«Sentiamo da settimane parlare di ipotetiche centraline di rilevamento dati inquinamento atmosferico a Frosinone che sarebbero state attivate direttamente da associazioni ambientalistiche locali per monitorare le PM5 e PM1 della città. Crediamo fortemente che il rinnovamento ed il cambiamento debba partire sempre dal basso e da una sana governance che, controllando tutte le attività di quotidiana amministrazione di enti e Comuni, possa garantire a questi ultimi di viaggiare sempre a favore del bene comune.
La notizia, se veritiera, ci rassicurerebbe però solo per alcuni aspetti considerato che le criticità ambientali del territorio sono ormai diventate enormi voragini dovute all’incuria dei cattivi governi che vengono da lontano e troppo distratti da cause secondarie. Tutto questo a discapito della salute dei cittadini, soprattutto quando non siano regolate da protocolli idonei e da cronoprogrammi di prevenzione primaria.
Se, dunque, da una parte l’intento appare lodevole dall’altra mette in evidenza una serie di dubbi di natura squisitamente dottrinale che vanno evidenziati per amore della certezza scientifica, che da sempre la nostra Rete ha a cuore.
Ci chiediamo quali i criteri di scelta dei punti del capoluogo da monitorare; quale la strumentazione più idonea da utilizzare rispetto al sito scelto e come questa sarà tarata; con quale cadenza verranno letti i dati e chi li rileverà ed elaborerà. Ci si domanda ancora come sulla scelta dei siti ipotizzati possa incidere il flusso dell’aria nella città e come e chi la misurerà; quali saranno le ulteriori misurazioni del gradiente termico verticale utilizzate in queste zone verosimilmente monitorate e da quale gradiente potrà dipende la persistenza e la gravità dell’inquinamento. Si possono dare risposte metodologicamente e rigorosamente ad hoc a questi quesiti fondamentali ?
Ci pare, che non bastino solo degli specialisti sanitari, se pur molto volenterosi e ben predisposti, ad affrontare delle problematiche tanto complesse perché, come risaputo, nel campo delle misurazioni atmosferiche necessitano intere equipe specializzate di alto livello, composte da diverse formazioni professionali e con requisiti tecnici certificati.
Viene spontaneo, allora, farsi alcune ulteriori domande come quelle che riguardano la costituzione del gruppo di lavoro preposta a supervisionare scientificamente le attività preventivate e i dati che emergono dalle analisi eseguite (tra cui non dovrebbero mancare studi sulla fluidodinamica atmosferica che rappresenta una tra le branche fondamentali e obbligate per questa tipologia di operazioni o ancora quelle derivanti dal campo della chimica ambientale). Chi presiede e chi opera le necessarie sponsorizzazioni, quale la provenienza della liquidità immediata investita? Chi gestisce gli esercizi di controllo oltre agli organismi di legge insiti? Non da ultimo, come questi studi potranno essere diretti a finalizzare un abbattimento reale dell’inquinamento nella città, obiettivo ovvio da raggiungere nel medio termine?
Dunque, non può bastare aggiungere dati incompleti ai tanti già esistenti sul mercato. Se non si individuano, poi, le sorgenti inquinanti (provenienza, quantità, circolazione, venti) non sarà mai possibile determinare un abbattimento delle polveri sottili in questa tanto meravigliosa e tanto maltrattata terra ciociara con tutti i conseguenti danni per il rilancio dell’economia reale, della vivibilità, del turismo ma soprattutto della qualità di vita e salute di intere generazioni future».
Giuseppina Bonaviri