«Abbiamo a cuore il nostro territorio e per questo ci adoperiamo costantemente da anni affinché pratiche scientifiche e buona amministrazione possano diventare efficienti per migliorare la qualità di vita di noi cittadini. Arriva la neve e con questo fenomeno atmosferico molte le domande e i dubbi. Per questo motivo abbiamo ritenuto di attivare il nostro tavolo tecnico sull’ambiente chiedendo al gruppo dei nostri esperti di rispondere ad alcuni dubbi riguardo la reale possibilità che anche la neve a Frosinone possa essere inquinata.
Le immagini che pubblichiamo sono state realizzate al microscopio elettronico e riprese con diverso ingrandimento e diversa illuminazione artificiale (la foto denominata “natura1” sfrutta la sorgente di luce naturale proveniente da una finestra del laboratorio, mentre quella denominata “polo 1” sfrutta la luce polarizzata generata da una sorgente artificiale presente nello stesso) dallo stesso gruppo di esperti ambientali della Rete La Fenice, il 26 febbraio 2017 a Frosinone.
Da queste immagini si vede chiaramente come all’interno dei fiocchi sia presente il particolato atmosferico -macule nere su fondo bianco – testimonianza di come anche la neve abbia un livello di inquinamento paragonabile a quello delle polveri sottili presenti nell’aria del nostro capoluogo ciociaro. Certamente la precipitazione nevosa come quella piovosa contribuisce, in modo rapido, ad abbattere al suolo tutte quelle particelle sospese nell’aria che invece di finire nelle nostre vie respiratorie e nei polmoni cadono rapidamente sulla terra. In tal modo diminuisce l’inquinamento atmosferico a discapito però dello stesso suolo rimanendo, purtroppo, il bilancio globale (aria+ suolo) immutato. Va precisato che il degrado al suolo è più efficiente di quello aereo perché il contatto col terreno permette un filtraggio più veloce rispetto a quello che avviene nell’atmosfera.
Una volta caduto il particellato raggiunge l’orizzonte eluviale di superficie e, attraverso un complessa catena di processi chimico-fisici, entra nell’apparato radicale delle piante e quindi nella catena alimentare di uomini ed animali. Tutto questo processo non ci conforta né ridimensiona le problematiche riguardanti la fonte dell’inquinamento e degli inquinanti. Rimane immutata la volontà di guardare oltre i limiti di chi governa questi entroterra. Abbiamo il diritto di vivere dignitosamente limitando al massimo i danni alla salute che derivano da cause umane e di mala gestione politica.
Guardare il futuro ed agire pratiche scientifiche ed innovatrici a costo zero ci permetterà di fare il salto di qualità che ci è dovuto. Per questi motivi si chiede agli amministratori locali di attivare nell’immediato un controllo che non si limiti alle sole centraline ma individui le sorgenti primarie dello stesso inquinamento atmosferico, questo per qualificare i dati delle stesse (che ad oggi risultano essere solo cumulativi) e per agire in modo mirato verso quelle sorgenti inquinanti che ne sono la causa».
Giuseppina Bonaviri