«Per me l’arte è come un buco nero nello spazio di cui non conosceremo mai la fine» cosi Antonio Lavorgna definisce l’arte, quell’arte che lo accompagna sin da bambino alla bottega del padre, maestro del ferro, dove ha iniziato a conoscere la plasticità e la forza del lavoro a caldo dei metalli.
La sua conoscenza dei metalli lo porta ad una trasformazione di se e dell’uso degli stessi portandolo a creare pigmenti stabili degli ossidi dei diversi metalli su varie superfici unendo così pittura e scultura.
Il “Carpe Diem” è l’essenza del Lavorgna, infatti proprio l’artista commenta: «Le opere di pittura e di scultura prendono vita da sole, maggiormente è un momento artistico molto veloce e si impadronisce di me. Se non riesco a cogliere quell’attimo non riesco più ad esternare l’opera, in pratica è un momento in cui vengo rapito dallo stimolo artistico che padroneggia me stesso e trasforma quello che trova in un’opera o banalmente in un gesto o un pensiero.»
Una delle opere rappresentative di questo artista è “la rabbia delle api”, esposta ad Ibiza e Londra. Si tratta di un’istallazione a terra, ancorata ad una sedia vuota per identificare l’assenza dell’uomo che rimane a guardare passivo. L’uomo ha reso il pianeta schiavo, ha ridotto gli animali in recinti e condannato l’ecosistema. Con i suoi diserbanti, pian piano sta generando l’estinzione delle api. La rabbia di quest’ultime le trasforma in superapi, pronte a combattere l’uomo. Ogni simbolo usato in questa opera sono metafora del messaggio che si vuole trasferire.
L’arte è mutevole , come è mutevole e poliedrico questo artista che predilige l’astratto in quanto questa tecnica permette di esternare diverse emozioni. «Non mi piace l’arte finita e la figurativa in quanto è li e può essere interpretata per l’aspetto tecnico invece l’astratto può darti l’infinito della non realtà, quindi tira fuori il bello che ognuno può riuscire a vedere o anche il niente, che alle volte il niente serve anche a qualcosa. Per me l’arte è l’infinito oltre la realtà ed è una costante della nostra vita che ci accompagna e la prima l’opera d’arte è tuttora la vita e noi ne facciamo parte in questo bel palcoscenico che continuiamo a vivere e viviamo nelle diverse circostanze.» dice il Lavorgna.
L’arte è sperimentazione e questo lo ha portato a studiare un altro tipo di materiale opposto al ferro: la cera. Qui esplode con la sua creatività, evolve le sue tecniche e si mette in discussione e confronto con l’artista della cera, Andreia Moraes, iniziando una collaborazione artistica.
Eleonora Francescucci