ROMA – A poche ore dall’approvazione da parte Consiglio dei ministri di un testo sulla riforma del Senato si manifestano già i primi dubbi. A esprimere perplessità è soprattutto il presidente di Palazzo Madama Pietro Grasso che vuole che “almeno una quota dei senatori siano regolarmente eletti per evitare il rischio che possano ridursi gli spazi di democrazia diretta”.
Incertezze alle quali replica oggi al Tg2 Matteo Renzi affermando: “La musica deve cambiare, sulle riforme il governo non molla. I politici devono capire che se per anni hanno chiesto di fare sacrifici alle famiglie ora i sacrifici li devono fare loro. Ecco perché diciamo via le province, ecco perché la nuova riforma elettorale, ecco perché domani il governo presenterà il ddl costituzionale che dice basta al Senato che conosciamo adesso. E quindi riduzione del numero dei parlamentari, il più alto d’Europa, semplificazione del processo legislativo e dei poteri tra le Regioni e lo Stato. Il vero modo per difendere il Senato non è una battaglia conservatrice, ma difendere le riforme che stiamo portando avanti. Mai più bicameralismo perfetto. Il modello che proponiamo rispetta la Costituzione. La nostra proposta dice basta con il Senato come lo conosciamo adesso e porta alla semplificazione del processo legislativo”.
“C’è massimo rispetto nei confronti del presidente Grasso ma abbiamo preso un impegno nei confronti dei cittadini che hanno diritto al cambiamento. E’ ora di cambiare pagina. Lo so, queste cose creano polemiche e tensioni, qualcuno si tira indietro. Ma il punto centrale è che su questa linea il governo non molla. Pertanto si andrà avanti per un Senato non più elettivo, altrimenti sarebbe una presa in giro nei confronti degli italiani”: ha aggiunto il premier.
Nella trasmissione pomeridiana ‘In mezz’ora’ Grasso ha ribadito: “ La mia non è una compagna conservatrice. Io sono il primo che vuole eliminare questo tipo di Senato. Ma il Senato proposto nella bozza di riforma del governo è una contraddizione in termini. Io sono un riformista, ma le riforme devono essere fatte in un quadro istituzionale. Non si può cambiare la Costituzione a colpi di fiducia come si è fatto per le province”.
Ernesto De Benedictis