Sono passati trent’anni da quel numero 1, da quell’albo intitolato L’alba dei morti viventi sceneggiato dall’immenso Tiziano Sclavi, che fa riferimento sin dal titolo al capolavoro di George Romero, Night of the living dead, pietra miliare del cinema horror. Da quella prima avventura di Dylan Dog, ex agente di polizia riciclatosi nel settore privato, astemio, vegetariano, inquilino di un appartamento al numero 7 di Craven Road, a Londra, sono trascorsi ad oggi 360 albi, senza contare gli speciali ed i numeri fuori serie. Da quel settembre del 1986 la fama del personaggio della Sergio Bonelli Editore è cresciuta oltre i limiti prevedibili, entrando a far parte dell’immaginario collettivo della
cultura pop e non solo, insieme a tutti i comprimari ed agli elementi di contorno: l’assistente Groucho e le sue battute degne dei fratelli Marx, l’ispettore Bloch e l’agognata pensione raggiunta dopo tanto patire, il maggiolino Volkswagen, il campanello urlante, le centinaia e centinaia di donne che hanno fatto parte della sua vita.
Dylan Dog è forse uno dei personaggi più iconici del fumetto italiano ed il vestiario che non cambia mai, come quello dei cartoni animati che guardavamo da bambini, ne è un esempio, ma qui vi si dà una spiegazione più profonda, perfettamente in linea con il personaggio, ovvero l’elaborazione di un lutto mai completamente superato.
Le storie dell’indagatore dell’incubo esulano dalla semplice editoria di genere, l’horror fine a sé stesso che si ferma a scioccare il lettore/spettatore, ma si rifà a quella che era la funzione principale originaria di questo tipo di produzione, ovvero la denuncia sociale, l’esaltazione dei problemi e delle paure profonde delle persone comuni, a cui si deve dare una forma per renderle più credibili, più facili da affrontare. E quale forma migliore se non quella dei mostri? O incubi, se preferite.
Da quasi due anni il nuovo curatore della serie di Dylan Dog è Roberto Recchioni, già sceneggiatore di alcune storie dell’indagatore dell’incubo. Nato a Roma, scrittore di diversi personaggi per varie case editrici, autore di romanzi
(uno, per il momento), da quando ha preso le redini editoriali del detective privato più inusuale sulla piazza, ha deciso di rinnovarne alcuni stilemi, in maniera graduale, lasciandone intatte le radici ed i caratteri essenziali che ne hanno fatto ciò che è oggi. L’idea di fondo è quella di svecchiare un personaggio che, forte del suo successo, rischiava di immobilizzarsi in quella che era la sua figura iniziale, di diventare bidimensionale e senza più attrattiva con il passare del tempo. Come abbiamo detto, l’horror è (anche) critica sociale ed è quindi naturale che un personaggio che dell’orrore ha fatto la sua dimora si adatti alle nuove forme di disagio e di paura che mano a mano iniziano a far parte della società in cui viviamo. La svolta si è però avuta non solo sul piano narrativo, ma anche su quello più strettamente editoriale, con il lancio di diverse collane che esulano dalla serie regolare, una collaborazione nata con un’altra casa editrice italiana, la Bao Publishing, che ha ristampato in formato da libreria alcune delle storie più iconiche del personaggio e con la diversificazione del mercato di riferimento. Ed è forse questo il cambiamento più importante deciso per le sorti dell’Old Boy: l’ingresso in un settore di mercato che finora non gli competeva, ovvero quello delle librerie di varia e delle fumetterie, finalizzato all’ampliamento della fetta di pubblico a cui rivolgersi.
I trent’anni di Dylan Dog, dicevamo. Per onorarli al meglio, durante il Dylan Dog Horror Day, tenutosi a Milano, città sede della Sergio Bonelli, sono state annunciate alcune importantissime novità, fra le quali senza dubbio spicca
quella riguardante una nuova serie che vedrà il ritorno alla sceneggiatura del creatore (ma a definirlo “padre” non si sbaglierebbe di una virgola) del personaggio, Tiziano Sclavi. Due albi importanti, ognuno a modo loro, della serie regolare, usciranno in questo periodo di festa: il primo, Mater Dolorosa, (in edicola in questi giorni) promette di scavare ancora più a fondo nella storia familiare e nella natura più intima di Dylan Dog, sviscerandolo e mettendolo a nudo grazie alla scrittura di Recchioni ed ai favolosi disegni di Gigi Cavenago, storico disegnatore della collana. Il secondo, Dopo un lungo silenzio, assume importanza dal momento che è firmato proprio da Tiziano Sclavi che torna, come da titolo, dopo un lunghissimo periodo di assenza.
Fra cambiamenti, vecchi personaggi che vanno in pensione e nuovi che entrano nel cast, l’approccio di Dylan alla tanto odiata tecnologia, nuovi nemici, un accenno di continuity che nei prossimi mesi dovrebbe divenire sempre più presente, sperimentazioni grafiche e narrative, la serie gode di ottima salute e sta diventando sempre più un punto di riferimento per il fumetto seriale italiano. Ma c’è da scommettere che non ci si fermerà di certo qui. Non resta che dire…cento di questi giorni, Dylan Dog!
Andrea Ardone