Gli effetti collaterali del glifosato li conosciamo ormai da tempo. La IARC (International Agency for Research on Cancer) ha definito questo diserbante come l’erbicida più cancerogeno per l’uomo, inquadrandolo nel gruppo 2° in relazione alla pericolosità per la salute umana.
E mentre ci sono paesi come l’Austria che lo vietano per legge altri ancora ne incentivano l’uso a aggiungendo nuovi prodotti agrochimici con livelli di tossicità alta, come ad esempio il Brasile.
Si tratta di una scoperta parecchio spiacevole anche per la multinazionale Nestlè che non pensava ci fosse tanto pesticida nella materia prima che produce Nescafè e Nespresso che dichiarano di monitorare attivamente i residui chimici, incluso il glifosato, nel caffè verde che acquistano.
Ma questo programma di monitoraggio ha dimostrato che in alcune forniture i livelli di residui chimici sono vicini ai limiti definiti dalle normative.
I controlli sono più serrati per l’Europa, la Malesia e l’Australia dove i limiti consentiti sono molto ristretti rispetto ad altri paesi.