy recenti, quanto piuttosto nei miti greci, latini e norreni.
Per dirla in breve (sebbene non sia possibile per me raccontare tutto quello che avrei da dire in poche parole), volevo provare a dare il mio contributo, attraverso la mia dedizione, le mie parole, il mio tempo, a quella visione della letteratura che forse si è un po’ smarrita.
Avevo bisogno di scrivere questo racconto per stringere metaforicamente la mano a quegli autori che mi hanno cambiato la coscienza e il modo di interpretare la vita: J.R.R. Tolkien, J. Milton, K. Chesterton e specialmente Dante Alighieri (…e non penso di essere l’unico).
Non ho in alcun modo l’ambizione di arrivare a sfiorarli (anche perché i miei mezzi sono quelli che sono…), ma volevo provare a dare continuità al loro messaggio; renderlo più attuale, dandogli un “nuovo vestito”.
Quale messaggio vuoi trasmettere a tutti coloro che si ritroveranno tra le mani questo libro?
Il messaggio che vorrei portare con questo primo libro è semplice e si riduce a una sola parola: appartenenza. Tutto il racconto ruota intorno a un senso di appartenenza totale, un incarnare completamente il senso di Bene Comune e di sacrificio individuale per salvare la comunità.
Il protagonista, trovandosi in situazioni in cui ogni luce diviene muta e si spegne, si ritrova a vivere situazioni tragiche, in cui la propria quiete individuale non può coesistere con la salvezza della comunità (per quanto questa comunità sia nell’errore e dalla parte del torto più marcio…).
Questo senso di appartenenza, che fa’ fiorire in lui enormi virtù, vive di un amore assoluto per la giustizia. Per spiegare le sue decisioni nel voler difendere una comunità che non lo meriterebbe, il protagonista arriverà a dire alla sua donna, che gli chiede motivo di quelle decisioni così generose per un popolo immeritevole di riceverle:
«Dove sta la mia giustizia, se non servo nell’ingiustizia?»
Cosa pensi dell’editoria d’oggi?
Io credo che l’editoria abbia ancora moltissimo da dire e da dare, nonostante gli allarmismi e i fatalismi di tanti arrivisti che urlano i loro “ormai nessuno legge più”, “i libri hanno sempre le stesse trame…”, “è già stato scritto ogni cosa su ogni argomento”…
Credo soprattutto che oggi più che mai, per le tante discutibili ideologie che stanno fiorendo tra le macerie di quelle passate, ci sia bisogno di vera editoria, che sappia indicare la via dell’etica, della chiarezza e della giustizia.
La filosofia, la poesia, la letteratura sono sempre stati mondi molto bistrattati e trattati con sufficienza, perché si trovano lontano dalla parte più “pratica” della vita. Per me invece, dovrebbe far riflettere che proprio questi mondi, troppo spesso accantonati, sono quelli che hanno sempre salvato la società nei vari momenti di crisi, quando ogni buonsenso pareva perduto…
Andando più sul lato “tecnico” del mio pensiero, penso che il Self Publishing sia il bene e il male dell’editoria della nostra epoca.
Come Umberto Eco diceva che «i social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli», io mi permetto di pensare altrettanto del Self, ma con una visione anche ottimista.
Il Self ha “secolarizzato” l’editoria, aumentando a dismisura l’offerta, rendendo la possibilità di pubblicare un libro a portata di chiunque abbia il tempo e la capacità motoria di scrivere delle parole, a mano o con una tastiera.
…ma la democrazia è sempre un bene! Il Self infatti, facendo pagare questo dazio alla società, ha reso possibile anche il fiorire di tantissimi libri e autori che, curando nel dettaglio l’editing, la forma, la promozione e ogni altro aspetto (proprio come fanno le case editrici, se non anche meglio, in alcuni casi), hanno potuto portare la loro voce nel mondo, lasciando una traccia che altrimenti avrebbe faticato a rimanere o addirittura a nascere.
Perché la scrittura, ridotta ai minimi termini, è proprio questo: lasciare traccia.
Che sia una traccia di pura vanità o di salvezza individuale e comunitaria, questa è una scelta (e anche una capacità) di chi scrive.
Leggi il mio libro perché…
Perché credo parli anche di te.
Ti ci ritroverai, se sarai abbastanza sincero con te da guardarti dentro e stare di fronte alle tue sofferenze e dubbi, mentre lo leggi.
Sono convinto che parli al cuore di ogni persona onesta che affronta la vita di petto, senza giustificare con eccessivo buonismo le proprie mancanze. Spero che il libro possa insegnare ad avere la forza morale e etica di stare in piedi quando ogni cosa intorno a noi e dentro di noi cade.
Il libro non è in alcun modo autobiografico o biografico, anche perché non credo di avere un granché di mio e di mio soltanto, da dire… Ha invece come protagonisti dei personaggi che partono stando al di sotto del livello dell’uomo medio, per poi diventare degli ideali, delle stelle morali da seguire.
Progetti futuri?
Questo primo libro è un “prequel”, nel senso che racconta una storia precedente nel tempo rispetto alla saga che sto scrivendo ora, “Il Cuore di Orn”.
“Il Pianto di Va-Ril” serve per far entrare il lettore nel mondo che ho creato, in modo che quando leggerà alcuni passaggi nella saga, potrà avere una comprensione molto più piena delle cose e dei messaggi nascosti che ci saranno.
La saga de “Il Cuore di Orn” sarà composta da 9 libri, di cui uno introduttivo che sto pensando di rendere disponibile gratuitamente, sia cartaceo che ebook (ma sono ancora in fase di progettazione, può succedere che cambi idea su questo).
Questo “libro zero” della saga racconterà la genesi del mondo di Orn e di Va-Ril, dalla nascita dell’universo allo Sterminio di Orn (episodio raccontato ne Il Pianto di Va-Ril).
Per fare un parallelismo (per me quasi sacrilego), se Il Pianto di Va-Ril è “Lo Hobbit” e Il Cuore di Orn è “Il Signore degli Anelli”, la genesi introduttiva sarà una sorta di “Silmarillion”, anche se come dimensioni (sia di pagine che di “statura morale”) sarà molto più misera.
Sto costruendo questa saga pezzo per pezzo, anche se la trama, i personaggi e quasi ogni cosa, è chiara e appuntata nei miei migliaia di fogli scarabocchiati in giro per le mie stanze…
Il Cuore di Orn è la costruzione di un Mito che tuttavia so per certo che avrà errori, ma lo scriverò sempre tenendo a mente ciò che diceva Tolkien al riguardo:
«Veniamo da Dio e, inevitabilmente, i miti da noi tessuti, pur contenendo errori, rifletteranno anche una scintilla della luce vera: la verità eterna che è con Dio. Infatti solo creando miti, solo diventando un sub-creatore di storia, l’uomo può aspirare a tornare allo stato di perfezione che conobbe prima della caduta. I nostri miti possono essere male indirizzati, ma anche se vacillano fanno rotta verso il porto, mentre il “progresso” materialista conduce solo a un abisso spalancato e alla Corona di Ferro del potere del male.» (da J.R.R. Tolkien. La biografia)
Il libro merita 4 stelle su 5.