Una grande vittoria quella del sindaco di Firenze alle primarie del Pd 2013.
Matteo Renzi ha doppiato con il 68% di preferenze gli altri due candidati: Gianni Cuperlo, fermo al 19%, e Pippo Civati, bloccato al 15%.
L’affluenza è stata molto alta, sono infatti andati a votare più di 3 milioni di elettori. Un risultato al di sopra delle aspettative che permette al rottamatore di conquistare la segreteria del partito e fare gli annunciati cambiamenti senza bisogno di scendere a compromessi con nessuno.
Il neo segretario, ieri subito dopo la vittoria ha dichiarato: « Oggi voi elettori ci avete dato l’idea che la passione, la partecipazione contano più di tutto. Stasera sono orgoglioso di voi. Io stasera metto la fascia di capitano di questa squadra. Una grande conquista ma proprio oggi che abbiamo vinto dobbiamo pensare a tutte le volte che abbiamo perso, a chi vive la difficoltà del fallimento nella crisi economica, pensiamo che la vittoria più bella è quella di chi cadendo si rialza. Ora dobbiamo dimostrare di saper vincere. Tocca a noi, alla nostra generazione e non faremo a meno dell’esperienza degli altri. Tocca a noi guidare la macchina, a noi che siamo cresciuti in un mondo senza istituzioni internazionali a noi che siamo cresciuti in un mondo privo di politica. A noi che abbiamo conosciuto l’euro ma non l’Europa. Tocca a noi e noi stasera siamo qui per dire che non ci tiriamo indietro.
Abbiamo ricercatori curiosi, anziani saggi, giovani intelligenti ma la peggiore classe dirigente che vive la parola stabilità come un pretesto per rimanere immobili. Bisogna da oggi sapere che niente è dato per scontato. Non si vince per prendersi una rivincita o togliersi una soddisfazione, si vince perché l’Italia ha bisogno di noi e se non ne siamo consapevoli rischiamo di perdere la più grande delle occasioni.
Qualcuno mi ha detto che vincere è una parola fascista. Rifiutare il vincere significa rifiutare il contatto con la gente ma per vincere bisogna dire cose nette. Abbiamo detto che se dopo la sentenza della Corte Costituzionale ci fosse qualche politico di lungo corso che ha brindato , bene quel brindisi gli è andato di traverso. Ai teorici dell’inciucio diciamo che vi è andata male, il bipolarismo è salvo.
Noi stiamo cambiando i giocatori ma non il gioco. Stiamo cambiando un gruppo dirigente del centrosinistra. Non vorrei essere ingeneroso, tante sfide belle sono state vinte, tante partite sono state giocate. Ma arriva un momento in cui non serve più sentire la loro storia, è arrivato il momento di scrivere la nostra storia».
Ernesto De Benedictis