L’Italia dei giganti è il nuovo libro di Georgios Labrinopoulos, giornalista greco naturalizzato italiano, nel quale viene raccontata l’Italia degli anni ’80 e ’90, attraverso le interviste a cinque grandi personaggi della politica italiana: Francesco Cossiga, Giulio Andreotti, Sandro Pertini, Bettino Craxi e Papa Giovanni Paolo II, che lo stesso autore ha raccolto negli anni. Il libro è curato da Francesco De Palo, con prefazione della Senatrice Stefania Craxi ed è edito da Pegasus Edizioni.
Pagine ricche di contenuti storici di un tempo che sembra alquanto lontano, vissuti con politici che sapevano di politica, che possano essere stati apprezzati o no, ma che comunque avevano dalla loro una competenza che oggi tende a sfumare. Questo libro vuole essere una semplice ricostruzione storica per non dimenticare, un’Italia diversa da oggi, un’Italia che non esiste più. Lasciamo la parola all’autore che ci racconta di questi “giganti“.
Cosa l’ha spinto a scrivere questo libro? Sono Giornalista da quarantatré anni e lavoro alla stampa estera di Roma. Questo volume è stato un omaggio sia alla mia appartenenza all’ASEI, che un dono dedicato ai miei figli. Volevo lasciare una testimonianza, del mio lavoro nel periodo che erano piccoli, o non erano nati. Ho scelto cinque personaggi che all’epoca negli anni ’80 e ‘90 rappresentavano l’Italia nel Mondo, perché erano rispettati come politici, dall’Onu, dalla Nato, dagli Usa, ma anche dagli avversari. Guidavano la politica internazionale e nazionale, ed erano molto preparati in materia politica e geopolitica, oltre che con loro l’Italia era la quarta potenza Mondiale. Il mio pensiero quando ho scritto questo libro, oltre alle motivazioni che ho detto, era anche far vedere ai quarantenni di oggi, senza creare un libro nostalgico, che cosa era l’Italia di qualche anno fa.
Questi “Giganti d’Italia” cosa avevano capito in merito alle strategie politiche, che li hanno portati ad essere gli statisti che sono stati? I politici del passato provenivano da scuole politiche, non erano improvvisati, come qualcuno di oggi, che aspetta i like su Facebook, provenivano dalle scuole di politica democristiana, socialista e comunista, erano uomini preparati e avevano nel cuore l’Italia, in senso che nonostante fossero uomini politici che tenevano l’Italia nell’occidente, lavoravano anche, per il benessere del Paese e degli Italiani.
Rispetto alla politica della Prima Repubblica, come siamo giunti a come siamo ora? Secondo me tutto parte dal 1992, dopo la caduta dell’Unione Sovietica e il ritiro degli Americani dall’Europa lasciando, tutto a guida tedesca, l’Europa di allora e di oggi era ed è di due velocità economiche. In Italia ci sono state tantissime privatizzazioni perché lo chiedeva l’Europa, privatizzazioni, su tutto quello che funzionava, e a mio avviso è arrivata anche una classe politica che non era del calibro di chi aveva guidato fino al ‘92 il Paese… Oggi siamo con politici che pensano più all’Europa e meno all’Italia e in questo preciso momento serve gente che ama profondamente questo Paese. Mi auguro che dalle urne del 25 settembre escano politici che amino di più questo paese e meno i diktat europei, anche se penso che siamo in un periodo di cambiamenti anche in ambito europeo.
Dalle loro battaglie e dai loro insegnamenti, la politica odierna non ha proprio imparato nulla? Non sono in grado di dire se hanno imparato qualcosa o no, però se al Parlamento esiste il pensiero di uno vale l’altro, penso di no, i politici di oggi sono diversi, sono cadute le ideologie e funzionano più per l’Europa, seguendo la politica Europea tante volte in contrasto con quella nazionale. A mio avviso serve una politica che aiuti di più la realtà Italiana.
Quanto manca una scuola politica in Italia? Dopo la caduta della prima Repubblica mancano dal Paese, perché tra l’altro sono finite le ideologie, ci sono partiti che sono denominati di destra che fanno politica sociale di sinistra, mentre partiti che son di sinistra e seguono il liberismo Americano, il paradosso di oggi per me è vedere il partito comunista che dice le stesse cose di un partito di destra.
L’Europa in questo momento storico, dove sta andando? L’Europa purtroppo sta fuori dalla idea di De Gasperi. A mio avviso non si e mai unita, abbiamo per esempio l’euro, una moneta senza stato, non siamo riusciti a creare una politica estera economica e militare comune ad ogni Stato, ognuno va per la sua strada. Il nord più ricco attacca prestando soldi al sud povero, che le ritorna a caro prezzo su riforme e altre varie questioni. Vorrei vedere se uno Stato Americano avesse problemi economici, se gli Americani si comporterebbero come gli Europei fecero con la Grecia che l’hanno strozzata nel 2015. Con questo vorrei dire che se non si unisce seriamente fallirà, anzi vorrei vedere come esce dopo a guerra in Ucraina.
Si sente sempre più dire, dalla nuova politica dobbiamo fare questo, perché ce lo chiede l’Europa”, sembra come se non si vogliono prendere la responsabilità delle decisioni, cosa ne pensa? Se si continua con questa logica “lo chiede l’Europa” arriveremo un giorno ad aver sacrificato tutto quello creato negli ultimi anni. Io sono uno che ama l’idea europea, ma non quella di oggi, ma un’Europa funzionante come uno Stato reale, con una vera politica comune, una politica di tasse e decisioni da parte del Parlamento Europeo.
Eleonora Francescucci