Un fiorentino tenace, un italiano coraggioso, un maestro di vita e di fede, un lavoratore instancabile al servizio degli ultimi ed in particolare dei bambini, i più fragili tra gli ultimi. Questo e tanto altro era Cesare de Florio La Rocca, presidente e fondatore di “Progetto Axé, Centro di difesa e protezione del Bambino e dell’adolescente” http://www.projetoaxe.org, organizzazione no-profit costituita nel 1990 a Salvador de Bahia. Cesare si è spento una settimana fa a 83 anni nel suo Brasile, dove aveva vissuto per più di 50 anni, diventando una vera e propria autorità morale e civile, grazie all’enorme lavoro compiuto nella difesa dei diritti dei bambini e degli adolescenti, attraverso una particolare attenzione all’aspetto educativo. Nonostante i problemi di salute che lo affliggevano da tempo, Cesare de Florio la Rocca ha continuato fino all’ultimo a costituire un punto di riferimento imprescindibile per una realtà articolata e di successo come Progetto Axé. In 31 anni di vita, l’organizzazione no-profit ha accolto oltre 30.000 bambini; in media 1500 bambini/ragazzi all’anno con un tasso di successo molto alto, considerate le condizioni di partenza: l’85% dei ragazzi seguiti in questi anni non sono tornati alla vita di strada.
La parola Axé, che significa energia vitale – il principio che permette a tutte le cose di esistere – è di origine africana, importata dagli schiavi nelle coste del Brasile. La scelta del nome non è soltanto un omaggio alla cultura di origine ma indica come i bambini sono l’energia (l’Axé) più preziosa di ogni nazione.
E di energia De Florio La Rocca ne ha spesa tantissima in una vita che è un vero e proprio romanzo. Avvocato con una formazione in filosofia e teologia, Cesare non gira la testa dall’altra parte di fronte al terribile fenomeno dei meninos de rua. Comincia ad operare in Amazzonia, nelle favelas della città di Manaus di cui è stato insignito cittadino onorario, si trasferisce poi negli anni ‘80 a Rio de Janeiro ma a causa della dittatura è costretto a rientrare in Italia. Lavora per otto mesi nel carcere Beccaria di Milano con il ruolo di coordinatore tecnico dell’area educativa ma il cuore è rimasto in Brasile, dove Cesare torna assumendo l’incarico di rappresentante UNICEF del paese carioca alle Nazioni Unite. Stringe un’intesa fondamentale con Paulo Freire, patrono dell’educazione brasiliana e figura di grande importanza nella squadra di Progetto Axé. Sul finire degli anni ‘80 – stanco di un certo immobilismo delle organizzazioni internazionali – Cesare decide di abbandonare la carriera diplomatica per inseguire un sogno: dare una educazione di alta qualità ai figli e le figlie delle classi più popolari della società brasiliana. Come lui amava sintetizzare: dare “La migliore educazione per i più poveri”.
In una stagione di grande fermento politico-sociale per il Brasile appena tornato sotto un regime democratico, partecipa alla stesura dello Estatuto da Criança e do Adolescente (ECA) – Statuto del bambino e dell’adolescente – strumento giuridico che rinnova l’insieme dei diritti e delle norme che tutelano l’infanzia e l’adolescenza.
Alla base del lavoro educativo compiuto da Cesare de Florio La Rocca e da Progetto Axé c’è una metodologia innovativa ed efficace, trasferibile e replicabile, che parte dall’analisi della pratica quotidiana degli educatori ed ingloba elementi della psicoanalisi di Jacques Lacan, della
Pedagogia della libertà di Paulo Freire e della maieutica socratica. Tale articolata metodologia è denominata Pedagogia del Desiderio ed è basata sulla pratica dell’ArtEducazione. Una parola che afferma che è impossibile educare senza l’arte, la bellezza, l’estetica. Molto più di una teoria pedagogica ma la scoperta che è solo attraverso la bellezza che il bambino si svincola dall’ingranaggio di un destino, quello della vita di strada, a cui si sente condannato. Cesare scopre questa visione insieme a Paulo Freire, grazie ad un ascolto attento dei meninos de rua, ad una volontà di capire a fondo la loro vita di strada. Sono stati i bambini a far capire ai primi educatori che si confrontarono con loro questa profonda verità. De Florio La Rocca comprende che bambini e bambine di strada non hanno bisogno di assistenza – infatti sono ottimi imprenditori di sé stessi, capaci di procurarsi cibo e un luogo dove dormire – ma necessitano di un percorso che li conduca alla riscoperta di sé stessi e delle loro potenzialità. È l’arte la potenza trasformatrice che suscita nel bambino una duplice esplosione, perché egli si scopre ammiratore e fruitore meravigliato di bellezza ma anche artefice e produttore in prima persona dell’opera d’arte.
Nel raccontare l’approccio adottato da Progetto Axé, Cesare diceva: “Quando abbiamo visto in strada i bambini danzare la Capoeira, abbiamo visto i bambini fare percussioni sui banchi di legno delle piazze di Salvador, abbiamo visto i bambini canticchiare le musiche brasiliane, abbiamo capito che l’arte è indispensabile perché questi bambini sentano il piacere dell’educazione, e insieme al coordinamento pedagogico abbiamo messo anche il coordinamento di arte. Abbiamo continuato a camminare a percorrere questa strada dell’educazione da un lato e dell’arte dall’altro, ma ad un certo momento abbiamo cominciato a pensare: Perché arte e educazione? Tutt’e due hanno la stessa missione, che è la trasformazione dell’essere umano. E allora abbiamo fuso i due coordinamenti, abbiamo tirato via il trattino e abbiamo scritto arteducazione con un’unica parola.”
Un’intuizione di grande portata, caratteristica di un uomo di visione che ha reso onore all’Italia in un paese così lontano e così diverso dal nostro. Nel commentare la scomparsa del proprio fondatore, Rocco Fava, direttore esecutivo di Progetto Axé Italia, ha commentato: “Cesare lascia a tutti noi una grande eredità di progetti e metodi e il miglior modo per ricordarlo ogni giorno è quello di continuare con una determinazione ancora maggiore nella nostra opera, sia in Brasile che in Italia. Era convinto che l’enorme problema della cura e della formazione dei ragazzi più fragili e vulnerabili, a cominciare dai così detti “ragazzi di strada” fosse una responsabilità di tutti. Il suo impegno durato un’intera vita, è stata una missione e vocazione volta ad offrire una educazione di qualità a “quei bambini che nessuno vuole”, per costruire una società più giusta, più equa e più democratica.”
Forte dei grandi successi ottenuti in Brasile, Progetto Axé dal 2009 ha intensificato la sua azione di formazione in Italia, partecipando a diverse attività, tra cui il progetto Nazionale finanziato dall’Impresa sociale Con I Bambini, istituzione che assegna fondi alle organizzazioni che lavorano per il contrasto alla povertà educativa. Il progetto Doors – porte aperte al desiderio ha durata triennale e vede impegnata l’associazione Axé Italia in molteplici corsi formativi rivolti a operatori sociali, insegnanti, educatori e famiglie/genitori.
Con la partecipazione di 28 partner dislocati tra Torino e Reggio Calabria, il progetto ha l’obbiettivo di coinvolgere i diversi attori che partecipano al processo educativo nella costruzione di una comunità educativa unita, consapevole e responsabile, capace di difendere i diritti e stimolare i sogni e desideri dei molti giovani che vivono in condizione di povertà educativa ed emarginazione sociale.
Tra gli obiettivi futuri di Axé Italia c’è il rafforzamento dei rapporti con la scuola, il mondo universitario e le istituzioni ed un maggiore radicamento nella città di Roma, la cui dimensione giovanile e dell’infanzia desta preoccupazione, visti i recenti episodi di violenza e bullismo.