L’editoria è un settore difficile, specialmente in un paese come l’Italia dove si legge sempre meno. C’è però chi resiste e va in controtendenza per portare cultura e nuovi autori al grande pubblico. Questa è la storia di IDEA Immagina Di Essere Altro, casa editrice fondata da due giovani: Claudia Cintio e Marko D’Abbruzzi, intervistati da PaeseRoma.
1) Ciao Claudia e Marko, parliamo di editoria. Cosa significa essere una piccola casa editrice in Italia?
Significa impegno oltre il limite umano, nessuno sostiene la cultura in questo paese. Significa, in pratica, non avere una vita, “scontrarsi” con la realtà italiana del, passateci il termine, “lettore ignorante” nel senso che, nonostante un aumento significativo nel 2019, pochi leggono e ancor meno vanno oltre i grandi classici o i best sellers stranieri, ignorando completamente che nel proprio paese ci sono autori bravi ed emergenti al pari degli altri Stati.
2) Quali sono le maggiori difficoltà che piccole e medie case editrici devono affrontare per emergere?
L’inesistente aiuto da parte dello Stato che elargisce agevolazioni sempre ai soliti noti. Il dominio assoluto dei grandi marchi che, avendo giustamente più motore finanziario perché creatisi in altro periodo storico, hanno una potenza pubblicitaria non indifferente, molto al di sopra delle possibilità di una casa editrice media, figuratevi di una piccola. Ma con l’impegno h24 e le possibilità dei social c’è speranza. Noi non molliamo.
3) Negli scaffali delle librerie sono presenti quasi sempre i nomi delle stesse grandi case editrici, raramente si trovano i titoli delle più piccole. Come mai?
La grande distribuzione, principalmente in mano ai grandi marchi, propone condizioni impossibili per i piccoli e assai difficoltose per le Case Editrici medie. Le percentuali della grande distribuzione non permettono alle piccole CE di mantenere dei prezzi in linea con il momento storico; il libro di un autore sconosciuto non può costare più di un best seller internazionale ma nemmeno avere un prezzo che non permetta alla CE di recuperare i costi di pubblicazione.
Noi abbiamo trovato un buon compromesso con il nostro distributore che copre benissimo gli store online e ci da la possibilità di arrivare in libreria o in ogni caso ha un canale di ordini che passa tramite i librai, quindi i nostri lettori ci trovano sempre.
4) C’è una diffidenza da parte del grande pubblico, verso alcuni generi letterari? E Perché?
In Italia il genere fantastico, in special modo il fantasy, è ancora considerato “under 14”, libri unicamente per ragazzi, questo lo rende un genere di nicchia, quando all’estero viene considerato al pari di tutti gli altri. Magari una sensibilizzazione dei lettori verso la narrativa fantastica non sarebbe male, non si tratta di fiabe o storie per bambini ma di vere e proprie opere di narrativa. Un libro fantasy di oggi non è lontano, per bizzarrie e fantasia, da un Orlando Furioso. Inoltre i librai, per le poche agevolazioni che anch’essi ricevono, tendono maggiormente a puntare sui nomi conosciuti perché assicurano il minimo di vendite indispensabili per la sopravvivenza.
5) Rispetto al nord Europa, come si classifica l’Italia nell’interesse verso la lettura?
Ricercando dati statistici l’Italia si classifica come un paese in cui ci sono pochi lettori rispetto a molti altri, ma quei pochi sono appassionati. Da parte nostra possiamo dire che, essendo ogni giorno attivi sui social, confermiamo questa versione. Nell’ultimo anno c’è stato un aumento di lettori ma non siamo neanche in vista delle prime posizioni.
6) Quali consigli date a chi vuole lanciarsi nel mondo editoriale, come editori o come scrittori emergenti?
Per gli scrittori: La concorrenza è tanta, in questo periodo storico chiunque ha i mezzi per scrivere un libro e inviarlo a una CE. Il miglior consiglio che possiamo dare è: leggete tanto, leggete tutto ma sopra ogni altra cosa dovete leggere romanzi nuovi (usciti negli ultimi anni) per poter rimanere vicini alle tendenze librarie e letterarie. Altra cosa importante: prendetevi cura del vostro testo, se non dimostrate di tenere voi per primi al vostro lavoro, non sarà facile trovare qualcuno che lo faccia al posto vostro. Gli editori investono sulle storie? Sì, ma dato il panorama attuale e le difficoltà di visibilità dovute alla marea di produzioni a pagamento e auto-produzioni, dovrete proporre storie non solo belle ma anche ben scritte, curate nella forma e fresche nei contenuti. Quindi, se credete davvero in quel che fate, affidatevi a un editor privato, quanto meno per una prima revisione. In merito a ciò, se può servire, è nato da poco un nuovo servizio a costi ridotti. Si chiama “Se vuoi te lo leggo”, potete trovarlo su Facebook.
A chi vuole aprire una CE diciamo: studiate tanto, studiate tutto, è difficile e l’impegno richiesto non rende facile la vita privata. Aprire una partita IVA è semplice, mantenere viva un’attività neanche un po’.
7) Amazon. Un pericolo o un’opportunità?
Entrambe. Amazon lavora benissimo con il cliente, ma molto male con i piccoli venditori che competono in un settore che lui per primo tratta, come nel caso dell’editoria. Ad ogni modo, esistono store online con prezzi vantaggiosi (come IBS.it) più collaborativi verso i venditori, anche piccoli, e sono indipendenti.
Grazie Claudia Cintio e Marko D’Abbruzzi e in bocca al lupo per la vostra avventura editoriale.
Arianna Calandra