ROMA – La giornata che doveva segnare un passo avanti decisivo per la sanità italiana si è trasformata in un nuovo stallo.
I nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), attesi per sette anni, sono stati bloccati dal Tar del Lazio in seguito a un ricorso presentato da associazioni di categoria. La decisione rischia di congelare l’accesso a prestazioni sanitarie innovative che il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) avrebbe dovuto garantire gratuitamente.
Cosa sono i LEA e cosa prevedeva il decreto
I LEA rappresentano quelle prestazioni sanitarie che il SSN è obbligato a offrire gratuitamente ai cittadini, seppur con i noti problemi di liste d’attesa. Il decreto approvato dal Ministero della Salute includeva un aggiornamento atteso da oltre 20 anni, comprendendo nuove prestazioni come:
- Procreazione medicalmente assistita
- Diagnosi e terapie per la celiachia
- Protesi di arti a tecnologia avanzata
- Pillola con telecamera per l’apparato gastrointestinale
- Consulenze genetiche e adroterapia per il cancro
- Apparecchi acustici digitali e attrezzature per la domotica
Tra le novità, il decreto proponeva anche l’aggiornamento delle tariffe per circa 3.000 interventi, con un costo stimato di 502 milioni di euro per le visite specialistiche ambulatoriali e 47 milioni per le protesi.
Perché il Tar ha bloccato i LEA
Il Tar del Lazio, accogliendo il ricorso presentato da associazioni di ospedali e laboratori privati, ha sospeso il decreto del Ministero. Le principali motivazioni sono:
- Tariffe inadeguate: molte delle nuove tariffe risultano inferiori a quelle precedenti, rendendo insostenibile per i privati accreditati l’erogazione delle prestazioni.
- Carenza di urgenza: l’adozione del decreto, dopo 20 anni di attesa, ha privato la norma del carattere di necessità e urgenza, fondamentale per bypassare i lunghi iter burocratici.
- Problemi giuridici: il ricorso evidenzia una valutazione incompleta dei costi produttivi e delle esigenze operative delle strutture sanitarie.
Il giudice monocratico ha fissato al 28 gennaio 2025 l’udienza collegiale per una decisione definitiva. Nel frattempo, il decreto resta sospeso.
Le reazioni delle associazioni
Associazioni come UAP, Federanisap e Aiop hanno accolto con soddisfazione il blocco. In una nota congiunta, hanno sottolineato che il nuovo tariffario avrebbe comportato tagli fino al 70% per le prestazioni, penalizzando non solo i privati ma anche gli ospedali pubblici in difficoltà finanziaria, soprattutto nel Centro-Sud.
Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), ha commentato che il problema principale è sempre lo stesso: la mancanza di risorse.
“Se il pubblico rimborsa una visita specialistica 20 euro, quando nel privato ne costa molte di più, è inevitabile che gli operatori cerchino alternative al SSN. La sanità ha bisogno di investimenti immediati per garantire un sistema sostenibile.”
Secondo Anelli, i tagli principali nel tariffario riguardano analisi e visite specialistiche, con un impatto diretto sui privati accreditati che rischiano di non rientrare nei costi.
Un caos anche informatico
Oltre allo stop delle nuove prestazioni, il decreto ha causato problemi tecnici: molte ASL avevano già aggiornato i sistemi con le nuove tariffe e ora devono tornare a quelle vecchie. Questo ha portato al blocco di alcune prestazioni, creando disagi per medici e pazienti.
Il futuro dei LEA
Le associazioni promotrici del ricorso confidano che il Ministero della Salute intervenga per correggere il decreto e adeguare le tariffe.
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