ROMA – Vittoria e vista Champions. Il 2 a 0 sul Genoa permette alla Roma di riappropriarsi della seconda posizione in classifica, di scavalcare la Lazio e, cosa più importante, di tornare ad essere artefice del proprio destino, proprio quando mancano 4 giornate alla conclusione del campionato.
Quella scesa in campo all’Olimpico contro la squadra di Gasperini, è apparsa subito una Roma più tonica rispetto alle ultime uscite stagionali. Una squadra viva, in grado di amministrare senza correre particolari pericoli e di colpire al momento giusto. Il gol di Sassuolo sembrerebbe aver rinvigorito Seydou Doumbia, passato dall’essere considerato l’errore più clamoroso del ds Walter Sabatini, all’essere l’artefice della rinascita giallorossa. I suoi due gol tra Sassuolo e Genoa hanno portato sei punti importantissimi in casa Roma per riaprire la corsa Champions e soprattutto per scavalcare i cugini biancocelesti fermati sull’1-1 a Bergamo dall’Atalanta.
Come contro i neroverdi di Di Francesco, anche contro il Genoa, ad aprire le danze è stato l’attaccante ivoriano che ha poi spianato la strada per il trionfo Roma. Alla prima occasione disponibile, l’africano con una finta di corpo spiazza De Maio e infila Perin con il piatto destro. E’ il minuto 35 e la Roma passa in vantaggio. Sul finire del primo tempo è ancora la squadra di Garcia a rendersi pericolosa con un tiro di Nainggolan dalla distanza neutralizzato però da Mattia Perin.
Il secondo tempo comincia sulla falsariga del primo, con una Roma che gestisce la gara e un Genoa che non riesce ad impensierire la porta difesa da De Sanctis. È a venti minuti dalla fine che esce la squadra di Gasperini e comincia a far tremare i tifosi giallorossi che rivedono i fantasmi già sfortunatamente ammirati in molte gare stagionali. La Roma però riesce a non sgretolarsi tanto che al minuto 93, Alessandro Florenzi, dopo aver rubato il pallone a Tino Costa, si fa 60 metri di campo prima di infilare con un destro violentissimo, che si va a piazzare sotto l’incrocio, l’estremo difensore genoano.
Michela Cuppini