Veronese di nascita e romana di adozione, Chiara Meneguzzi, è un talento naturale prestato al settore pubblicitario nel quale ha lavorato dall’inizio della sua carriera e che tuttora esercita. L’amore per la pittura non l’ha mai abbandonata ed oggi porta in molti musei e gallerie la sua straordinaria arte.
La sua pittura è generalmente figurativa, ma con connotazioni simboliche, psicologiche, spirituali, a volte oniriche o criptiche. La storia evolutiva dell’uomo, espressa attraverso lo studio estetico dei grandi uomini vissuti nell’arte e nella cultura, parte da una verità antropologica secondo la quale l’evoluzione estetica dell’uomo possa corrispondere alla sua evoluzione cognitiva.
L’artista dice di stessa: «Nella ricerca personale, che parte da tale argomento, amo concentrami sul ritratto di personaggi famosi e di spessore di tempi passati, per ritrovare ulteriori connessioni di continuità anche tra il mondo classico e quello moderno. Amo rivisitare tali elementi con una originale visione, molto personale, che pone nuove e più profonde chiavi di lettura al di là dei soli volti ritratti. Approfondisco aspetti delle loro personalità meno conosciuti, scrutando nelle loro emozioni più intime e meno rivelate, almeno per come essi mi suggeriscono ed ispirano.»
Ama lavorare a mano, usando soprattutto colori ad acqua, ecoline, acquerelli, matite e olio. Oltre alla pittura crea lampade e altro con materiali poveri e naturali.
“Medusa 2.0” è una delle sue opere particolarmente significative. In questo dipinto in bassorilievo, ha voluto omaggiare il grande Caravaggio rivisitandolo simbolicamente ai giorni d’oggi, sempre più digital. Digitale di cui si fa sempre più uso ed abuso dagli adulti ai bambini, trascurando tutti troppo spesso il contatto con la natura ed il rapporto con essa, fonte di vita, preferendo questi mezzi tecnologici anche quando potremmo farne a meno perché ormai divenuta una dipendenza.
Pertanto, “Medusa 2.0”, nella sua drammaticità, con fili e cavi digitali che fuoriescono dalla tela, al posto dei serpenti dipinti da Caravaggio, rappresenta il finale drammatico in cui la troppa tecnologia può anche arrivare ad ucciderci. L’opera vuole essere un mònito simbolico a chi guarda per far riflettere e solo per gli osservatori più attenti, porta con se altri messaggi intriseci, tutti da scoprire.
In merito all’artista e a questa opera il curatore di mostre e grandi eventi, Salvo Nugnes, in occasione dell’evento “Spoleto Arte” del 2020, afferma: «Artista poliedrica, Chiara Meneguzzi utilizza con grande sapienza una varietà di tecniche e materiali che esaltano l’espressività delle sue opere. Le suggestioni dei grandi maestri immortali abbracciano i materiali più moderni, esempio magistrale ne è l’opera “Medusa 2.0”, omaggio alla potenza emozionale del Caravaggio e ad un tempo riflessione sul mondo d’oggi, che sembra correre il paradossale rischio di venire pietrificato dalla tecnologia creata per velocizzarlo.»
Eleonora Francescucci