E’ venuto a trovarci in ufficio, il Principe Theodore Amanfo, personaggio molto interessante, in quanto non è solo uno dei tanti cittadini africani venuti nel nostro Paese, in cerca di fortuna, ma, oltre che essere un geologo, laureatosi in tale scienza qui in Italia, presso l’università di Siena, è anche presidente di una Onlus Internazionale, che si chiama Messaggeri di Pace, che si adopera per lo sviluppo di relazioni amichevoli fra Italia ed Africa. La funzione sociale di Theodore Amanfo viene da lontano poiché egli è, come detto, anche Principe, esponente della dinastia Eze Amanfo, regnante nello stato nigeriano di Imo con capitale Owerri. La Nigeria infatti, è una repubblica federale, che tuttavia, nei propri stati riconosce le monarchie ivi esistenti prima dell’instaurazione del governo federale, alle quali affida il governo di ogni singolo stato. La dinastia Eze Amanfo, come la maggior parte delle monarchie dinastiche nigeriane, nasce con la civiltà Nok, sia pur senza una precisa continuità storica perché di quest’antica civiltà si sono perse le tracce, e poco in generale si conosce di essa, tranne il fatto che forse i Nok, furono i primi ad importare nell’Africa sub sahariana la siderurgia. La civiltà Nok, prende il nome dall’omonima città mineraria, nella quale nel 1928, vennero rinvenute per la prima volta le tracce di questi antichi africani, in quanto essendo la loro civiltà tramandata oralmente non se ne conosce nemmeno il vero nome. Probabilmente la siderurgia Nok, non aveva scopi militari, quali la realizzazione di armi, ma piuttosto sembra che venisse utilizzata a supporto di quella che risulta essere stata la loro attività principale, ovvero la scultura in terracotta che viene datata dagli archeologici, almeno al VI secolo A.C. il che fa ritenere che i Nok avessero scambi commerciali con altri popoli dai quali potrebbero aver appreso, appunto, l’utilizzo del ferro. L’ipotesi più probabile è che il popolo che ha insegnato la siderurgia ai Nok, sia stato quello dei Garamanti, di etnia berbera che commerciavano lo stagno del bacino del fiume Niger con i cartaginesi. Una tribù Nok probabilmente, si spinse più a sud della propria area geografica, dando origine ad una nuova civiltà, conosciuta col nome di popolazione Igbo, che sviluppò una propria lingua, unitamente ad una propria religione di tipo animista, ed in seguito convertitasi al Crstianesimo. Ma quello che più interessa il Principe Theodore Amanfo, aldilà della storia, e delle antiche e nobili origini della sua famiglia, è portare, appunto, un messaggio di cooperazione e pace tra i popoli, che però non si fermi agli enunciati di principio, che non incidono nei fatti sulla vita reale, e sui rapporti personali ed interculturali, ed è per questo che, oltre a collaborare con la sua organizzazione, con la Fondazione Water Rights, egli sta sviluppando una sinergia con aziende fiorentine e toscane di rilevanza internazionale, operanti nelle energie pulite e rinnovabili, per arrivare a portare investimenti tecnologici in Nigeria, che possano favorire la transizione da un’economia basata sul petrolio, prodotto ormai in calo verticale di domanda, verso nuovi paradigmi energetici, ambientalmente sostenibili. Insomma possiamo definire il Principe Theodore Amanfo, un vero Messaggero di Pace, che opera costruendo ponti economici e sociali, fra Europa ed Africa, con atti concreti come il supporto alla missione cattolica raffigurata qui sotto attraverso la realizzazione di fontanelle per l’acqua, bene prezioso in Nigeria.
Luca Monti