Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, che ha pubblicato il rapporto 2013 sull’uso del tabacco, al mondo i fumatori sono ancora un miliardo. L’80% vive in paesi a medio e basso reddito, mentre nei paesi a reddito medio alto si registra la tendenza opposta, con l’aumento di coloro che smettono.
Se nei paesi più poveri, il fumo rappresenta una “consolazione” rispetto alla durezza della vita e ci si rimane aggrappati con poche intenzioni di smettere, nei paesi più benestanti, oltre ad una maggiore consapevolezza della pericolosità del fumo, si assiste sempre di più al ricorso alla e-cig, la sigaretta elettronica che sta spopolando soprattutto tra i giovani che, in tempo di crisi, riescono a risparmiare circa mille euro l’anno. Infatti chi fuma e-cig spende circa 350 euro contro i 1.460 euro di chi compra sigarette tradizionali.
Inoltre, secondo un’indagine Doxa effettuata insieme con l’Istituto superiore di sanità e con l’Istituto Mario Negri, facendo ricorso all’e-cig un fumatore su dieci riesce a smettere mentre per il 50 per cento dei fumatori la sigaretta elettronica è solo uno strumento per contenere il vizio del fumo mentre per un altro 20 per cento l’e-cig aiuta a fumare decisamente molto meno.
Oggi i fumatori abituali di e-cig sono circa un milione, in particolare giovani. Un dato confermato dall’Anafe, l’Associazione nazionale fumo elettronico. Così, soprattutto nelle città, i rivenditori specializzati spuntano numerosi ad ogni angolo: da Nord a Sud sono già 1.500 i negozi ed entro la fine dell’anno potrebbero addirittura triplicarsi.
Medici e ricercatori si dividono però nell’affermare se l’e-cig sia un farmaco o soltanto una variante del tabacco. Si trovano invece concordi nel confermare che i danni prodotti dal fumo elettronico sono decisamente contenuti rispetto alle sigarette tradizionali perché si eliminano i processi di combustione che sprigionano sostanze cancerogene. Questo non significa che non ci siano rischi per la salute perché restano gli effetti della nicotina. E’ quanto riportato in uno studio presentato la scorsa settimana presso il Senato e condotto dall’Associazione di scienza e tecnologia I-Think che ha tra i suoi fondatori il sindaco di Roma Ignazio Marino, l’oncologo napoletano Antonio Giordano, il direttore sanitario del San Filippo Neri Lorenzo Sommella e il presidente della Società italiana per la contraccezione, Giuseppe Benagiano.
Poiché non si conosce ancora con certezza il contenuto dei liquidi che provocano il vapore nella sigaretta elettronica, una quantità elevata di questi potrebbe portare ad un’intossicazione. Qualche mese fa, infatti, uno studio condotto del dipartimento di Farmacia dell’Università Federico II di Napoli ha individuato contenuti cancerogeni all’interno dei liquidi utilizzati nelle sigarette elettroniche, come piombo, arsenico, cadmio e cromo che sono altamente tossici. Per questo motivo il Ministro alla Salute Beatrice Lorenzin ha vietato l’uso della sigaretta elettronica nei locali pubblici, nelle scuole e tra i minori di 18 anni.
Daniela Gabriele