ROMA – «Siamo oggi molto lieti di poter offrire all’attenzione un ulteriore tassello della sistematica operazione di cambiamento del paese e che sta rispettando tutte le scadenze che ci siamo autoimposti per arrivare ad oggi con la proposta del governo sulla riforma della Pubblica amministrazione. Il nostro programma punta a un tentativo di cambiamento radicale della Pa». Lo ha detto ieri Matteo Renzi, nella conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri.
Capitale umano, molta innovazione e meno burocrazia, saranno i tre assi della riforma del premier fiorentino, ribattezzata “Sforbicia Italia”.
Tra le misure allo studio che dovrebbero essere sul tavolo del Cdm del 13 giugno la licenziabilità dei dirigenti senza incarico, la mobilità di tutti gli statali, l’introduzione del ruolo unico della dirigenza, la riduzione delle Prefetture, il taglio delle sedi della Ragioneria dello Stato, l’abrogazione dell’istituto del trattenimento in servizio, il dimezzamento dei permessi sindacali, la soppressione della Covip, l’accorpamento di Pra, Aci e motorizzazione civile.
«Dire che si tratta di una riforma contro i lavoratori e le lavoratrici è una bugia dalle gambe corte. Nella Pubblica amministrazione – ha spiegato Renzi – c’è un sacco di bella gente, c’e’ qualche fannullone e vanno stangati, ma dire che sono tutti fannulloni o viceversa è quello che ha distrutto la Pa. Il vero punto è mettere queste persone nelle condizioni di lavorare». Per questo ha aggiunto: «Noi offriamo per 40 giorni al confronto la riforma. Per la discussione dei dipendenti, delle forze sindacali se vogliono fare avere la loro opinione e del mondo produttivo. Non è una generica apertura di dialogo ma l’ indicazione di scelte di fondo». «Scriveteci a Rivoluzione@governo.it dal 30 aprile al 30 maggio ci sarà la consultazione e poi il 13 giugno variamo il provvedimento in Consiglio dei ministri».
«Nella riforma è prevista anche l’introduzione del Pin del cittadino che dovrà essere utilizzato per dialogare con l’amministrazione pubblica dalle multe in su. Oggi la Pubblica amministrazione parla 13 linguaggi diversi, noi vogliamo che parli un’unica lingua e che lavora su tutto», ha detto poi Renzi a conclusione della conferenza stampa, precisando di non sapere ancora se il governo il 13 giugno sceglierà o meno la strada del decreto.
Ernesto De Benedictis