“Insieme contro l’AIDS e l’Epatite” – Prosegue il giro nelle piazze periferiche della Capitale del Lab Mobile per screening gratuiti per HIV e HCV. Appuntamento sabato 5 dicembre dalle 9 alle 13 nel quartiere di Primavalle presso lo Studio Polimedico Solidale di Piazza Alfonso Capecelatro 11/13. Nelle prossime settimane, il Lab sarà nel quartiere romano di San Basilio e a metà dicembre a Bologna, Padova, Venezia.
Oggi alla parola “virus” si associa la pandemia di Covid-19 in corso, ma esistono altri virus che continuano a mietere vittime, nonostante si abbiano validissimi strumenti per fronteggiarli. Due casi emblematici sono HIV ed HCV. L’HIV ha la sua naturale conseguenza nell’AIDS, mentre l’HCV porta all’Epatite C, che può provocare cirrosi o all’epatocarcinoma (tumore del fegato). L’HCV è possibile eradicarlo definitivamente con un trattamento gratuito, di poche settimane, senza effetti collaterali. L’HIV oggi si può controllare, garantendo al paziente una qualità di vita molto simile al resto della popolazione, e si può ridurre la viremia fino ad azzerarne il rischio contagio. Il problema resta nella difficoltà di scovare il “sommerso” di questi due virus, ossia coloro che ne sono affetti ma inconsapevoli. Per questo si moltiplicano le iniziative volte a sensibilizzare in tal senso, come il Lab Mobile per gli screening di HIV e HCV per la campagna “Insieme contro l’AIDS e l’Epatite”. L’iniziativa, realizzata con il contributo del Pontificio Consiglio per l’Evangelizzazione, con il contributo non condizionato di Gilead Sciences, in collaborazione con la Caritas in Toscana e i volontari del Cuamm in Veneto, e con la richiesta di patrocinio del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità, è promossa dalle società scientifiche SIMG – Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie con il patrocinio anche della SIMIT – Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali e dell’AISF – Ass. Italiana per lo Studio del Fegato e di Fondazione The Bridge. Partito da Firenze lo scorso 4 novembre, il Lab ha svolto le sue prime tappe operative a Roma nei quartieri periferici Borghesiana e Tor Bella Monaca.
Gli obiettivi dell’iniziativa – “Lo scopo del Lab è quello di sensibilizzare la popolazione sui corretti atteggiamenti di prevenzione per le malattie infettive, di informare su quelli che sono i rischi concreti e di effettuare screening per verificare la presenza di questi virus. A bordo, personale specializzato per effettuare gli esami clinici per scoprire il “sommerso” per Epatite C e HIV” ha dichiarato Loris Pagano della SIMG di Roma.
“Vogliamo informare sui rischi che si corrono con determinate infezioni – spiega il Prof. Cricelli, Presidente SIMG – coinvolgendo soprattutto le fasce più deboli della popolazione, e proporre le nostre strategie nei confronti dei virus. Gli screening e le diagnosi per HIV e HCV sono particolarmente urgenti e rilevanti, in quanto questi virus si manifestano quando l’infezione è molto avanzata. Per evitare questi sviluppi, serve una diagnosi precoce che permetta di intervenire tempestivamente. Nel caso dell’Epatite C, i moderni farmaci permettono di eradicare il virus in tempi rapidi, in maniera definitiva e senza effetti collaterali. Laddove si individuassero soggetti affetti da queste infezioni, si adotterà il linkage-to-care, la presa in carico del paziente che verrà sottoposto ai trattamenti specifici”.
“In base alle disposizioni del Ministero della Salute su interventi di prevenzione, investimenti sulle cure e campagne di informazione sull’Epatite da HCV, l’obiettivo principale di ogni iniziativa diventa quello di trovare il modo per far emergere il sommerso dei portatori del virus – dichiara Ignazio Grattagliano, Presidente SIMG della sezione di Bari e referente SIMG per l’area epatologica – L’impresa non è semplice, in quanto la maggior parte di questi pazienti non sviluppa sintomi e dunque è difficile da identificare. Per individuarli è necessaria una stretta interazione tra il mondo scientifico, sanitario e politico, sia a livello centrale che periferico (regionale), con l’attivo coinvolgimento delle strutture mediche territoriali, della Medicina Generale e dei centri prescrittori. In Italia ci sarebbero circa 280mila portatori di HCV non ancora diagnosticati. La presa in carico e il trattamento di questi pazienti richiede una politica di test&treat semplice a partire dalle procedure di screening fino alla fornitura dei farmaci anche al di fuori dei centri prescrittori (Ser.D., carceri, centri territoriali, Medicina Generale). Da queste considerazioni prendono spunto le riflessioni sul corretto screening di coorti della popolazione ed estensione dell’attenzione a tutte le key populations, ricordando che oggi la terapia specifica è permessa a tutti i portatori del virus indipendentemente da età e stadio di malattia.
“Per raggiungere quell’immensa periferia urbana, sociale, sanitaria rappresentata dalle fasce più marginali e disagiate, che forniscono il principale serbatoio di numerose malattie infettive tra cui l’HCV, non è più pensabile programmare una medicina basata sulle attività di studio medico – dichiara Alessandro Rossi, responsabile SIMG per le malattie infettive – Gli studi di Medicina Generale rappresentano il luogo di cura e presa in carico delle cronicità, ma anche luoghi di prevenzione (si pensi alle vaccinazioni). La medicina di prossimità (intesa in senso etimologico: il posto più vicino) deve invece trasferire, fisicamente e professionalmente, le cure a tutti i soggetti che, per barriere sociali, etniche, linguistiche e infine spesso per la mancanza di regolarizzazione sanitaria, non accedono agli studi medici. Questo è il motivo di fondo dell’iniziativa”.
Anna Rita Santoro