“Mi chiamo Prudence e di mio ho soltanto il nome. Ho avuto anche un cognome, l’ho dimenticato. Ne serviva un altro, uno qualsiasi. Hanno deciso che Abani andava bene. Hanno scelto quello di un poeta nigeriano che infila musica nelle parole, dicono. Non saprei, non le ho mai lette.” Questa è Prudence la ragazza trovata uccisa nel quartiere Garbatella a Roma. Una ragazza che nei suoi soli ventun anni ha vissuto una vita difficile, una vita dove non era nessuno nemmeno per la famiglia. Come è stata uccisa, perché e soprattutto chi ha voluto la sua morte? Sono queste le domande che si pone l’ispettore Proietti e alle quali deve trovare necessariamente una risposta.
“Omicidio alla Garbatella” edito da Fratelli Frilli Editori con la prefazione di Andrea Cotti, è un titolo semplice, ma che racchiude in sé un romanzo multiforme, un giallo dove c’è un omicidio, un’indagine e la scoperta di quel colpevole che nessuno si aspetterebbe mai. Lo stesso Andrea Cotti nella prefazione del libro, scrive “La qualità di Luana Troncanetti nel raccontare un mondo e i suoi personaggi si compie completamente nel riportarne la contraddittorietà, le mille sfumature, il confine davvero sottile tra il bene e il male. Questo mondo, Roma, non è buono o cattivo, è buono e cattivo. Roma, questa Roma così straordinariamente vera, è sublime e infima, magnifica e rivoltante, generosa e indifferente. E questi personaggi, Proietti, Ernesto, Prudence e tutti gli altri che incontrerete, che amerete, odierete, che riconoscerete come vostri simili, ugualmente non sono buoni o cattivi. Sono semplicemente vivi.”
Luana Troncanetti, scrittrice romana, che racconta la sua Roma nel modo più vero si possa raccontare, con i suoi pro, ma anche con i suoi contro, svelandone i retroscena che nemmeno tanti romani conoscono. I suoi personaggi inseriti nel contesto romano prendono forma valutandoli sotto tanti aspetti soprattutto emotivo, sociale e umano.
Luana, attraverso la sua scrittura chiara e coinvolgente è riuscita a far vivere Prudence per tutto il romanzo, fino alla naturale conclusione. È riuscita a far percepire il dolore della ragazza, quel male latente di chi nasce dalla parte sbagliata del pianeta. Amata dai lettori e dalla critica, riportiamo quanto espresso da Ciro Sabatino di Gialli.it «Scrive che sembra Jean Claude Izzo, trasforma la Capitale in una Marsiglia noir degli anni ’70 e cerca verità impossibili guardando la città di notte, da un taxi. Omicidio alla Garbatella è un poliziesco sorprendente, serrato. Lei una scrittrice che va seguita».
Per approfondire il mondo di Prudence e dell’ispettore Proietti, lasciamo la parola all’autrice.
Chi è Prudence, la protagonista del tuo romanzo? La voce del coraggio, questa è la mia Pru. Una ventunenne ex schiava sessuale, spedisce in carcere i suoi aguzzini e si riabilita in un centro sociale. Ha un regolare contratto di lavoro, un passaporto in cui c’è scritto che adesso lei è una persona. Ispirata alla figura di Isoke Aikpitanyi, nigeriana nata nel 1979 e arrivata in Italia nel 2000. Autrice, fra altri scritti, del libro “Le ragazze di Benin City”, in cui racconta la sua odissea e quella di tante altre sue connazionali. Fondatrice “dell’Associazione Vittime di Tratta”, una rete che abbraccia tutta l’Italia, Isoke ha “ascoltato il tam tam sbagliato”. Proprio come Prudence, è riuscita a ribellarsi ai suoi sfruttatori che l’hanno pestata fino a mandarla in coma. Isoke ha quindi rialzato la testa, continua a lottare, è viva. Al mio personaggio non ho concesso lo stesso “privilegio”, eppure riesce a denunciare (di nuovo) tutti i colpevoli della sua morte.
Hai scelto Garbatella uno dei tanti quartieri di Roma. Perché hai deciso che questo delitto avvenisse proprio in questa zona piuttosto che in un’altra? Oltre al piacere di raccontare una zona unica di Roma, ambientare l’omicidio proprio lì è stato funzionale ad accrescere il mistero sull’identità della vittima: perché nei vecchi lotti, dove si vive gomito a gomito, dove in linea di massima ci si conosce e aiuta un po’ tutti, nessuno sembra sapere chi sia la ragazza riversa sul marciapiede? Inoltre la Garbatella, così squillante, umana e lucente di vita, regala un bel contrasto al nero che amo raccontare. Ho scoperto la particolarità di un luogo oggi fra i più ambiti e vivibili della Capitale soltanto nel 2020 e me ne sono innamorata. Ha mantenuto la sua matrice popolare e mostra ancora le cicatrici della dominazione nazifascista, è un luogo di una bellezza straniante a partire dall’architettura. Il popolo dei Garbati, poi, custodisce la genuinità più pura della città eterna che è tanto distante dalle macchiette di romanità che ci propinano nei film di cassetta, in pochi sanno riconoscerla. Allora io, più pratica di certe sfumature, provo a raccontarle a chiunque abbia di Roma un’idea stereotipata.
L’ispettore Paolo Proietti, torna ancora in scena dopo il precedente romanzo “I silenzi di Roma”, che ruolo ha in questa nuova indagine, nonostante tutte le problematiche che porta dentro di sé? Lo investo di un ruolo complicato: non farsi coinvolgere troppo da un caso, è un errore che gli è già costato troppo in precedenza.
Com’è nata l’idea di questo libro, ma anche del precedente, Prudence e l’ispettore Proietti, esistono davvero? Per risponderti, utilizzo la chiusa dei ringraziamenti in calce al romanzo: “Ringrazio per ultimo il mio papà. Ha gestito per tanti anni un bar in Via Andrea Doria, sapeva preparare un gelato spettacolare e regalarmi attimi di divertimento assoluto misti ad affetto materno. Coccolone esattamente come me, ucciderei per avere ancora un suo abbraccio o mezzo raggio del suo splendido sorriso. Nella seconda metà della sua vita ha deciso di scorrazzare gente per Roma proprio come Ernesto. Ha venduto il bar, ha fatto il tassista fino all’età della pensione. Sono certa che sia stato lui, poco dopo la sua morte nel 2013, a farmi volgere lo sguardo su un taxi affiancato alla mia macchina. Pioveva. Mi trovavo intrappolata nel traffico del quartiere Trionfale, esattamente all’altezza del nostro vecchio bar. Devo scrivere un romanzo, mi sono detta. Qualcosa che abbia a che fare con i tassinari, è un mondo che conosco bene. E nato così I silenzi di Roma, e poi sono andata avanti. Proietti è frutto della mia fantasia, mentre di ragazze come Prudence ne esistono fin troppe e spesso senza voce, per questo ho voluto regalargliene una. La più potente, dignitosa e forte possibile.
Nei tuoi romanzi noir, trovi ispirazione con fatti realmente accaduti oppure è frutto solo della fantasia? Un misto delle due faccende: sono frutto della mia fantasia ma poi, trovata un’idea di base, inizio a documentarmi in modo meticoloso. Soltanto così posso raccontare i fatti in modo realistico.
Con questo libro hai vinto il “Premio Internazionale Letterario Città di Cattolica – Premio Profumo d’autrice” e altri due riconoscimenti, potresti parlarcene? Omicidio alla Garbatella rappresenta un mio piccolo record personale, non mi era mai capitato di ottenere tre riconoscimenti consecutivi per lo stesso scritto e nell’arco di pochi mesi. A febbraio scorso è rientrato fra i finalisti nella sezione Giallo/Thriller del Premio Residenze Gregoriane, quindi a fine marzo ha vinto il Città di Cattolica (cerimonia splendida, una delle migliori alle quali abbia mai partecipato) e i primi di aprile il Premio Giallo Grottammare. Lì è stato magnifico: ho ricevuto i complimenti del Presidente di Giuria Massimo Lugli, esiste un video di circa 8 minuti di quel momento e fatico a non commuovermi quando riascolto le parole che ha speso per me sul palco.
Stai già lavorando ad una nuova indagine dell’ispettore Proietti? Scrivo molto altro contestualmente alla serie di Proietti, mi piace spaziare. Una mia passione viscerale sono i racconti brevi e amo concepire romanzi senza genere specifico. Dedicando tempo anche ad altre sfumature della mia penna, risulto meno prolifica di altri scrittori. Diciamo pure che la carenza quasi cronica di tranquillità e tempo per dedicarmi alla terza indagine ci mette del suo, purtroppo. Un’idea in testa ce l’ho, spero di offrirla ai lettori entro la fine del 2023. Calendario editoriale della Frilli permettendo, naturalmente.
Concludendo cosa ti lascia questo libro e cosa vorresti trasmettere al lettore attraverso la lettura dello stesso? Mi lascia la sensazione, più che in altri frangenti, di aver affidato al lettore un personaggio che avrei voluto salvare con tutte le mie forze e ciò mi accomuna a Proietti, mi fa sentire colpevole. Mi lascia anche un nuovo coinvolgimento con lui, per svariate ragioni siamo diventati amici tardi rispetto agli altri attori delle mie storie. In qualche maniera ho compreso meglio la pena di non essere “Er Padreterno”. Così lo appella Gabriella, la clochard che nel romanzo gli fa un po’ da mentore. Capisco di più il suo dolore ma ho anche la consapevolezza che stia guarendo dall’assurda fissazione che chiunque sia perdonabile, tranne se stesso. Il lettore sceglie sempre in autonomia chiavi diverse di interpretazione, spesso a me del tutto sconosciute, e l’attimo in cui me le racconta rappresenta il bello e il sorprendente del mestiere di scrivere.
Eleonora Francescucci