L’approssimarsi di un temporale estivo e la tempesta furiosa degli eventi bellici nazisti: è stato questo scenario che ha suscitato in noi la necessità di leggere, tutto d’un fiato, il nuovo romanzo autobiografico – anche se è per me riduttivo identificarlo esclusivamente come tale – di Vittorio Pavoncello, intitolato: ‘Profumo di fascismo e sali del Mar Morto’, della All Around Ediction, pubblicato nella collana Flipper.
L’autore, regista, drammaturgo e artista delle arti visive, è di Roma. Fondatore del teatro ebraico ‘Kavvana’ e dell’ArteEcò, arte ed ecologia, Vittorio Pavoncello è dunque autore, attore e poeta: un uomo di cultura a ‘tutto tondo’.
Vittorio Pavoncello
Sue opere sono esposte nei maggiori musei del mondo. E fra le sue realizzazioni si ricordano: ‘La lampada della Pace’, scultura per il Santuario francescano di Greccio (Rieti) per l’Appello di Pace al mondo Unicef e ‘Le città invisibili’, in omaggio a Italo Calvino. Egli ha fatto illuminare il Colosseo in un progetto dell’ONU, a difesa dei diritti dell’uomo, per un suo spettacolo contro la pena di morte, mentre l’ideatore dell’illuminazione dell’Anfiteatro Flavio, il Colosseo, è Staffan de Mistura, diplomatico e ufficiale delle Nazioni Unite italiano.
Staffan De Mistura
De Mistura è stato rappresentante speciale delle Nazioni Unite per l’Iraq e rappresentante speciale per l’Afghanistan nel 2010 e inviato speciale per la Siria dal 2014 al 2018.
Vittorio Pavoncello nel 2015 ha presentato, presso il Senato della Repubblica, ‘La mia storia ti appartiene, persone con disabilità si raccontano’ (Progetto Cultura, 2014), poiché certe identità nascoste custodiscono biografie significative, il cui valore può essere pienamente compreso solo modificando lo sguardo sulla condizione umana, riconoscendo la disabilità come un aspetto dell’esperienza umana che può, potenzialmente, riguardare ogni essere vivente.
Silvia Cutrera per Progetto Cultura
Sue mostre personali sono state presentate presso il museo Ebraico, all’Istituto Pitigliani ed in altre prestigiose ‘location’. Fondatore del gruppo della SpamArt e dell’Arte Hypotetica, ovvero della scienza unita all’arte, l’attività di Pavoncello spazia insieme ai temi che lo appassionano.
Da sempre attento agli sviluppi dell’arte e della scienza, ha realizzato sia spettacoli teatrali, sia mostre e qualche cortometraggio. Fra le altre opere, ricordiamo: ‘La scelta di Turing’ (Progetto Cultura, 2018), dedicata al grande matematico inglese, ma ambientata in un futuro computerizzato, dove la clonazione umana è prassi; ‘Il clima cambia la musica no’ (Progetto Cultura 2021), dove un gruppo di poeti-migranti si trova inserito in un programma ecologico dell’Onu. Seguono, ‘Eutanasia di un ricordo’, spettacolo premiato con medaglia d’argento dalla presidenza della Repubblica, sul tema della Shoah e della memoria; e ancora lo spettacolo ‘Il nuovo pianeta’, rappresentato all’Anfiteatro Flavio Colosseo. Grande successo di critica e pubblico lo ottiene con ‘L’incoronamento della novella sposa’ da un dipinto di Max Ernst.
Vittorio Pavoncello
Attualmente, è direttore artistico della Associazione Ecad e ideatore del fermento artistico SpamArt, che si occupa dei fenomeni di esclusione sociale. Questo suo ultimo lavoro, ‘Profumo di fascismo e sali del Mar Morto’, è un romanzo autobiografico in cui, insieme ai ricordi dell’autore, appaiono le persone e i personaggi che, in qualche modo, ne hanno attraversato l’identità. L’autore al centro di quella che dovrebbe essere una tranquilla giornata estiva sulla sua terrazza si trova, invece, immerso in un repentino, quanto drammatico, cambiamento climatico. Con l’appressarsi di un misterioso e minaccioso temporale viene rievocata la Shoah, immersa nei contesti attuali di negazionismi sia nei confronti del clima, sia della Storia. Un romanzo per alcuni tratti sperimentale nella scrittura, come rivela lo stesso autore nell’incipit di uno scritto che è “costretto a farsi romanzo per poter esistere”.
Una scrittura mossa, lirica, tempestosa come sono i nostri tempi, avvolti e sconvolti da cambiamenti di ogni genere, dove pur di esistere il cambiamento è disposto a distruggere e a dimenticare la Shoah, la stessa memoria.
La prefazione del saggio sulla memoria è a cura di Enrico Terrinoni, docente di Letteratura inglese all’Università di Perugia, traduttore e critico. Si parla di ricordi e di fugaci apparizioni oniriche ed è scontato il riferimento alla genialità scrittoria di Henry James. L’incipit del saggio familiare, poiché le rievocazioni e la ricerca nella memoria partono dai racconti materni dell’autore e dal trisavolo, già di per sé aggancia il lettore: “Una nuvola cominciò a coprire il sole, lenta, completamente grigia. Lontana…”
Parole scelte da Vittorio Pavoncello tratte dall’Ulisse di James Joyce. L’autore, attraverso i sogni, belli o brutti che siano, dà forma al suo romanzo e, lentamente, dispiega le ali del ricordo partendo dal sogno di freudiana memoria: “Tutto mi riporta al passato, anche il presente. E oscuramente inizia a svolgersi il passato. Anche il racconto”. Frasi che fanno riflettere, mentre l’autore inizia a concretizzare la presenza del nonno, omonimo dell’autore.
nonno Vittorio
E poi, i negazionisti di tutto: della Shoah, dei cambiamenti climatici, della pandemia micidiale che ci attanaglia. ‘E il vento mi chiese‘ e ‘Sussurrerò la mia infanzia al vento‘ sono gli altri capitoli del saggio, perché di saggio si tratta più che di un romanzo. Interessanti disquisizioni sulle religioni monoteistiche ci portano nella mitologia fondativa, dove il primo Adamo non era né ebreo, né cristiano, né islamico, ma lo diviene nel tempo e con la Storia degli uomini: “Alzati e percorri la via della memoria e i fatti che a loro ti legarono”. Seguono i nomi che hanno formato la valenza artistica e umana dell’autore di ‘Profumo di fascismo e sali del Mar Morto’: Aldo Trionfo; Angelo Sacerdoti; Bice Migliau; il maestro Gattegna; Michele Manetti; Diamantina la tripolina; Giacometta Limentani; Emanuele Pacifici; Ester Di Segni; Frida Klapholtz; Jean-Louis Levy; Luca Zingaretti; Tachè Gaj Stefano; Elio Toaff; Silvye Rossi; Arnold Wesker; Shalom Ansky; Simona Nirenstein; Paolino Mancini; Natan e Renata Orvieto; Eva Kiwinary e tantissimi altri punti di riferimento.
E per ciascuno di loro, particolari ricordi di vita vissuta. Seguono altri capitoli e il penultimo riporta il titolo del ‘saggio biografico’ o “romanzo”, come preferisce l’autore, dove la realtà dei fatti, quelli avvenuti e quelli ‘in progress’, annullano il sogno e ci introducono nella tragedia attuale dell’esistenza negata dalla pandemia.
(Articolo in prima pubblicazione su Periodico Italiano Magazine.it)
Giuseppe Lorin