di Alberto Zei
Alcuni articoli apparsi sulla stampa italiana in questi giorni, sembravano clonati con lo stesso cliché: ‘Roma è sporca e con i rifiuti arricchisce l’Austria’. Il titolo è stato estratto da un reportage della BBC la quale, con la tipica ingerenza della “perfida Albione”, sembra intenta come al solito, a seminare discordia; questa volta lo fa su un’intesa raggiunta con l’ Austria, la quale facendo ovviamente, il proprio interesse, non ha tuttavia disdegnato di porgere a Roma, una soluzione ai gravi e annosi problemi di inquinamento ambientale in cui vanamente si dibatte. Per diversi quotidiani che uscivano sorpresi e indignati con questo titolo, se di sorpresa si è trattata, questa non poteva che riguardare “l’arricchimento austriaco”. Infatti, i rifiuti traboccanti dai cassonetti e abbandonati nelle strade della capitale, non avrebbero potuto stupire alcuno, né turbare il sonno di qualche impegnato ecologista. Quindi, la notizia che ha indignato i cronisti di questi giornali, non è stata quella del degrado e della indecorosa presenza dei rifiuti nelle strade un po’ ovunque, quanto la sorpresa dell’altro aspetto della questione, ritenuto evidentemente più importante del primo.
Infatti, il senso del raccapriccio viene espresso in quegli articoli, non per la ragione che nessuna comunità laziale intende accogliere nella propria zona l’immondizia romana per essere smaltita, ma piuttosto per il fatto che questa venga trasportata in Austria. Qui un grande inceneritore regolarmente funzionante per le esigenze di questo Paese, ha anche la possibilità di ricevere le scorie inviate dall’Italia in cui i cittadini disdegnano che la medesima cosa possa avvenire con l’immondizia prodotta nel proprio territorio. Qui sta il problema, che non esiste in altri Paesi.
Ci risulta che negli ultimi due giorni ne abbiano riferito il Messaggero di Roma, l’Agi (Agenzia giornalistica Italia), il Tgcom, Roma Today, Affari Italiani, Il Giornale, Blitzquotidiano, Online news, Imola oggi, Giornalettismo, Il Comizio, Virgilio, Libero, Il Meteo.
La pretesa che lo smaltimento dei rifiuti avvenga in luogo diverso dal proprio è ormai, cosa nota e generalizzata. Per questi motivi è difficile conciliare la necessità di questo pubblico servizio che si svolge nell’ambito del medesimo territorio interessato. Infatti, ovunque sia ipotizzato un
impianto di incenerimento, si ripete la puntuale e immancabile protesta attraverso l’esercito della salvezza dei soliti benpensanti, non sempre vestiti di verde, che si agitano intravedendo spettrali ricadute di fumi asfissianti e fall-out di ceneri funeste, a breve, a medio e a lungo raggio, che comprometterebbero la salute del contesto sociale del circondario nel quale vivono.
Purché lontano – È evidente che per non incorrere in una sorta di guerriglia civile con dispiegamento di forza pubblica da una parte, e, cittadini dall’altra che insorgono per non avere in località vicine, né un inceneritore che ammorberebbe l’ aria né una discarica che inquinerebbe il terreno, la Pubblica Amministrazione deve ricorrere ai rimedi possibili, anche se onerosi. Uno di questi, assurdo quanto si vuole, ma necessario di fronte ad uno stato d’emergenza, come il luogo delle discariche, è stato quello di trovare all’estero qualcuno che sia disposto, dietro compenso economico, ad accogliere nel proprio territorio ciò che i cittadini italiani impediscono nel loro.
La questione che riguarda Roma, non si limita soltanto a questo episodio, in quanto è ben risaputo che ora in un luogo, ora in un altro, la contestazione per lo smaltimento dei rifiuti è divenuta un tema vitale, con ricorsi alla Magistratura in primo grado, in appello e così via con provvedimenti esecutivi delle Forze dell’ Ordine a seguito di sentenze.
I fuochi di casa nostra – Mentre però, questo avviene in via legale, la realtà dei fatti è che se la soluzione non si trova, smaltendo altrove ciò che non si vuole nel luogo, si ricade nell’altra condizione: quella dell’abbandono di ogni attività di pulizia che in un recente passato ha dato luogo al rimedio peggiore del male, attraverso l’incendio diretto, nelle strade e nei cassonetti di quella immondizia che doveva essere incenerita in un apposito impianto.
Ma anche la decisione di smaltire all’ estero i rifiuti, non sta bene in quanto la contestazione adesso è improntata sul fatto ritenuto inaccettabile che dopo il pagamento da parte italiana per il servizio reso, l’ Austria osi arricchirsi con la stessa spazzatura, utilizzandola come combustibile per le proprie centrali termoelettriche.
Lo stato di disdegno per questa trovata austriaca è salito in questi giorni, sulla ribalta della cronaca lamentando l’ ingiustizia che altrove i rifiuti che l’Italia non vuole tenere, possano essere utilizzati come fonte di arricchimento del benessere di altri cittadini.
Nessun beneficio per altri – A questo punto non appare poi così impensabile nell’ assurdo giro dell’immondizia che praticamente nessun contesto sociale italiano apprezza nel proprio territorio, che qualche gruppo dei soliti contestatori a fronte dello sdegno che l’iniziativa del trasloco all’estero ha creato sulla stampa, sia intenzionata a bloccare il treno del guadagno austriaco. E perché mai? Perché a tali condizioni, meglio allora tenersi la spazzatura a casa.
Con questa moralità certa stampa nostrana si duole della situazione esternando il proprio rammarico con articoli che sembrano più improntati sul rancore verso chi beneficia dei nostri scarti piuttosto che sullo smaltimento della spazzatura.
Le assurdità di certe pretese che con un po’ di buona volontà da una parte e con spirito di collaborazione dall’ altra, potrebbero essere ottimizzate a casa nostra, ottenendo con quella stessa spazzatura, proprio ciò che avviene in Austria: il risparmio dei costi di trasposto e il carburante per gli inceneritori che generano energia, ossia, “la botte piena e la moglie ubriaca”. C’ è invece chi preferisce a questo concetto …………far dispetto alla moglie.