Scopriamo che la città di Cerveteri, fra i suoi cittadini, nasconde un grande artista, conosciuto nell’ambiente, che se fosse in ambito musicale, invece che pittorico, potremmo dire che avrebbe vinto il “Disco d’oro” visto la quantità di opere che ha venduto nella sua trentennale carriera.
Stiamo parlando di Romeo Gigalle, con il quale intratteniamo una piacevole conversazione e ci racconta un po’ di se.
Come avviene l’incontro con la pittura? Sicuramente da piccolino, ricordo all’età di tre quattro anni già incominciavo a creare delle piccole opere e poi piano piano da autodidatta sono andato avanti. Purtroppo non ho potuto studiare come avrei voluto perché la mia famiglia aveva scelto per me un altro percorso e non era quello che avrei fatto io. Poi all’età di ventidue anni, ho ripreso a dipingere ed oggi sono passati trent’anni e non ho più smesso.
Cerveteri, la città dove vive, cosa rappresenta per lei dal punto di vista artistico? Mi sono trasferito a Cerveteri circa venti anni fa. In questa città ho avuto la possibilità di poter dipingere, solamente non nascondo che nel periodo in cui ho vissuto a Roma, ho avuto molte più occasioni. Sono due piazze completamente diverse e ognuna con i suoi pro e i suoi contro. Qui a Cerveteri, ho avuto l’opportunità di esporre i miei quadri al Palazzo Ruspoli.
La sua passione per Pablo Picasso, l’ha portato a studiarlo approfonditamente, quanto ritroviamo oggi nei suoi quadri di questo artista? L’artista spagnolo Pablo Picasso è colui a cui mi sono ispirato e da cui ho imparato molto, studiando tecniche e stili. Successivamente il mio stile è un po’ cambiato, nonostante lui rimanga sempre il mio artista preferito.
Noto che nelle sue opere c’è un forte uso del colore, forte e deciso, questo in qualche modo è anche un lato del suo carattere? Ho un carattere molto forte, probabilmente questo mio lato si nota nel colore, non so. Quello che posso dire che uso molto il rosso, il blu e il giallo, perché li sento molto vicini e attraverso di loro riesco ad esprimere molto bene quello che percepisco.
Che tipo di tecniche ama usare nei suoi quadri? Utilizzo molto le tecniche miste dagli olii, agli acrilici, ai pastelli, che rinnovo e sperimento continuamente per evitare inutili ripetizioni e per donare emozioni diverse allo spettatore. Durante la mia carriera ha usato anche tantissimi materiali come plastica, legno, vetro, tela, carta, cartone.
Lei passa dall’astrattismo al figurativo, qual è lo stile che ama di più? Li amo entrambi, perché entrambi fanno parte del mio stile, ma a fasi alterne. Il mio percorso è passato dal figurativo all’astrattismo per poi tornare nel figurativo, seguendo sempre una forma pop, la mia si avvicina alla Pop Art moderna, che si differenzia parecchio da quella degli anni cinquanta e sessanta.
In conclusione, progetti per il futuro? Certamente continuare a dipingere e creare arte. Fino ad oggi, ho avuto modo di fare tantissime mostre, sia personali che collettive in giro per l’Italia, ma non nascondo che mi piacerebbe fare qualche mostra personale in Europa, anche se il mio sogno più grande rimane…l’America!
Agostino Fraccascia