L’Associazione Medici di origine Straniera in Italia (AMSI), insieme alla Confederazione Internazionale Unione Medica Euro Mediterranea -UMEM e al Movimento Internazionale “Uniti per Unire”, presentano le statistiche relative al numero dei professionisti della Sanità d’ origine straniera che non solo lavorano armoniosamente in Italia coi colleghi italiani, ma contribuiscono sensibilmente alla crescita economica e allo sviluppo della cooperazione internazionale del nostro Paese. Stando a quanto riportato da AMSI e UMEM, questi professionisti sono in tutto 62.000, di cui 18.000 medici, 37.500 infermieri, 2.500 farmacisti, 3.500 fisioterapisti e 500 psicologi. La maggior parte di loro lavora nelle strutture private italiane, causa l’impossibilità di partecipare ai concorsi pubblici che richiedono l’obbligo della cittadinanza italiana (privilegio, questo, di cui non tutti i professionisti in questione possono godere). I laureati d’ origine straniera che decidono di restare in Italia dopo la laurea (circa il 40% del totale dei laureati in Italia), versano regolarmente i loro contributi agli albi professionali, all’ Enpam e all’ Inps, per esercitare.
“Negli ultimi quattro anni si registra un aumento del ritorno di questi professionisti nei loro Paesi d’ origine (specialmente Libano, Giordania, Romania, Albania, e nei Paesi europei, africani e sudamericani), per motivi economici o familiari”: lo dichiara Foad Aodi, fondatore di AMSI e UMEM e membro della commissione Salute Globale della FNOMCeO (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri). “Oltre a ciò – prosegue Aodi – registriamo anche un aumento di professionisti italiani che chiedono di poter svolgere degli stage o esercitare all’estero”.
L’analisi di AMSI e UMEM conferma quanto dichiarato ieri dal Presidente dell’ Inps, Tito Boeri: il quale ha sostenuto, nella relazione annuale al Parlamento, che una forte spinta all’economia nazionale sarebbe data proprio dalla presenza degli immigrati in Italia, che pagano regolarmente le tasse e versano i contributi Inps.
“Ribadiamo”, prosegue Aodi, “come proposto nel recente manifesto #Sanitàemulticulturalismo, al quale hanno aderito centinaia di associazioni e comunità (ultime delle quali, la Federazione Nazionale Collegi Ostetriche , FNCO, e il movimento Cittadinanza Attiva), l’importanza d’ una legge europea sull’ immigrazione, che coinvolga tutti i Paesi. Legge che deve basarsi su un’immigrazione programmata, sul rispetto di diritti e doveri reciproci: attuando un censimento sulle esigenze del mercato del lavoro di ogni Paese Europeo, promuovendo la conoscenza e la cooperazione internazionale, e la creazione di nuove strutture sanitarie e nuovi servizi socio sanitari in Europa. Vogliamo costruire ponti di dialogo, non muri di chiusura come stanno facendo alcuni Paesi europei, proprio come per il caso-Austria. Crediamo, al contrario, che per sconfiggere la paura e i pregiudizi dobbiamo sostenere insieme tutte le iniziative a favore della conoscenza reciproca.
Ne è testimonianza il progetto “Lungo le rotte del corallo”, che stiamo portando avanti, coi nostri movimenti, insieme all’Associazione Culturale “OMeGA”, Osservatorio Mediterraneo di Geopolitica e Antropologia: progetto patrocinato da importanti istituzioni e realtà euro-mediterranee, e che prevede un itinerario per la pace dal 2 al 12 luglio, diviso in varie tappe nazionali e internazionali e arricchito dalle relative conferenze stampa. Dopo il lancio dell’iniziativa a Roma, si è già svolto a Cagliari, domenica 2 luglio, il primo Convegno: ora ci prepariamo a ripeterlo domani, 6 luglio, in Tunisia. L’appuntamento si terrà in mattinata presso l’ Istituto Italiano di Cultura, nella sede dell’ Ambasciata Italiana a Tunisi: alla presenza di esperti italiani e tunisini, che approfondiranno le ragioni dell’attuale crisi del dialogo mediterraneo e le possibili strategie per superarla. Vogliamo dimostrare che il Mediterraneo non è solo un cimitero a cielo aperto, ma anche un mare che unisce e non divide. Percorrerlo insieme può infondere a tutti una nuova speranza. Una nuova speranza – conclude Aodi – è anche quella portata dalla cooperazione internazionale e socio-sanitaria. Già avviata, ad esempio, tra i medici di AMSI e UMEM e i colleghi tunisini che si son recati, lo scorso anno, in delegazione dalla città di Monastir a Roma: in collaborazione con l’Ambasciata di Tunisia in Italia, il centro socio-culturale tunisino di Roma e la ASL RM4 di Civitavecchia, per costruire nuovi ponti tra i due Paesi attraverso la medicina e la sanità”.