Roma, 2 ottobre 2013 – Il governo Letta incassa la fiducia a Palazzo Madama con 235 voti a favore e 70 contrari. Nelle file del Popolo della libertà hanno votato no: Alessandra Mussolini , Manuela Repetti, Sandro Bondi, Francesco Nitto Palma, Remigio Ceroni e Augusto Minzolini.
Il presidente del Consiglio Enrico Letta, al termine di una giornata agitata e drammatica, ha iniziato il suo discorso per la richiesta del voto di fiducia all’Aula con le seguenti parole: “L’Italia corre un rischio irrimediabile e fatale. Sventarlo dipende da noi e dalle scelte che assumeremo in aula, dipende da un si o da un no. La crisi significherebbe di nuovo rinviare i tanti problemi concreti del paese. Serve un nuovo patto per una nuova maggioranza. Gli italiani ci urlano che non ne possono più di sangue e arena, di politici che si scannano e poi non cambia niente”, ha proseguito poi con la vicenda Berlusconi e con la questione della riforma della politica dicendo: “La nostra repubblica democratica si fonda sullo stato di diritto che si basa sul principio di legalità, dove le sentenze si rispettano e si applicano, fermo restando il diritto intangibile alla difesa, che va riconosciuto a ogni cittadino e senatore, ma senza trattamenti né ad né contram personam. Oggi in poco tempo possiamo riformare la politica: i provvedimenti sono all’esame del Parlamento, se rapidamente discussi faremo una svolta con la pubblica opinione. Il tempo di attesa è scaduto. Il comitato dei saggi ha completato una bozza di riforma equilibrata e ambiziosa senza golpe o stravolgimenti della carta costituzionale: ci sono le condizioni di chiudere in anticipo e completare un percorso di riforma in dodici mesi da oggi. Il nostro obiettivo dichiarato da tempo è l’aumento di un punto di Pil nel 2014 e spero che la legge di stabilità sia l’occasione per dimostrare che il cambiamento è in atto ma senza arretrare nel risanamento della finanza pubblica. Coraggio e fiducia è quello che vi chiedo. Mi appello al parlamento tutto, dateci la fiducia per realizzare gli obiettivi. L’Italia può arrivare forte e credibile al 2014, ma non c’è influenza senza credibilità, stabilità politica e obiettivi chiari. Abbiamo il dovere di restituire ai nostri figli la speranza”.
Alla fine del discorso è arrivato il colpo a sorpresa di Silvio Berlusconi che ha preso la parola al posto del capogruppo Schifani ed ha annunciato, ribaltando tutte le ipotesi della mattinata : “Abbiamo ascoltato il presidente del Consiglio, il suo impegno sul contenimento della pressione fiscale, la riduzione delle imposte sul lavoro, il suo impegno circa il richiamo della Corte Europea per la responsabilità civile dei magistrati. E dunque mettendo insieme tutte queste aspettative e il fatto che l’Italia ha bisogno di un governo che faccia le riforme strutturali, abbiamo deciso, non senza interno travaglio, di esprimere un voto di fiducia”.
Ernesto De Benedictis