“Malgrado si sentisse sconfitto e inerme, Davide avvertiva un’impercettibile scintilla vitale che gli suggeriva di affrontare i suoi demoni senza tirarsi indietro. Quella dirompente sete di esistere che i suoi vent’anni si rifiutavano di annientare, si sarebbe inevitabilmente alleata con lui, nonostante tutto, se solo fosse riuscito a riappropriarsene. In quella flebile eventualità cercava sicurezza.”
Una triste realtà di un passato da non dimenticare è quanto vuole narrarci Manuela Del Coco in Poi quando torno mi metto a lavorare, edito da Esperidi. Una promessa oltre che un titolo, una vuota promessa di molte vittime della tossicodipendenza nell’Italia degli anni ‘80. Protagonista della vicenda è Davide, giovane leccese di buona famiglia, fan sfegatato di David Bowie, il classico ragazzo benestante che può avere tutto dalla vita… ma che nel profondo cova un enorme senso di vuoto. Un vuoto che riesce a colmare temporaneamente con la droga. Attraverso gli intensi capitoli vedremo l’intensificarsi del vortice di cui Davide si troverà prigioniero, tra alti e bassi, amori e amicizie che si consolidano o s’infrangono, le cadute e gli sforzi ripetuti per rialzarsi – e uscire dall’incubo – per poi precipitare ancora una volta nel vizio. E poi rialzarsi, ancora una volta.
Nella sua profondità e ricchezza di contenuti, Poi quando torno mi metto a lavorare si rivela un coraggioso invito a riflettere, a decidere una volta per tutte “cosa vuoi fare della tua vita”. L’assenza di sogni e aspettative è di certo una delle maggiori spinte verso la caduta nella tossicodipendenza, anche se si rivela in fin dei conti solo un sintomo. La radice del male si può trovare nella società odierna, che impone a tutti di avere un obiettivo… e non tutti riescono a visualizzarlo. Un problema che affligge soprattutto la nuova generazione, persino i giovani “fortunati” come Davide, e nell’incertezza che li opprime si fa strada solo la voglia di un piacevole – e mortale – oblio.
Come nasce quest’opera letteraria?
L’idea di questo romanzo arriva da molto lontano.
Si colloca infatti, a livello temporale, nella prima metà degli anni 80 a Lecce, la mia città, il luogo in cui sono nata e cresciuta e che quindi conosco meglio in assoluto.
E questo è fondamentale perchè anche se per il suo contenuto questa storia potrebbe essersi svolta ovunque ed in qualsiasi decennio dal 60 fino ad oggi, il fatto di essere ambientata proprio a Lecce ed in quel determinato periodo, la caratterizza totalmente.
Inizialmente pensavo che il fatto di aver scelto quel “dove” e quel “quando”, potesse risultare limitante rispetto ai lettori estranei alla città di Lecce e di cosa fosse in quel particolare periodo.
Ma il bello della lettura è proprio quello di lasciarsi trasportare in luoghi che non si conoscono e in tempi che non si sono vissuti per percepirne le sensazioni e immedesimarsi nelle ambientazioni che hanno caratterizzato una determinata vicenda.
La storia, in breve, è quella di un gruppo di amici ventenni, di estrazione sociale abbastanza diversa, che vivono il loro tempo in modo più o meno spensierato, tipico degli anni 80, con i suoi colori, le sue abitudini, la sua voglia di evadere dall’ordinario, il suo slancio economico che si avverte un po’ dappertutto, un tempo pieno di promesse, se cosi vogliamo dire, in un decennio in cui tutto pare possibile.
La vicenda si ispira a fatti realmente accaduti che sentivo di voler condividere per dare voce a quella parte di una generazione che è stata letteralmente falcidiata dall’eroina. Ma allo stesso tempo la storia è intrisa di nostalgia, di vecchi ricordi, di stralci di vita quotidiana e cartoline dal passato che ci riportano ad una città oramai profondamente cambiata, e non solo architettonicamente. Una città che è bello ricordare anche per quello che era, nei suoi scorci assolati e nei suoi paradossi, proprio come la vita di ognuno di noi.
Quale messaggio vuoi trasmettere a tutti coloro che si ritroveranno tra le mani questo libro?
Non ho un vero e proprio messaggio da lanciare. Mi auguro semplicemente di riuscire ad emozionare i miei lettori, e di far loro rivivere atmosfere passate che credevano dimenticate per sempre ma che hanno fatto parte della loro quotidianità per tantissimo tempo. Mi auguro che la musica che accompagna il testo faccia da sfondo ad una storia ricca di sensazioni vere e profonde.
Perché in questo romanzo la musica ricopre un ruolo assolutamente centrale. Come passione, ispirazione, bandiera generazionale e come vera e propria colonna sonora di un’intera esistenza.
Al seguente link la soundtrack con cui consiglio di accompagnare la lettura della storia: YOUTUBE
Cosa pensi dell’editoria d’oggi?
Mi sono resa conto che scrivere oggi è diventato un fenomeno consueto, mentre leggere resta davvero un interesse di pochi. Per questo il mercato offre tantissime soluzioni per chi vuole auto-prodursi o farsi pubblicare, ma non riesce a trovare formule vincenti per attrarre i lettori.
Così quei pochi che amano leggere spesso finiscono per imbattersi in prodotti editoriali scadenti.
Leggi il mio libro perché…
Leggilo perché se hai vissuto gli anni ’80 con tutte le loro contraddizioni è un vero e proprio tuffo nel
Passato. Se non li hai vissuti è un ottimo strumento per scoprire quanto radicale sia stato il cambiamento delle nostre città ma soprattutto della vita sociale in genere negli ultimi decenni. Saprai quali erano le tendenze, le aspettative, le abitudini e i divertimenti di una generazione che ha fatto parlare tanto di se’.
I ragazzi protagonisti di questa storia ti accarezzeranno l’anima e ti porteranno a riflettere su ciò che siamo e perché lo siamo diventati.
Lecce non era Berlino, non era Milano, non era Bologna ma noi, gli adolescenti degli anni ’80, siamo stati l’ultima generazione libera, e probabilmente anche l’ultima ad avere, nel bene o nel male, davvero vissuto.
Progetti futuri?
Sto pensando ad un nuovo romanzo, ma è un progetto ancora in fase di elaborazione. Ci vogliono tempo ed ispirazione per raccontare una bella storia, una storia che meriti di essere amata e che entri nel cuore dei lettori.
Il libro merita 5 stelle su 5.