Il mito dell’eterna giovinezza e la volontà di non crescere, del rimanere per sempre bambini, tutti siamo un po’ Peter Pan e da questo spunto nasce il nuovo libro di Lisa Bernardini “Tu ce l’hai Peter Pan? Appunti di viaggio in un tempo difficile” una raccolta di diciassette interviste a diciassette personaggi differenti che si raccontano in modo leggero, ma allo stesso tempo impegnandosi ad esplorare il Peter Pan che è dentro.
Ma chi è Lisa Bernardini, autrice di questo libro? Professionista di alto livello nel mondo giornalistico e della comunicazione, conosciuta come giornalista della Stampa Estera, corrispondente, a Roma, de La Voce, la rivista degli italiani in Francia, ed è anche tra le firme della testata americana La Voce di New York. Segue come ufficio stampa alcuni personaggi legati alla cultura, al cinema e alla musica. È Presidente dell’Associazione Culturale Occhio dell’arte. Lisa Bernardini è anche fotografa con un inizio in bianco e nero, ha poi scoperto il colore grazie al suo maestro Franco Fontana, noto fotografo, fotoreporter e scrittore italiano. Nella veste di fotografa, Lisa, ha vinto numerosi premi.
A marzo 2022 è uscito il suo libro di interviste “Tu ce l’hai Peter Pan? – Appunti di viaggio in un tempo difficile” edito dalla Pegasus Edition, dove Lisa, in modo magistrale coinvolge empaticamente molti personaggi per farli parlare di sé. Chiediamo alla stessa autrice di raccontarci di questa sua opera.
Lisa Bernardini, da cosa nasce l’idea di un libro intervista? L’idea mi è venuta nel periodo difficile che abbiamo vissuto tutti. Durante il lockdown ho cercato qualcosa che mi desse una spinta vitale e ho capito che io come giornalista faccio domande e scrivo e pertanto la risposta era fare quello che faccio. Queste interviste mi hanno regalato tanto, mi ha fatto vedere la pandemia sotto un altro punto di vista, non solo come la tragedia che è stata, ma come un ostacolo molto grande che però mi ha permesso di tirar fuori il meglio, lasciando per certi versi un insegnamento positivo. Da settembre 2020 a dicembre 2021 ho fatto una serie di incontri che ho fortemente e disperatamente voluto e alla fine ho selezionato quelli che mi sembravano più confacenti a quello che volevo scrivere e ne sono usciti diciassette. Con queste persone ho fatto delle chiacchierate molto sui generis e loro stessi mi hanno assecondato raccontandomi parte del loro vissuto entrando nel loro Peter Pan interiore. Filippo La Porta, che ha scritto la prefazione del mio libro, ha definito queste interviste “colloqui empatici” in quanto mi hanno risposto a domande assolutamente bizzarre in modo molto leggero in un tempo complicato.
Perché proprio diciassette interviste? Il diciassette è il giorno in cui è nato mio figlio ed è il mio numero preferito, ovviamente tramite gli incontri telefonici o nei rari periodi in cui si è potuti uscire ho intervistato veramente tantissime persone ed ho raccolto le interviste che più si confacevano con il contesto che volevo dare e alla fine il diciassette ha dominato.
Chi sono i personaggi con cui ti sei confrontata in questo libro? Alcuni personaggi sono Franco Fontana, Sergio Cammariere, Luca Verdone, Orso Maria Guerrini, Marco Tullio Barboni, Dario Ballantini, Claudio Simonetti, non vorrei svelarli tutti, però posso dire che sono figure culturali, che provengono da ambiti artistici diversi, come la musica, l’arte, la scienza, la letteratura e il cinema. Credo di aver scelto personaggi vari che hanno come punto in comune la voglia di riscoprire il lato vitale che c’è in noi. In fondo Peter Pan è un personaggio che nonostante possa portare con sé un lato negativo come la voglia di non crescere, ha invece un lato molto positivo in cui la voglia di stupirsi, di conoscere e di continuare a ringraziare il lato bello e candido della vita, prende comunque il sopravvento. Mi auguro che questo lato gioioso arrivi al lettore.
Concludendo cosa vuoi trasmettere a tutti coloro che leggeranno questo tuo libro? Spero che al lettore arrivi che non c’è un filo costruito, se non il ricercare l’essenza nascosta che, come giornalista, volevo far affiorare dagli incontri. In queste interviste c’è molta spontaneità, in alcune domande posso dire anche un po’ di sfrontatezza perché mi sono lanciata per cercare di entrare in empatia con l’intervistato. Ho notato che poi tutti si sono aperti e mi hanno regalato liberalmente delle confidenze e dei ricordi che non mi aspettavo. Verso la fine del libro, oltre agli opportuni ringraziamenti ai miei diciassette interlocutori ho voluto inserire una frase in particolare che dice «il senso del viaggio è fermarsi ad ascoltare chiunque abbia una storia da raccontare» questo è quello che ho provato a fare e spero di esserci riuscita.
Eleonora Francescucci