Matteo Salvini, ai microfoni della trasmissione ˊ24 Mattinoˋ di Radio 24, attacca duramente l’Unione europea.
Il segretario lombardo del Carroccio, dopo aver giudicato negativamente l’operato del governo Letta, in particolare modo il posticipo dell’aumento dell’Iva da lui descritto come “una presa per il culo”, ha dichiarato: ” Ormai le decisioni passano sempre meno da Roma e partono sempre più da Bruxelles, quindi se devo scegliere il mostro, però quello pericoloso, in giacca e cravatta, alla quarto Reich del 2000, è a Bruxelles. Il nemico pubblico numero uno che vorrebbe condizionarci e ci vuole tutti quanti più poveri sta a Bruxelles, non tanto a Roma. Ed è molto più cagnesco e pericoloso. C’è un preciso disegno per toglierci libertà, possibilità di lavorare, dignità. I mali sono moneta unica, Europa unica, pensiero unico. Bruxelles è la sede di tutte le istituzioni bancarie finanziarie che ci stanno togliendo la produttività. Quando all’Italia chiudi l’agricoltura, l’allevamento, la pesca, quando a un Paese togli produzione e ricchezza, quel Paese diventa schiavo. Io veramente sono preoccupato perché i nuovi nazisti stanno là e decidono da là”.
Gli stessi concetti erano stati pronunciati nei giorni scorsi durante il congresso dei Giovani Padani dove Salvini aveva lanciato il nuovo grido di battaglia: “Una lega compatta, concreta e cattiva è l’unica speranza di far saltare il Quarto Reich, la Moneta Unica e l’Europa Unita. Pronti alla battaglia, pronti alla galera se necessario. Uniti si può vincere! Siamo disposti a qualche giorno di galera per le nostre battaglie? A me piacerebbe. Ci vogliono uguali, omologati: perché se sei uguale, sei più controllabile. A cosa servono le Prefetture? Smontiamole! A cosa serve l’ufficio della Commissione europea a Milano? Andiamo a smontarlo, andiamo a prenderci una sedia, una scrivania, è roba nostra, portiamocela via! Se dovremo disubbidire per abolire i ticket o abolire i bolli auto, saranno i nostri governatori a dover disubbidire. In prima linea dovranno esserci quelli che hanno incarichi: i parlamentari, i presidenti, i sindaci e i segretari. Se ci sarà da rimetterci qualcosa ce la rimetteremo. Iniziamo a dire di no”.
Ernesto De Benedictis