A tu per tu con Massimiliano Soldani autore della prefazione
Perchè quel titolo?
Il titolo del libro è il titolo originale dell’opera pubblicata nel 1937.
In realtà il libro parla poco di avventure politiche, coloniali, corsare o ideologiche, ma illustra invece la quotidianità d’allora, dal punto di vista di un uomo che vive nel tempo definito ”del consenso”, ovvero del consenso più ampio avuto da Mussolini.
Sotto certi aspetti questo libro è il primo esempio di neorealismo letterario.
Nato molti anni prima di quello più famoso nato nel dopoguerra.
Di cosa parla l’autore?
L’autore, Romano, nato nell’Urbe nel 1902, nel suo racconto, popolato da altri racconti, scrive mettendo in evidenza le zone d’ombra, della lacune che non vanno nella sua Rivoluzione, indicando le storture e le soluzioni che vorrebbe applicate, anzi, -per lui-, che saranno risolte dalla nuova Italia in marcia dal 1922.
‘’Borghesia, ….il capitale finanziario, le rendite parassitarie, i piccoli proprietari avari’‘ Vedi il racconto Diario di Milano, p.173.
Non proprio.
Il libro non ha cesure di fascisti di destra o di sinistra.
Ma parla del fascismo d’allora che appartiene alle avanguardie cresciute nel mito della rivoluzione, del capo rivoluzionario e della nuova Italia popolare in marcia.
In questo il testo è molto attuale, primo perché indica le mete a cui questo nuovo mondo giovane aspira, in secondo perché ha finalmente gli strumenti per dire cosa vuole e come ottenerlo.
Sembra quasi che il capo, marci assieme a loro per fondare un’altra Italia, una nuova Patria Rivoluzionaria.
Un’Italia diversa da quella che comunemente viene descritta.
Quindi, da come ci scrive, sembrerebbe che il sentimento di Gallian sia molto diffuso nel periodo.
Oppure è soltanto una scintilla isolata?
No, mi creda.
Gallian non è solo.
Tutto il mondo della cultura giovanile in camicia nera è allineato su posizioni avanguardiste.
E’ un vasto mondo, articolato, rappresentato da tutta la nuova generazione di intellettuali che si è formata nei Littoriali della cultura.
Sostenuti in maniera sempre meno occulta da personaggi di primo piano del Regime.
Come il futuro Ministro , Alessandro Pavolini, che è della solita generazione di Gallian, e che a Firenze, sperimenta: teatri popolari, tazebao, spettacoli neorealisti, dove sono gli uomini e le donne della federazione a mettere in scena i miti della rivoluzione.
Una forma di autentificazione con la realtà, la base del neorealismo.
Ma tutto si sviluppa nella Firenze dei primi anni del 1930 e che non a caso prende spunto proprio da Alessandro Pavolini, giovane direttore del giornale della federazione Fiorentina e sopratutto federale del capoluogo toscano.
Perché come scrive proprio Marcello Gallian in questo suo testo:
I racconti sono, infatti, ‘’rivoluzionari’’, lo si capisce dopo una semplice lettura, e senza timore di smentite, anzi, -continua-, sono diretti contro coloro che vorrebbero qualcosa a metà di una rivoluzione , che invece per Gallian, deve chiedere e chiudere i conti con tutto quel mondo che vuol frenare la rivoluzione d’ottobre calata su Roma proprio 100 anni fa. ….’’Le armi non cedevano mai…, nostra era Roma….archeologi, studiosi, storici, bibliotecari, possessori di musei, alchimisti, contemplatori di mummie, agguerriti professori di scavi, tremavano in quel momento, ma più tremavano i banchieri, gli speculatori, gli arrabbiati borsisti, i coniatori di monete false.’’
Perché leggerlo quindi?
Perché è lo strumento ideale per capire gli uomini ed il periodo, uomini che non sono famosi come i protagonisti che tutti conosciamo.
Ma soprattutto è utile per capire cosa si voleva ottenere, descrivendo cosa non funzionava e cosa occorreva per cominciare una nuova era.
Ben diverso da ciò che viene scritto, o dai clichè moderni, che si fermano solo sulle miserie e non sulla carica ideale di un movimento che era impregnato di storia sociale e nazionale sviluppatosi per tutto l’ottocento e per l’inizio del secolo nuovo.
In fondo questa Storia è figlia del nostro novecento e di ciò che siamo oggi..
Un novecento che è stato il secolo indiscusso della ‘’Rivoluzione italiana”.
E dei sogni di uomini come Marcello Gallian
Buona lettura.