Alla Clinica Oculistica del Policlinico “Umberto I”, qualificati relatori, con un convegno su “Aggiornamenti in patologie oculistiche”, hanno ricordato ultimamente il Prof. Mario Rosario Pannarale, scomparso pochi anni fa. Già docente di Clinica oculistica e direttore della II Clinica oculistica del Policlinico, Pannarale è stato un pioniere nella chirurgia del distacco della retina in Italia, occupandosi anche di glaucoma, cataratta e strabismo infantile: a lui si deve, tra l’altro, l’ ideazione d’ uno strumento utilizzato in chirurgia oculistica (il “vitrectomo di Pannarale”, appunto).
Dopo l’ inaugurazione d’ una lapide in memoria, e rievocazioni – da parte di colleghi e amici – della figura di Pannarale, le due sessioni mattutine si son concentrate rispettivamente su diagnostica e terapia chirurgica del distacco della retina: con l’intervento, anche (su “Chirurgia dei fori maculari”), di Luigi Pannarale, Docente di Anatomia alla Scuola di Specializzazione in Oftalmologia della “Sapienza”, dal 2003 direttore dello Studio oculistico Pannarale (nato, nel 1970, come Centro Oftalmologico Medico- Chirurgico).
Nel pomeriggio, dopo le valutazioni a lungo termine sugli esiti della chirurgia del distacco della retina fatte dal Prof. Luigi Pattavina, membro dell’ equipe della U.O.C del Reparto di Oftalmologia B del Policlinico, Roberto Grenga, Primario dello stesso Reparto, s’è soffermato sugli aspetti medico-legali della chirurgia del distacco retinico.
“Negli ultimi anni – ha precisato il Prof. Grenga, medico legale – il contenzioso medico-legale e’ aumentato, specie proprio nel settore vitreo-retina. E’ difficile avere dati esatti in questo campo: diversamente che all’ estero, dove invece, specie nel mondo anglosassone, sono disponibili statistiche aggiornate, ad uso anzitutto delle assicurazioni per stabilire l’ammontare dei premi assicurativi. Oggi gli interventi di chirurgia della retina sono saliti all’ 8% circa di tutti quelli di chirurgia oculistica; la popolazione, in Italia, sembra aver recepito l’ importanza del problema, ma nel senso, errato, che , poichè ci sono piu’ chirurghi, o comunque specialisti di oculistica, il problema stesso sia meno grave che in apparenza. Quando poi i cittadini si rendon conto che non è così, scatta la delusione: che – come in altri settori della medicina – finisce con l’ aumentare il fenomeno della “medicina difensiva” (tipico di molte società industrializzate: frutto d’un cattivo rapporto tra pazienti e medici, che spinge questi ultimi, per cautelarsi, a prescrivere ai primi valanghe di esami, spesso inutili, ma tutti a carico del Servizio Sanitario Pubblico, N.d.R.). Esiste, poi, un contenzioso anche sulla scelta del trattatmento chirurgico piu’ adatto ( se, cioè, “ab esterno” o in vitrectomia)”.
La legge Gelli-Bianco, la 24 dell’ 8 marzo 2017 (“Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie“), ha ricordato ancora il Prof. Grenga, “è stata fatta soprattutto a tutela della salute del paziente: il quale ora ha diritto ad accedere alle banche dati dei vari ospedali, ad esempio per vedere quanti interventi son stati fatti in un determinato settore (una sorta di “Freedom of Information Act” sulla sanità, diremmo, N.d.R.). Ma anche per tutelare la dignità professionale e personale di medici e altri operatori sanitari. Novità importante, rispetto anzitutto alla legge Balduzzi del 2012, è l’ esclusione della punibilità, per l’ esercente la professione sanitaria che sia incorso nella commissione dei delitti di omicidio colposo o lesioni personali colpose, qualora l’ evento si sia verificato per semplice imperizia (rimanendo cioè escluse – diversamente che nella norma precedente – le ipotesi di negligenza e imprudenza); sempre che sian state rispettate dall’ operatore le raccomandazioni contenute nelle linee-guida dettate dalle società scientifiche e dalle associazioni tecnico-scientifiche delle professioni sanitarie, o – in mancanza – le buone pratiche clinico-assistenziali (la c.d. “ars medica”).E’ una legge, quindi, senz’altro piu’ restrittiva della precedente”.
Dopo altre relazoni su vari temi (sviluppi della terapia farmacologica del glaucoma, linee-guida per la terapia della sindrome dell’ “occhio secco”, non sufficientemente idradato, per l’ oftalmologia pediatrica, ecc..), l’oculista Daniele Di Clemente s’è soffermato sui benefici della rieducazione visiva nei pazienti dislessici. “La dislessia su base visupercettiva – ha precisato il Dr. Di Clemente – è un’ alterazione della percezione visiva che colpisce relativamente spesso i bambini (attualmente il 3% della popolazione scolare, specie maschi). I quali leggono male non perchè vedano male, ma perchè , per un difetto dei parametri d’ interpretazione che nasce nel sistema magnocellulare (che controlla, nella lettura, il passaggio da una parola all’ altra), non riescono, in pratica, a decodificare bene quel che leggono. Questo disturbo può colpire anche gli adulti, e e non dipende da problemi neuropsichiatrici, ma , nel 75% dei casi, appunto da quest’ alterazione visupercettiva: che non va curata con farmaci. Ma attraverso tecniche di riabilitazione visiva: che, con la pratica di appositi esercizi ( da fare in studio oculistico, o a casa con successivi controlli, anche delle sacche oculari, che in un dislessico sono di piu’, e piu’ riavvicinate), permettano al paziente di sviluppare la capacita’ di fissazione delle parole lette, evitandone l’ affollamento, la sovrapposizione”.
Fabrizio Federici