La memoria storica del romanzo “Ragazzi di Vita”, è a Monteverde in Via Federico Ozanam 134, qui a Roma, a pochi passi da via di Donna Olimpia; è nell’Atelier “Lo Scrittoio” di Silvio Parrello, detto “er Pecetto”.
Silvio Parrello nell’aula consiliare del XII Municipio Monteverde
Affermato artista sia come pittore che come poeta, Silvio Parrello conobbe personalmente Pasolini, che nel quartiere trovò le sue prime ispirazioni. Silvio, bambino di pochi anni, e Pier Paolo Pasolini che apprezzò il lavoro da calzolaio di Giuseppe, il papà di Silvio; la mamma di Silvio, Maria, era una insegnante e ricevette un sostegno non indifferente in quegli anni di dopoguerra.
Silvio Parrello davanti il suo atelier “Lo Scrittoio” a serranda abbassata. Alla sua destra il manifesto “La pietà di Pasolini” di Pignon – foto di Gary Williams
Un incontro simbolico tra due stili di vita diversi ma di rara sensibilità, che assume oggi un valore culturale rilevante. Da pochi giorni la famiglia Pasolini formata da Carlo Alberto, Susanna Colussi e Pier Paolo, abitavano tutti insieme nello stabile di Via Fontejana 86, al quarto piano. Silvio Parrello è il testimone, la memoria storica di un periodo irripetibile e unico, dal 1950 al 1970, segnato dalla presenza di Pier Paolo Pasolini a Monteverde.
Pier Paolo Pasolini ascolta la gioventù de “le casermette”, abitazioni militari nell’area dell’attuale piazza San Giovanni di Dio
Silvio, venne soprannominato da Pasolini “er Pecetto” nel suo “Ragazzi di Vita”, pubblicato da Garzanti nel 1955.
Er Pecetto, perché il padre era il calzolaio del quartiere e usava la pece per aggiustare le suole delle scarpe.
Pier Paolo Pasolini, che per il quartiere XII Monteverde, è ancora vivo, viene ricordato nell’Atelier di Silvio, frequentato da molti intellettuali di Roma, d’Italia e del mondo intero dove l’eco di questa morte di Stato è arrivata.
Silvio Parrello con la poetessa Michela Zanarella a “Lo Scrittoio”
A Monteverde, Pier Paolo Pasolini ambientò i suoi romanzi e da qui prese l’ispirazione per alcune sue poesie, come per il glicine di Villa Sciarra. Silvio Parrello dopo l’incontro con Pier Paolo Pasolini vede crescere il suo interesse per la cultura e ne rimane travolto. La poesia, la pittura, la testimonianza pasoliniana e la cultura in genere rappresentano i pilastri fondamentali della sua vita. Testimone e confidente scomodo, Silvio Parrello è da più parti intervistato.
Sulle scale della basilica degli apostoli Pietro e Paolo all’EUR
“Ti impediranno di splendere. E tu splendi invece” è il titolo dell’esposizione fotografica, composta dai centodieci scatti di Dino Pedriali a Pier Paolo Pasolini nei giorni precedenti il suo omicidio, organizzata dalla Fondazione Alda Fendi-Esperimenti di Roma; rimarrà aperta presso la galleria Rhinoceros, fino al 20 settembre 2020.
Galleria Rhinoceros – Fondazione Alda Fendi, 2020 Pier Paolo Pasolini negli scatti di DINO PEDRIALI – Photo: Gustavo Marco P.
Le foto in bianco e nero, con il primo piano del volto: una mano appoggiata sul mento e lo sguardo intenso verso chi osserva, rimarrà l’immagine simbolo del poeta, oltre ad alcuni suoi nudi, che ritraggono Pier Paolo Pasolini alla scrivania pochi giorni prima dell’omicidio all’Idroscalo di Ostia. Una mostra di grande interesse culturale.
Nel Castello Orsini a Soriano nel Cimino, vicino a Chia, Pier Paolo aveva comprato una torre antica costruita su manufatti dell’epoca degli etruschi. L’aveva adibita a suo studio e a suo rifugio di intellettuale scomodo. Lì ci portava pochi eletti e tra questi il fotografo Dino Pedriali che lo ritrasse in vari nudi artistici nell’ottobre del 1975.
La gente vò sapé la verità sulla sua morte, specialmente li studenti de tutto il mondo che me venno a trova. Tutti ce lo sanno der complotto, ma nessuno vò parlà! Ma te sembra giusto?
Silvio Parrello nel suo studio “Lo Scrittoio”
L’Atelier “Lo Scrittoio”, che per insegna ha una vetusta tavolozza, è stracolmo dei tuoi quadri; questi personaggi in volo ricordano Magritte e Chagall, ma il tuo stile pittorico è decisamente divisionista. Come sei arrivato alla conquista del tuo stile? Vedendo un tuo quadro si intuisce subito che è un Parrello. Ti rendi conto che non è poi così facile conquistare un proprio stile che per questo è originale?
A Giusè, sono una persona che vive in libertà, sono un po’ come era Pier Paolo, sono un pasoliniano autentico e il mio stile, anche se rientra in quella boiata dei divisionisti, è sempre e solo il mio stile, lo stile Parrello, fatto de ‘ste pennellate a quadretti che se sovrappongono, dove l’originalità nasce dall’essere libero al di fuori delle etichette de ‘sti critici! Me piace esse libero, è la libertà degli artisti. Nun se po’ tené in gabbia un’aquila!
Prima di iniziare questa intervista mi hai ripetutoa memoria: “Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato golpe … Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano … Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna … Io so i nomi del vertice che ha manovrato… sia i vecchi fascisti ideatori … sia i neofascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli “ignoti” autori materiali delle stragi più recenti. Io so i nomi … Io so i nomi … del gruppo di potenti che, con l’aiuto della Cia …” Questi nomi, sono poi stati fatti?
Sì, questi nomi so stati fatti ma non possono essere tutti quei nomi che hanno ammazzato Pasolini. Sul discorso di Antonio Pinna che con la sua macchina hanno ammazzato Pier Paolo, la stampa e gli addetti ai lavori credono anzi, sono convinti che il Pinna è morto, ma non è così perché un amico reciproco, Franco P., l’ha visto e ci ha parlato una quindicina di anni fa a Santa Cruz de Tenerife, nelle Canarie. Venne allontanato dai servizi segreti per precauzione, per metterlo in salvo, poiché il 13 febbraio vennero incarcerati i fratelli Borsellino e per evitare ritorsioni Antonio Pinna venne allontanato essendo amico di famiglia dei Borsellino.
2 novembre 1975 – il corpo martoriato del poeta all’Idroscalo di Ostia
A proposito di misteri, ho cinque domande da farti:
1.Chi aveva rubato le bobine del film?
I fratelli Borsellino.
2.Chi aveva organizzato l’incontro?
I fratelli Borsellino avrebbero dovuto restituire le bobine del film Salò a Pasolini tramite Pino Pelosi, amico di Pier Paolo già da quattro mesi.
3.Chi organizzò l’imboscata?
Il “potere” che non voleva essere smascherato e che era stato allertato da quel famoso “Io so”.
4.Chi c’era all’idroscalo?
In totale erano presenti all’agguato una quindicina di persone. Nomi noti o meno noti della malavita romana ed estremisti di destra.
5.Come ha fatto la polizia o i carabinieri ad arrivare all’idroscalo senza sapere dell’omicidio e trovare lì, sul posto, Pino Pelosi ?
Pino Pelosi non è mai scappato dal posto del delitto e i carabinieri Guglielmi e Cuzzupè stilarono dei rapporti poco attendibili in quanto scrissero che Pelosi fuggiva sul lungomare Duilio di Ostia a 160 chilometri all’ora e per giunta, contro mano, mentre la macchina di Pier Paolo Pasolini, la GT Alfa Romeo, venne trovata sulla Tiburtina da una pattuglia della pubblica sicurezza. Anche Graziella Chiarcossi, la cugina di Pier Paolo, dichiarò su Repubblica del 2015 questo fatto, e che venne avvertita da due carabinieri. Loro facevano parte dei servizi che erano stati allertati dell’agguato a Pasolini e si trovavano quella notte nei pressi dell’idroscalo di Ostia.
Che ne pensi di questa morte? Hai una tua teoria?
La notte del 2 novembre del 1975, Pier Paolo Pasolini fu ucciso all’Idroscalo e nel complotto c’è stato anche, come pedina, un ragazzetto de 17 anni che è praticamente impossibile che abbia fatto tutto quello che i giornali dell’epoca hanno riportato. A Giusè, Pier Paolo s’arzava da solo ‘na mucca sdraiata! Je se metteva sotto e l’arzava. Tu ce credi che ‘sto mingherlino (mostra la foto di Giuseppe Pelosi all’epoca della morte del poeta), da solo, ha ammazzato Pier Paolo?
Ma poi l’ha investito con la macchina?
Lo investì n’amico di Pino Pelosi, l’ha schiacciato con la macchina di Antonio Pinna. Johnny lo zingaro, Giuseppe Mastini, volutamente lo schiacciò. Molti dicheno pe scappà… dopo che l’hanno massacrato cor bastone, li pugni e li carci. Erano in tre, intorno alla machina. Altri due controllaveno da un’altra machina poco distante e n’artro era in moto. Ce so’ di mezzo puro li servizi segreti dell’epoca. Quarcuno è puro morto.
Un vero e proprio complotto. Come fai ad affermare queste cose, non hai paura?
Qui in zona abitano puro quelli che ci avevano ‘na casetta all’Idroscalo, proprio lì dove l’hanno ammazzato. Quella notte li cani abbaiaveno e si sentivano puro le strilla de quelli. Ognuno intorno nun s’azzardava ad aprì le persiane o a uscì dalle case. Se sentivano gli strilli e se vedeveno le ombre in lontananza e la prima machina allontanasse co carma. Poi la moto in corsa e Pino Pelosi a fuggì con la machina di Pier Paolo. Qualcuno m’ha detto che Pino, quella notte, piangeva come n’agnello e strillava aiuto!
Allora è stato un omicidio premeditato, compiuto materialmente da un gruppo di persone?
A Giusè, te l’ho detto; è stato un complotto, un delitto de Stato! E ce so’ certi che ancora jé dà fastidio che se tenti de arrivà a sta verità sull’omicidio. Pier Paolo dava fastidio alla destra, alla sinistra, alla chiesa, alla morale comune… insomma, a tutti! Secondo me la Procura de Roma farebbe bene a riaprì er “Caso Pasolini”, ma stavolta, nel caso si riaprisse, bisogna annà fino alla verità, così lo famo riposà in pace. È un’anima inquieta e sta a fa’ male alle coscienze di chi sa der complotto. Famolo riposà in pace!
Giuseppe Lorin
Box informativo:
Così come venne distrutta la vita di uno dei massimi poeti del Novecento, sono state rovinate, imbrattate di vernice, divelte o estirpate le steli, i monumenti, le piante in memoria di Pier Paolo Pasolini. Ricordiamo la stele dello scultore Gaetano Gizzi, il monumento in cemento grezzo dello scultore Mario Rosati e la scultura realizzata dal maestro Consagra, opera situata in Piazza Anco Marzio, troppo spesso imbrattata da segni che ricordano i maski di Mirò. Anche il glicine appoggiato alle mura di Villa Sciarra venne estirpato e solo questo aprile dopo 45 anni è tornato a rifiorire.
Il Museo Centro Culturale Pier Paolo Pasolini è all’Idroscalo, nella vicina Tor San Michele, roccaforte costruita su progetto michelangiolesco. Alberto Moravia, nella sua orazione funebre, così ricordava il poeta:
… Con la morte di Pier Paolo Pasolini abbiamo perduto anche il ‘simile’. Cosa intendo per simile’? Intendo che lui ha fatto delle cose, si è allineato, nella nostra cultura, accanto ai nostri maggiori scrittori, ai nostri maggiori registi. In questo era ‘simile’, cioè era un elemento prezioso di qualsiasi società: qualsiasi società sarebbe stata contenta di avere Pasolini tra le sue file. Noi abbiamo perso prima di tutto un poeta. E di poeti non ce ne sono tanti, nel mondo. Ne nascono soltanto tre o quattro in un secolo. Quando sarà finito questo secolo, Pasolini sarà fra i pochissimi che conteranno, come poeta. Il poeta dovrebbe essere sacro. Abbiamo perso, dunque, questo poeta, straordinario, che ha creato una cosa nuova e straordinaria nell’Italia: ha creato la poesia civile…
Qui di seguito due poesie di Silvio Parrello.
L’ultima notte di Pier Paolo
Suonando il pianoforte
a casa lo aspettava
guardando le lancette
ma il figlio non tornava.
Il gelo della morte
in quel posto lo braccava
in quella triste notte
che via se lo portava.
Grande la sua arte
come il vuoto che lasciava
le sue tante lotte
gli eventi che narrava.
La madre in disparte
piangente ricordava
quando a braccia strette
in fasce lo cullava.
***
Pasolini un grande del ‘900
Un vulcano la sua mente
in continua eruzione
così rara e dilagante
fuori d’ogni paragone.
Chino mai fu al potente
non ebbe mai padrone
un artista combattente
dal coraggio di un leone.
Da vent’anni ormai assente
ma in costante evoluzione
non vi è Stato o continente
che non conosca il suo nome.
Morì tragicamente
come scritto da copione
a cinquantanni solamente
sotto i colpi di un bastone.
Si pensò all’incidente
a una dura punizione
o alla trama più inquietante
di una losca esecuzione.
**************
Intervista a Dino Pedriali per “Storie Maledette” di Franca Leosini, intervista che parte bene ma finisce ignorando i fatti e i coinvolgimenti politici.
Per rigor di trasparenza propongo qui il link:
https://www.youtube.com/watch?time_continue=854&v=_tQ0ZufcxA0&feature=emb_logo