ROMA – Si avvicinano le elezioni per il Parlamento Europeo. Tutti siamo tenuti ad esprimere il nostro parere su chi guiderà l’Italia, inserita in un contesto europeo. Esiste tuttavia un senso ‘Europeo’? Ci sentiamo Europei? Come vediamo i nostri ‘parenti’ degli altri Paesi in Europa?
E poi, come consideriamo quelli che europei non sono?
Dal mio punto di vista si percepisce la necessità di integrazione. C’è bisogno di favorire la partecipazione alla vita politica, sociale ed economica, anche delle persone che, per esempio, vivono in Italia ma provengono da culture e da cittadinanze diverse.
Noi di PaeseRoma.it abbiamo introdotto un seminario che propone l’intercultura e che dà l’occasione di diventare ‘publisher‘ autonomi per la propria comunità, per esserne i portavoce, per farla conoscere e per creare un mondo più unito.
Ho parlato con Katiuscia Carnà, mediatrice linguistico culturale da quando aveva 14 anni:
– Ciao Katiuscia, vuoi presentarti in breve?
Sono mediatrice linguistico culturale per le lingue hindi urdu bengali e inglese, e svolgo servizio nel sociale dall’età di 14 anni. Conosco bene cosa significa essere migrante per vari motivi, non solo grazie ai miei studi ancora in corso per specializzarmi nel settore, ma soprattutto grazie ai miei numerosi viaggi in Paesi come l’India, il Mozambico, l’Albania, oltre ai tanti altri viaggi nei Paesi europei. Viaggiare e leggere sono i due più grandi mezzi per capire la cultura dell’altro. Proprio per questo da diversi anni svolgo laboratori e progetti multietnici nelle scuole, ma anche corsi, eventi multiculturali e un turismo multietnico a Roma, in Italia e all’estero per comprendere come la conoscenza dell’altro porti ad un’arricchimento culturale da entrambe le parti.
– Cosa pensi della necessità di partecipazione sociale attiva degli ‘stranieri’?
Ritengo che i “nuovi italiani”, i migranti residenti in Italia da tempo, ma anche coloro che si trovano soltanto di recente nel nostro Paese abbiano il diritto di far sentire la loro voce, i loro bisogni e problemi. Purtroppo è difficile immaginare le problematiche che si celano dietro ad un fenomeno migratorio, solo chi lo vive in prima persona può comprendere i sentimenti che attraversano l’animo di un migrante. Infatti quella persona emigrando dal proprio Paese si trova “in mezzo” a due culture e non sa più a quale appartenere. Molti migranti riescono a far sentire la propria voce, ma non tutti ce la fanno, per diversi motivi, come fattori connessi alla propria personalità, grado di alfabetizzazione nel Paese di Origine e conoscenza della lingua italiana.
– Quali sono secondo te i problemi che ‘gli stranieri’ ritrovano più spesso nella vita di tutti i giorni?
Il problema principale è la conoscenza della lingua italiana. Molto spesso la maggior parte di alcune comunità, specialmente asiatiche, non riesce a seguire corsi di italiano con relativo esame e certificazione, perché seguire un corso spesso significa perdere una giornata lavorativa. Questo fa sì che si crei un vortice senza ritorno. Si comincia ad apprendere l’italiano limitatamente al proprio ambiente e fabbisogno. Quelle più colpite sono spesso le donne che in alcune culture, non potendo avere la possibilità di conoscere la lingua italiana, non riescono ad emanciparsi e soprattutto ad integrarsi e rimangono tra le mura di casa e nella comunità di appartenenza.
Altri problemi sono i documenti, basti pensare ai ragazzi nati in Italia da genitori stranieri che devono attendere i 18 anni di età per avere la cittadinanza, cosa che non avviene in altri Paesi, dove l’esperienza migratoria non è così “recente” come in Italia.
L’Italia deve cominciare a far fronte al numero di migranti che non sono solo più lavoratori ma spesso intere famiglie che vivono anche da 20/30 anni in Italia. Come risolvere? Prima di tutto la figura del mediatore culturale, non solo per necessità, ma fisso in ogni istituzione, ente, scuola, come avviene in Francia e Inghilterra. Secondo fare corsi di formazioni per personale scolastico e sanitario.
– Potresti dirci due parole sul seminario ‘Web e Interculturalità’?
Il seminario ‘Web e Interculturalità’ è una possibilità che il giornale murale e online Paeseroma.it offre per coloro che hanno origini straniere, ma anche per coloro che vogliono far valere i diritti di coloro che non riescono ad esprimersi con linguaggio appropriato. Mi viene da pensare soprattutto alle nuove generazioni, cresciute o nate qui, ma di diverse origini, i veri mediatori di un futuro di intercultura.
Viviana Lucca
Katiuscia Carnà
foto di Miriam Bendia