La nuova ondata di pandemia da COVID-19 alla quale stiamo assistendo in queste settimane sta di nuovo impattando sulle strutture sanitarie e sulle case di risposo per anziani con conseguenze straordinarie sulle richieste di infermieri e personale medico e di laboratorio. In questi giorni stiamo assistendo ad un aumento esponenziale delle richieste di infermieri e profili sanitari come tecnici di laboratorio e OSS dovuto anche all’aumento dei nuovi posti di terapia intensiva che secondo dati ufficiali saranno 3500 che si aggiungono ai 6.960 già attivati dalle Regioni e ai 4225 in terapia subintensiva cosi come previsto dal Decreto Rilancio. In modo particolare, oltre alle strutture ospedaliere, tornano a soffrire le RSA e le case di cura per anziani. La gestione delle tante richieste di personale sanitario comporta uno sforzo notevole ed è difficile soddisfare tutte le richieste tanto che il paese è di nuovo in emergenza. Analogamente a quanto capitato nella prima fase della crisi pandemica, la carenza di personale per le strutture sanitarie sta avendo conseguenze anche sulla situazione nelle RSA.
Solo nell’ultimo mese la divisione Sanità di Orienta – una delle principali Agenzie per il lavoro italiane – ha dovuto far fronte a oltre 1.000 richieste di personale sanitario, per diverse regioni d’Italia, di cui circa 600 infermieri, 300 OSS, 50 tecnici di laboratorio e numerosi assistenti Sanitari. E le richieste continuano ad arrivare. La diffusione del coronavirus, che a differenza della prima ondata si è allargato a tutte le regioni d’Italia, con un forte impatto in alcune regioni del Sud, fa prospettare un costante aumento delle richieste di tali figure perlomeno a breve termine con il rischio di laaciare larghi vuoti negli organici.
“La nostra attività negli ultimi giorni è aumentata esponenzialmente con numeri molto superiori a quelli tipici delle richieste in situazione di normalità – spiega Filippo Bruni, responsabile Divisione Sanità di Orienta- La problematica principale che ci troviamo di fronte è quella di reperire infermieri a fronte di un aumento delle richieste dovute anche alla diffusione su tutto il territorio nazionale dell’emergenza, a differenza di quanto accaduto nella prima ondata. Le Agenzie per il lavoro sono abituate a lavorare anche in tempi molto stretti per far fronte ad esigenze di flessibilità del mercato del lavoro che prevedono picchi di richieste di figure professionali da soddisfare in modo immediato e professionale e questo modus operandi è certamente un vantaggio in contesti critici come quello attuale. Tuttavia, dobbiamo prepararci ad una richiesta di personale di grande impatto in queste settimane con il rischio di non riuscire a soddisfare tutte le richieste. La carenza di personale infermieristico non risparmia alcun ambito, investendo a pieno Ospedali, Case di Riposo e Case di Cura. Particolarmente critica è la situazione nelle Case di Riposo che sono già in piena emergenza”. Le case di riposo in Italia sono circa 7.500 e sono in costante crescita visto il trend di invecchiamento della popolazione e la contestuale e crescente affermazione dell’assistenza degli anziani, soprattutto non autosufficienti, al di fuori del perimetro familiare. In un decennio le strutture di assistenza agli anziani sono cresciute del 40% e i posti letto, nel solo settore privato, sono passati da 159mila a oltre 224 mila. In totale 7 posti letto su 10 sono gestiti dal privato. Tenuto conto che i non autosufficienti over 65 sono oltre i 2,8 milioni e che si prevede che nel 2030 raddoppieranno, è facile intuire il fabbisogno costante di infermieri in questo settore, fortemente acuito in questo periodo di emergenza pandemica