Una antica leggenda olandese racconta la storia del piccolo Hendrick, un bambino che – pur rischiando di morire per assideramento – salvò il suo paese dall’inondazione tenendo tappato, per una notte intera, con il suo dito il buco apertosi in una diga.
La storia ha un lieto fine: qualcuno accorse in suo aiuto e lo salvò.
Ma cosa accade nella vita di un bambino caregiver di un genitore con un disturbo mentale che non riceve cure adeguate o le interrompe ciclicamente?
Il rischio è che possa restare bloccato a vita nella stessa dolorosa posizione senza ricevere alcun aiuto, nel vortice di responsabilità che assume su di sé; a quel bambino potrebbe essere rimasto davvero poco tempo per essere semplicemente un bambino.
Questo perché di malattia mentale genitoriale si parla ancora troppo poco e a farne le spese sono proprio loro: i figli, lasciati soli, senza supporto delle istituzioni e senza una rete che li colleghi tra di loro favorendone il confronto e salvandoli dalla solitudine e dall’autoisolamento che spesso la malattia mentale reca con sé.
Quanti sono esattamente in Italia i minori che si occupano di curare e assistere i propri genitori? Purtroppo non esistono numeri ufficiali.
Secondo i dati ISTAT del 2011 i giovani caregiver tra i 15 e i 24 anni sono circa 170 mila, ma il fenomeno è sottostimato perché non include solo genitori affetti da malattia mentale ma anche quelli con patologie fisiche e dipendenze da alcol o sostanze e i figli di coloro che non sono stati diagnosticati.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità riporta dei dati piuttosto significativi: nel mondo circa 400 milioni di persone soffrono di depressione, 60 milioni di disturbo bipolare e 21 milioni di schizofrenia, di queste circa un quarto sono genitori.
Non è difficile immaginare che anche in Italia il numero dei figli di persone affette da disagio psichico superi ampiamente il milione, eppure tutti questi ragazzi restano invisibili come ci dice Stefania Buoni, Presidente e fondatrice dell’associazione COMIP, Children of Mentally Ill Parents e autrice di “Quando Mamma o papà hanno qualcosa che non va. Miniguida alla sopravvivenza per i figli di genitori con un disturbo mentale”.
Questo libro, racconta l’autrice, “vuole essere un primo passo nella direzione di rendere questa tematica sempre meno tabù e favorire un dialogo sereno e aperto volto non alla colpevolizzazione del genitore che vive una condizione di sofferenza mentale, più o meno grave, diagnosticata o non, di cui sia consapevole o meno, ma a comprendere come attrezzarsi per farvi fronte, specie quando le conseguenze ricadano sui più piccoli. Poiché il silenzio porta all’incomprensione, e l’incomprensione porta spesso all’isolamento. L’isolamento è sinonimo di solitudine e, in assenza di reti di supporto, alla lunga, si moltiplicano i fattori di rischio che possono contribuire alla trasmissione intergenerazionale del disagio”.
Studi internazionali hanno dimostrato, infatti, che non è tanto la genetica a determinare l’insorgenza di un disturbo psichico quanto il particolare mix di fattori di rischio con i fattori ambientali, sociali e familiari.
Ecco allora l’idea di una miniguida, semplice e immediata, per poter orientare chi ha bisogno di aiuto, non solo figli quindi, ma anche insegnanti, operatori e figure professionali a contatto con i minori.
In questo libro si passa infatti da indicazioni di ordine psicologico a quelle di tipo pratico, relative ad esempio ai servizi d’emergenza attivi in Italia, dal 112 al Telefono Azzurro, al numero 114 d’Emergenza Infanzia creato dal Dipartimento delle Pari Opportunità, ai servizi sociosanitari sul territorio che vanno dal pediatra al neuropsichiatra infantile fino ai consultori e al DSM dipartimento di salute mentale.
Quando non ci sono strutture istituzionali vicine a cui chiedere aiuto è possibile rivolgersi anche alle associazioni nazionali, regionali o locali che offrono supporto prima fra tutte la COMIP che dal 2017 promuove la nascita di reti di supporto territoriali, gestisce un gruppo di aiuto on line riservato ai figli, svolge attività di formazione e sensibilizzazione.https://www.comip-italia.org/
Qualche giorno fa, Stefania Buoni ha portato la sua esperienza di giovane caregiver di genitori con disturbo mentale anche alla III Conferenza Internazionale dei Giovani Caregiver organizzata da Eurocarers con cui COMIP collabora in attività di advocacy presso il Parlamento Europeo.
La sua storia insegna che il cammino verso l’accettazione di quanto accade o è accaduto non è semplice e potrebbe richiedere molto tempo, ma “è un tempo prezioso, in cui puoi costruire un nuovo significato per la tua vita e per qualcosa che non ti è possibile cambiare”.
Per sostenere l’associazione e acquistare il libro
https://buonacausa.org/cause/libro-quando-mamma-o-papa-hanno-qualcosa-che-non-va