Artista pugliese a tutto tondo, attrice, sceneggiatrice, pittrice e scrittrice. Artista che tutti dovrebbero conoscere da vicino per la sua naturalezza, spontaneità e quella gioia di vivere, che oggi è merce rara.
Il filo conduttore che ha permesso a Carmen Trigiante di passare dal mondo cinematografico a quello della pittura, della scrittura e della ricerca introspettiva, è stato quello di raccontare dei contenuti, mettendo in primo piano i sentimenti e le emozioni. Il risultato che ha ottenuto è che attraverso le sue opere è riuscita a confrontare se stessa con la natura, mettendo al centro argomenti talvolta “impegnativi” che spesso vengono tralasciati.
Incontrata a Roma in uno dei suoi viaggi, è stata l’occasione per conoscere più da vicino un’artista veramente speciale.
Carmen Trigiante, attrice, sceneggiatrice, pittrice e scrittrice, insomma un’artista a 360 gradi, come nasce la tua arte? Nasce col mio bisogno di trovare un interlocutore cui esprimere il mio sentire verso il mondo e la società.
Ti consideri “Artista Filosofa”, potresti spiegarci come nasce questo appellativo? Al di là dei titoli accademici, la mia arte è alimentata dallo studio della filosofia, dunque dalla riflessione costante sui temi cardine del nostro percorso, in particolare la relazione tra l’umanità e il “non umano”, ossia gli animali e la Natura, verso cui, nei secoli, abbiamo accumulato un grosso debito di attenzione, rispetto e sensibilità.
Pugliese di nascita, quanto ha influito la tua regione nella tua arte? Moltissimo. Il Sud è una realtà controversa, che oggi fortunatamente si sta accreditando sulla scena internazionale. Quando ho frequentato l’università, un ventennio fa, era luogo comune emigrare per realizzarsi come professionisti. Una triste realtà ancora non del tutto risolta. Io ho sempre cercato di vivere e creare a partire dalla mia terra, dando il mio piccolo contributo per portare fuori dai suoi confini la bellezza e l’intensità dei suoi colori e dei suoi stati d’animo
Un passato come attrice e sceneggiatrice, come hai scoperto la passione per la pittura e la scrittura? Sono nati con me. Non saprei individuare un momento esatto, ma so per certo che ho delle foto da bambina in cui scrivo o disegno. Credo facciano parte del mio Dna o, almeno, che siano così radicati che, senza queste mie due passioni, io stessa non sarei.
Oltre ai dipinti ed ai ritratti, troviamo dei bellissimi foulard e dei bijoux dove sono impressi dei tuoi quadri, com’è nata questa idea di trasferire su altro materiale i soggetti che generalmente troviamo su tela? Io ho un sangue nomade, amo viaggiare e non mi piace restare chiusa tra quattro mura. Ho sempre pensato che le mie opere potessero avere lo stesso desiderio: viaggiare, camminare e respirare il profumo del cielo. Ecco come nasce l’idea di un’arte da indossare, che sia un po’ vagabonda, come me, e possa veicolare il mio intento creativo per le strade del mondo
Hai all’attivo undici libri, dove in ogni copertina si parla un po’ di te, sbaglio o ritrovo alcuni dei tuoi dipinti? Tutte le cover dei miei libri sono tratte dai miei dipinti. Due linguaggi: pittorico e letterario, per esprimere un unico concetto
Qual è l’argomento che preferisci trattare in un tuo scritto? I miei libri appartengono in prevalenza alla narrativa filosofica umoristica. Da filosofa, tratto essenzialmente il tema del postantropocentrismo, ossia della necessità di scardinare l’uomo dal centro dell’universo e ridare il giusto spazio e rispetto ai grandi esclusi della Storia: le donne, di certo, ma anche gli animali e la Natura nella sua interezza. In tutti i miei libri, gli animali, in particolare cani e gatti, non mancano mai, perché abbiamo molto da imparare da loro, se li osserviamo con attenzione, umiltà e un pizzico di ironia, che è la chiave di accesso alla felicità.
Nel tuo ultimo libro “In equilibrio tra la terra e le stelle”, conduci il lettore nella presa di coscienza che esistono persone tossiche che frenano il nostro potenziale. Da quanto descritto nel libro tu in prima persona sei stata vittima di persone di questo tipo, puoi dirci senza spoilerare qual è il tuo consiglio nel caso ce le trovassimo di fronte? È importante metterle a fuoco e individuarne le caratteristiche. In genere agiscono secondo regole piuttosto prevedibili, dunque è essenziale giocare d’anticipo, imparando a conoscere quelle regole, in modo da prevederne le mosse ed evitare che possano danneggiarci.
In questo tuo ultimo scritto, mi ha colpito una frase in particolare “Perdona gli altri non perché essi meritano il perdono, ma perché tu meriti la pace”, potresti spiegarci che significato ha per te questa frase? Quando una zanzare ci inietta liquido urticante, continuare a grattarsi serve solo a peggiorare la situazione. Bisogna fare lo sforzo di ignorare per un certo tempo il prurito, e, in breve, passerà. Allo stesso modo, non ha senso continuare a rimuginare sulle coltellate ricevute, serve solo a far sanguinare ancora la ferita. Bisogna concentrarsi sulla propria vena creativa, sul bello che ci circonda, e continuare a vivere, liberandosi dai sensi di colpa che, in genere, il carnefice ci riversa addosso. Ciò non significa dimenticare, o persistere col frequentare chi ci ha fatto del male. Io sono drastica sulla necessità, talvolta, di porre delle barriere e delle chiusure.
Ci si può liberare davvero da persone limitanti e insidiose oppure in qualche modo si rimane incappati nella cosiddetta “ruota del criceto”? Bisogna avere coraggio e forza di volontà. Direi che non solo è possibile, ma è vitale imparare a farlo.
Per concludere, quali sono i tuoi progetti futuri? Tanti, infiniti.
Agostino Fraccascia