Andrea Lorenzo Ingarao Zapata di Las Plassas, un nome che evoca la Spagna di Franco, la guerra civile, e per il Messico, Emiliano Zapata con la sua frase storica: “Popolo del Sud, è meglio morire in piedi, che vivere in ginocchio”. Questo alone del sangre caliente si sposa bene con il giornalista di punta del canale all-news italiano RaiNews24: Lorenzo di Las Plassas.
Il suo volto televisivo, nel risveglio mattutino rassicurante, evidenzia la plomb che lo contraddistingue.
Andiamo a conoscerlo meglio.
D: Lorenzo di Las Plassas, quali origini ha il tuo cognome?
R: Per brevità uso solo la parte finale del mio cognome che per intero è Ingarao Zapata di Las Plassas. Las Plassas, che è il predicato di Zapata, era, anticamente, il feudo sul quale si estendeva il titolo baronale assegnato da Carlo V nel 16esimo secolo e che, secondo le disposizioni transitorie della Costituzione italiana è diventato parte integrante del cognome. Las Plassas, già feudo, è oggi un paese in provincia di Cagliari, cresciuto attorno al castello, ridotto purtroppo in ruderi, che segnava il confine tra il Giudicato di Arborea, governato da autoctoni e quello di Kalaris, dominato dagli invasori aragonesi.
D: Cosa significa essere giornalisti oggi nell’era digitale?
R: Non c’è un solo modo di esercitare la professione. Cambia molto a seconda del mezzo che viene usato. Il giornalismo televisivo è diverso da quello radiofonico e da quello tradizionale, della carta stampata o da quello online e anche dal cosiddetto giornalismo partecipativo. Tutti però viviamo nell’era digitale. Tutti usiamo gli smartphone dove possiamo cercare le notizie dalle agenzie, dai social e raccogliere le informazioni per documentare il pezzo o servizio che dobbiamo inviare. Possiamo girare video, scattare foto raccogliere audio a supporto del testo. Fare giornalismo nell’epoca digitale significa avere l’opportunità di ampliare e potenziare il modo di esercitare la professione.
D: Le parole “comunicazione” e “informazione” sono oggi sempre più in dissolvenza poiché con questi termini si intendono chiarimenti che danno forma ad eventi, a pensieri che prendono forma scritta, orale, visiva, a percezioni, a progetti in genere. Una tua riflessione sulla comunicazione di massa, una riflessione sui Media?
R: La comunicazione è il trasferimento di un’informazione da uno o più soggetti ad altrettanti. Nulla di più. Se il senso della domanda riguarda i social, per esempio il caso dei tweet (come quelli famosi di Trump) che arrivano a tutti senza bisogno di un giornalista che li spieghi, allora rispondo che va bene così: un nuovo veloce strumento si è aggiunto, ormai da tempo, nel mondo dell’informazione. Se però la domanda riguarda anche l’utilità o inutilità del giornalista professionista nel mondo di oggi, ti rispondo che ci sarà sempre bisogno di un intermediario che selezioni le notizie, che sappia valutarne l’abilità della notizia, ma soprattutto che possieda il ‘senso della notizia’, nel mare magnum dell’informazione. È una professione di grande responsabilità. Il giornalista dovrebbe essere uno scienziato sociale, nonostante alcuni colleghi ne abbiano svilito e impoverito la credibilità.
D: Concordi che sia auspicabile la strada di una televisione che persegua l’audience?
R: La televisione deve fare attenzione all’audience. È scontato. Ma ci sono modi diversi di farlo. Ci sono modi per coniugare gli ascolti con la cultura (vedasi il successo di alcuni programmi su città e monumenti). Alti ascolti non significano necessariamente povertà di contenuti. Il servizio pubblico inoltre deve, per sua natura, seguire le istituzioni e portare in tv la composizione della società, nelle sue sfaccettature. La programmazione di RAI 3 mi sembra sia proprio in linea con questa esigenza.
D: La fermezza e la moderazione secondo te sono doti che in politica aiutano chi governa? E come vengono interpretate dai cittadini queste doti che caratterizzano il politico governante?
R: Una domanda del genere andrebbe posta a uno storico. Io sono un giornalista e posso solo fare riferimento alle società che ci circondano. Qui mi riferisco unicamente alle società democratiche. Se per fermezza di un governo si intende la sua decisa capacità di mettere a punto provvedimenti efficaci, specie in fase ci contrattazione con le controparti e discussione con l’opposizione, allora è certamente importante, sia nelle partite domestiche che in quelle internazionali. Sempre tenendo presente che qualunque ‘fermezza’ in democrazia impone comunque l’ascolto degli altri. In questo caso i cittadini la percepirebbero come naturale al processo governativo e legislativo. In caso contrario, se risultasse semplicemente un modus operandi perentorio, la percepirebbero come forma di sopraffazione. La ‘moderazione’ è sempre auspicabile ed apprezzata dai cittadini a patto che non si traduca nell’incapacità di prendere decisioni.
D: Un papa di nome Francesco, omonimo del poverello d’Assisi dove il suo messaggio è ancora attuale. Francesco, che recuperò il significato intrinseco della natura nelle parole del suo Cantico delle Creature, chiarì il rapporto esistente tra mezzi e fini, tra media e scopi. Francesco primo comunicatore del messaggio cristiano?
R: I primi comunicatori del messaggio cristiano furono gli apostoli. Ma oggi siamo consapevoli di quanto sia importante la narrazione di un messaggio, oltre al messaggio stesso. Per renderlo accettabile, credibile e amabile. Francesco fece una narrazione che ne ha accentuato l’amabilità. La fortuna di questa narrazione è arrivata ai nostri giorni e, con papa Francesco è tornata in primo piano.
Lorenzo Di Las Plassas, ha conseguito la maturità classica presso il liceo Marcantonio Colonna di Roma, per poi laurearsi in Economia e Commercio nel 1991 presso la Sapienza – Università di Roma.
Ha successivamente conseguito il master in “International Politics” ed “International Business” presso l’Università di New York nel 1992 e il master in giornalismo radiotelevisivo presso la Scuola di Giornalismo Radio Televisivo di Perugia, nel 1994.
Durante la permanenza a New York ha lavorato presso la RCS, Rizzoli Editore S.p.A., come assistente personale di Oriana Fallaci, nonché per il dipartimento ONG dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, occupandosi della selezione delle associazioni idonee all’ammissione al ruolo di consulenti dell’ONU.
Nel 1995 si è iscritto all’Ordine dei Giornalisti e nel biennio 1995-1996 ha lavorato per Euronews, il canale televisivo all news pan-europeo, per poi passare a Rai Internazionale, per la quale si è occupato di cinema.
Nel 1999 – sotto la guida di Roberto Morrione, primo direttore di quella testata – ha fatto parte del gruppo dei giornalisti fondatori del canale Rai News24.
Per la rete all news della Rai ha ideato e condotto le rubriche Shownet, dedicata a cinema e spettacolo, Orizzonti, informazione scientifica e Imago, arte contemporanea.
Con la qualifica di inviato speciale, ha seguito per Rai News24 i principali eventi italiani e internazionali di cinema e di arte. Come conduttore, conduce le edizioni del notiziario del mattino e la rassegna stampa. Gli ambiti di cui si occupa sono soprattutto politica internazionale, cinema e tematiche sociali.
LorenzoDi Las Plassas è nipote dell’ultima baronessa Zapata.
Insieme al padre, dopo aver ereditato dalla zia i beni provenienti dal marito di questa, il barone detto marchese, Lorenzo Zapata, ne ha aggiunto il cognome, completo del predicato nobiliare.
Il giornalista stesso ha vissuto nel palazzo Zapata di Cagliari e in quello omonimo di Barumini, che è stato poi trasformato in museo Casa Zapata. L’archivio storico della famiglia Zapata, dal 2014 custodisce più di 13 mila incartamenti tra documenti e pergamene ed è considerato tra gli archivi storici privati più importanti della Sardegna.