«Fino a qualche giorno fa credevo di poter meritare un ruolo che mi spettava di diritto, per esercitare una professione che faccio da dieci anni con passione e devozione», così una docente delle medie inferiori che oggi si unirà al cosiddetto ‘esercito di disperati’ che della ‘Buona scuola’ ha fatto una religione. «Negli ultimi 4 anni ho partecipato a concorsi, ho studiato e mi sono fatta esaminare per l’abilitazione. Da dieci anni tappo buchi in ogni dove, e ora il piano assunzioni non prevede la mia categoria», continua la docente: «L’abilitazione che, pagando dai 2000 ai 3000 euro alle università, ci è stata prospettata come la soluzione ai nostri annosi problemi, doveva consentirci il passaggio dalle graduatorie di istituto alle GAE (graduatorie ad esaurimento), le uniche da cui potrebbero uscire alcuni, solo alcuni, docenti di ruolo».
Sono molto dure le parole che i docenti precari indirizzano al presidente Matteo Renzi, che li avrebbe letteralmente «illusi e abbandonati», con i suoi «slogan ben promossi». Le assunzioni sono scese a 100 mila, affidate non a un decreto ma all’iter di un Ddl, e dunque potrebbero essere dimezzate in corso d’opera. Per altri 200 mila precari c’è solo il terno al lotto di un nuovo concorso (dopo tanti già fatti) per 60 mila posti da qui al 2019. Dunque, al più 160 mila precari verrebbero stabilizzati in 5 anni, più o meno pari al previsto “turn over” dei docenti. Per gli altri c’è l’espulsione di fatto, visto che ai precari assunti spetterà fare i tappabuchi e cioè, in primis, le supplenze”, ancor più duro il comunicato dei Cobas Scuola, già impegnato nell’organizzazione di nuove manifestazioni che coinvolgano il personale scolastico per intero, inclusi gli studenti.
Elisiana Fratocchi