Peppino Corrado Di Pasquale in arte ‘Pellade’, autore di “Amore tra i fili d’erba” intende incantare i lettori, con un testo che scritto in maniera chiara e fluida, permette a chiunque vi posi lo sguardo di apprezzarne a pieno le bellezze e le tematiche, le stesse che accomunano l’esperienza umana di molti.
Con “mattino”, l’autore apre le porte “al fuori”, raccontando il suo interiore con la forza evocativa di un mondo che sta all’esterno. Pone la sua attenzione su ciò che vede, ovvero la bellezza naturale, fino a posare il proprio sguardo su un fenomeno naturale che avviene ogni giorno, ovvero l’alba, che rischiarando mette un punto alla notte. Con il verso “Salutiamola insieme” prende per mano la sua musa, ed entrambi accompagnano il lettore in un mondo naturale, dove il ciclo delle cose, lascia ogni volta di più senza fiato.
A dare un impatto maggiormente rude ma ancora appassionato è il componimento “gramigna”. Il suono acerbo della parola, rimanda alla testa numerose immagini che non lasciano spazio all’immaginazione. Pellade racconta che con la sua musa, ovvero Amelia, ha fatto l’amore davvero dappertutto, nei luoghi più disparati, e soprattutto con le spalle nell’erba. Entrambi sognavano una casa propria e un letto comodo, ma quando essi hanno raggiunto quest’ambizione, il letto non sembra più così comodo come avevano immaginato. Una trasposizione d’intenti, dove il sogno diventa per assurdo più potente della realtà, e dove quest’ultima ha esigenza di trasformarsi nuovamente per riavere una nuova attrattiva.
I componimenti di Pellade sono pregni di luce ed aria, restituendo al testo un’immagine luminosa, eppure ad un tratto, il testo sembra divincolarsi verso una nuova direzione, e con “morte”, i sentimenti negativi sembrano prender piede sempre di più. “La luce sembra affievolirsi” spiega l’autore. Nel componimento “i tuoi anni” infatti, sembra rimarcare una serie di eventi e cose, che nell’insieme sono state sostanza di una vita grande e felice. Pellade regala rose per il proprio amore, rose per le gioie e i dolori, e infine rose per i propri preziosi figli. In una sorta di regalia invisibile, dove si è grati per ciò che si è ottenuto nel corso della propria esistenza, seppur ancora ingordo di felicità.
Nella poesia “lo chiamiamo amore”, l’esistenza di uno, sembra inglobare l’esistenza di tutti, in un gioco dove non si è armati, ma nudi davanti all’amore stesso. A corredo del componimento una meravigliosa foto che ritrae l’autore con Amelia, sua moglie. Un ritratto dell’amore stesso, che aggiunge un valore specifico ad un componimento delicato e sublime.
Sulla stessa scia, l’autore invita “a cercare l’amore ovunque”, perché esso spiega può trovarsi in ogni dove, tra le pieghe di un sipario, in mezzo al sorriso di un bambino e molto altro. Immagini sensazionali che accompagnano per mano il lettore, alla ricerca di un sentimento che sopravvive a tutto. Tuttavia “questo nostro amore” racconta di come l’unico nemico del sentimento sia per l’appunto il tempo e la morte, i momenti felici, spiega Pellade sono fugaci come gazzelle, raccontando di come quando ci si ama è facile anche scalare montagne e superare ostacoli infiniti, in un gioco dove l’inganno sembra restituire spazio ad un fiato ormai corto e affaticato, stabilito da questa frase chiara e potente: “questo nostro viaggio, che vogliamo credere infinito”.
Di grande impatto l’introduzione di Mariangela di Pasquale, figlia del poeta. Il testo spiega la giovane, racconta varie fasi della vita di Pellade, ma soprattutto pone la sua attenzione al sentimento nobile dell’amore, lo stesso che l’uomo prova per sua moglie e i suoi tre figli. Un testo fatto con amore e per amore, quindi, che attraverso l’utilizzo della poesia abbraccia l’esperienza umana e collettiva di ogni essere al mondo.
Genere: Poesie
Numero di pagine: 140
Anno di pubblicazione: 2023