Descritti spesso come dei “lager” in cui gli animali sono sottoposti alle peggiori sofferenze.
Ma cosa si intende con il termine “intensivo”? E sono davvero il male che tutti pensano?
Decine di miliardi di animali allevati e uccisi ogni hanno negli allevamenti a scopo alimentare.
Non ci limitiamo a farli nascere, crescere e morire. Anni di incroci e selezioni genetiche ci hanno permesso di adattare le loro caratteristiche fisiche alle nostre esigenze, a discapito del loro benessere e della loro stessa sopravvivenza. In pratica, li abbiamo trasformati in macchine.
E non sono solo gli animali a soffrire a causa degli allevamenti intensivi; anche la nostra salute viene messa a rischio. Gli allevamenti intensivi favoriscono la trasmissione di malattie e le mutazioni degli agenti patogeni in ceppi più pericolosi.
Il Parlamento europeo ha votato oggi una normativa che vieta l’abuso degli antibiotici negli allevamenti. Secondo CIWF, membro dell’Alleanza per Salvare i Nostri Antibiotici (The Alliance to Save our Antibiotics[i]), si tratta di una importante vittoria per il benessere degli animali e la salute dei cittadini europei, che arriva dopo anni di campagne di sensibilizzazione sull’argomento.
Questo storico voto[ii], che dovrà essere confermato dal Consiglio dell’Unione europea, vieta l’uso di massa e su gruppi di animali a partire dal 2022.
L’abuso degli antibiotici è stato dilagante negli ultimi decenni negli allevamenti per compensare le scarse condizioni di benessere degli animali. Questo, insieme con il sovraffollamento, favorisce lo sviluppo di batteri resistenti che possono infettare anche le persone.
Le condizioni d’allevamento nei sistemi intensivi, in cui gli animali vivono ammassati in spazi ristretti, favoriscono la trasmissione di malattie e le mutazioni degli agenti patogeni in ceppi più pericolosi. Uno studio recente effettuato nel Regno Unito ha constatato che gli allevamenti di galline in batteria sono sei volte più suscettibili degli altri tipi di allevamento di essere infettati dal ceppo di Salmonella più spesso associato alle intossicazioni alimentari. Le malattie di origine alimentare come quelle veicolate da E. coli e Salmonella provocano delle gastroenteriti e possono, nei casi estremi, portare alla morte.
«Più del 75 % dei polli in Europa soffrono di infezioni da Campylobacter, una causa comune di intossicazione alimentare. (Fonte: Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, 2010)»
Con migliaia di animali ammassati in luoghi chiusi, questi allevamenti intensivi sono suscettibili di creare tutta una gamma di agenti inquinanti. Queste sostanze inquinanti possono danneggiare al tempo stesso l’ambiente naturale, gli animali e le piante.
Nel 2006, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) ha descritto l’allevamento intensivo come uno dei fattori che maggiormente contribuiscono ai più gravi problemi ambientali attuali.
I metodi di allevamento più tradizionali sono spesso efficaci per trasformare l’erba e certe deiezioni in alimenti utili per il bestiame. Il modello di allevamento “crescita rapida, rendimento elevato” è invece molto meno efficace, perché utilizza delle quantità considerevoli di cereali e di soia ricca di proteine per rispondere alle necessità alimentari degli animali. Le colture di cereali ricevono quantità massicce di pesticidi e di fertilizzanti ricchi d’azoto e fosforo per stimolarne la crescita, ma una gran parte di questi prodotti può diffondersi nei terreni e nelle falde freatiche.
Problematica ambientale dell’allevamento intensivo che riguarda il rischio di inquinamento delle acque superficiali e di falda da parte degli spargimenti dei reflui, soprattutto azoto/nitrati e fosforo, con i conseguenti fenomeni di eutrofizzazione.
I nitrati sono presenti anche nei fertilizzanti utilizzati nelle coltivazioni intensive che richiedono alti tassi di azoto. Se la concentrazione di nitrati nel terreno raggiunge livelli elevati, questi non vengono trattenuti dal terreno e possono essere facilmente dilavati e inquinare le falde (lisciviazione dei nitrati). Guardando i grafici estrapolati dalla ricerca dell’ISPRA uscita nel 2015 riguardo “La contaminazione da nitrati nelle acque” si nota che i valori più alti di nitrato presenti nelle falde sono di origine zootecnica.
Quindi per la salvaguardare di tutti gli esseri viventi è urgente attivarsi subito. Lo dicono i massimi esperti ambientali: dal riscaldamento climatico all’acidificazione dei terreni il nostro pianeta è in pericolo. E se i governi o le aziende coinvolte in questo ecocidio non prendono provvedimenti seri nei prossimi anni, avremo grosse ripercussioni ambientali e sociali.
Come documentato dai dati anche in Italia l’inquinamento prodotto dagli allevamenti è rilevante e la migliore azione che possiamo fare già da oggi per salvare il pianeta è abbandonare un’alimentazione basata sul consumo di animali.