Roma, 9 marzo 2022 – “Ho fatto mia con una mozione, che mi auguro di poter presentare quanto prima in Consiglio, la richiesta lanciata dall’Associazione Luca Coscioni affinché i servizi sanitari regionali non siano impreparati davanti alle domande di chiunque voglia seguire le procedure indicate dalla Corte Costituzionale, con la sentenza n. 242/2019 che consente il diritto di accedere alla morte medicalmente assistita, tramite la pratica del ‘suicidio assistito’. Possiamo evitare di rimanere impreparati lasciando imbrigliati in percorsi burocratici quei cittadini che hanno diritto ad un fine vita dignitoso e che decidono di porre un termine a sofferenze non più sopportabili.
Per questo motivo ho ritenuto di dover presentare una mozione affinché la Regione Lazio si attivi tempestivamente per predisporre tali procedure ed evitare che si ripetano altri calvari, come quelli di Mario, un malato tetraplegico che ha dovuto attendere quasi un anno e mezzo prima di ottenere ragione dalla regione Marche. Un periodo troppo lungo, nel corso del quale ha sostenuto battaglie giudiziarie dispendiose di energie che hanno ulteriormente aggravato il suo stato di salute”
Lo dichiara Francesca De Vito, consigliera al gruppo misto della Regione Lazio
“La sentenza n. 242/2019 della Corte Costituzionale, riferita al caso Cappato-DjFabo, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale in riferimento ad una parte dell’art.580 del codice penale, aprendo al diritto di decidere legalmente sul proprio fine vita, in determinate e precise condizioni. Già dal 2017 – sottolinea la consigliera – la legge italiana consente di rifiutare le cure procedendo ad una sedazione profonda con lo scopo di alleviare le sofferenze e autorizzando di fatto una forma di eutanasia passiva. Un consenso alla sospensione che può essere fornito anche attraverso disposizioni redatte prima di una eventuale incapacità. Infine, nel mese di novembre del 2021, il Ministero della Salute è intervenuto con precise informazioni nei confronti delle Regioni, anche con la conferma dei compiti dei Comitati Etici previsti per legge, per dare attuazione a quanto indicato dalla Corte Costituzionale, offrendo alle persone che sono affette da patologie irreversibili e che provocano sofferenze intollerabili, di accedere al suicidio medicalmente assistito così come indicato dalla sentenza.
Non stiamo inoltre parlando di qualcosa che rimane avulso dalla volontà dei cittadini italiani, più di un milione sono state le firme per richiedere un referendum che consentisse di accelerare la possibilità di procedere con l’eutanasia legale nel nostro Paese, in attesa di una tanto agognata legge sul fine vita che sarebbe un atto, a mio parere, dovuto e di estrema civiltà.
La Regione Lazio ha l’opportunità di essere tra le prime regioni a districare i grovigli burocratici predisponendo quelle procedure necessarie, per altro già indicate, che avrebbero un impatto importante sulla dignità dei suoi cittadini qualora si volesse porre fine a sofferenze non più sopportabili. Serve infine farsi portatori nelle idonee sedi istituzionali – conclude De Vito – affinchè si porti avanti una legge sul fine vita completa e non discriminatoria, che vada a perfezionare il quadro legislativo, disegnato solo in parte dalla sentenza della Corte Costituzionale. Almeno per una volta, cerchiamo di rispettare la volontà dei diretti interessati e attiviamoci subito.
Piero Santarelli
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