«C’è un attacco diretto, frontale, e anche finanziato, contro i bambini, le famiglie tradizionali e l’educazione. Si tratta di progetti e programmi finanziati e sostenuti dalla Regione Lazio, su cui vogliamo vederci chiaro e che stanno coinvolgendo, soprattutto, scuole dell’infanzia e scuole elementari. In alcuni casi, si tratta di specifici progetti di educazione gender, in altri, pur avendo gli stessi contenuti dei precedenti, sono celati sotto la bandiera della lotta al bullismo. Ma intanto, questi progetti continuano a destare preoccupazione tra i genitori, e di segnalazioni ne arrivano quotidianamente. Dopo i menù etnici e quelli europei, ecco un altro progetto ideologico della sinistra che si vuole imporre ai bambini romani e alle famiglie di questa città. La Regione Lazio interrompa immediatamente l’erogazione di questo servizio non gradito, su cui c’è un vero e proprio imbroglio. La scuola ha bisogno di ben altro: innanzitutto, di non cadere a pezzi», così commenta, in una nota del 12 febbraio scorso, Fabrizio Santori, consigliere regionale del Lazio.
«Nello specifico, diversi genitori della scuola Girolami ai Colli Portuensi e della ex De André di Via della Nocetta nel Municipio XII di Roma, denunciano che venerdì è stata inviata direttamente a casa una liberatoria da firmare per poter filmare e fotografare i ragazzi in classe e, naturalmente, ciò sta destando ulteriore sconvolgimento. Ne vorremmo sapere di più anche noi, considerato che non sappiamo, nello specifico, a dove vogliano portare realmente questi progetti. Si tratta di una violenza che le famiglie stanno subendo e che calpesta la Costituzione italiana, perché molti genitori, per paura di essere tacciati di omofobia, non riescono a manifestare esplicitamente la loro disapprovazione nei confronti dell’iniziativa. E noi, come loro, non essendo omofobici, vogliamo soltanto ribadire la centralità della famiglia nell’educazione, e il fatto che taluni progetti non possano essere erogati a bambini così piccoli, fermo restando che la scuola debba insegnare, il rispetto di tutti. Non servono, quindi, artefatte e ideologiche campagne di educazione di genere, da inculcare ai bambini tramite le associazioni omosessuali, ma qualcosa di più semplice, più generale e certamente più efficace: se l’obiettivo fosse veramente quello di rispettare il prossimo» conclude Santori. Francesca Palumbo