Oggi a Roma e in altre 21 città di tutta Italia gli “oil men” di Greenpeace sono entrati in azione per invitare gli italiani al partecipare al referendum sulle trivellazioni offshore del prossimo 17 aprile, quando si potrà democraticamente giudicare la strategia energetica del governo ed esprimersi per la tutela dei nostri mari e del futuro dell’Italia intera.
In piazza Sant’Emerenziana i volontari di Greenpeace, vestiti di nero e con mani e volto sporchi di una sostanza oleosa simile al petrolio, hanno animato un flash mob per richiamare l’attenzione dei cittadini sul referendum. Sullo striscione si poteva leggere un chiaro invito al voto del 17 aprile, “er mare nun se bucia”. In ciascuna delle 22 città coinvolte, l’appello di Greenpeace a non trivellare il paese è stato infatti tradotto nei dialetti locali, perché la minaccia petrolifera riguarda tutti gli italiani.
«Il 17 aprile gli italiani hanno la possibilità di fermare le piattaforme più vicine alle nostre coste. Producono solo il 3 per cento del gas di cui l’Italia ha bisogno, e lo 0,8 per cento del nostro consumo annuo di petrolio, ma lo fanno inquinando, e molto. Come dimostra il rapporto “Trivelle Fuorilegge” di Greenpeace, che evidenzia concentrazioni preoccupanti di sostanze tossiche e cancerogene nei fondali vicini alle piattaforme e nelle cozze che ci crescono sopra» ha dichiarato Andrea Boraschi, responsabile della campagna energia e clima di Greenpeace.
I dati che il ministero ha consegnato a Greenpeace (raccolti da ISPRA e di proprietà di ENI, gestore delle piattaforme monitorate) mostrano una contaminazione ben oltre i limiti di legge per le acque costiere per almeno una sostanza chimica pericolosa nei tre quarti dei sedimenti marini vicini alle piattaforme. I parametri ambientali eccedono i limiti per almeno due sostanze nel 67% dei campioni analizzati nel 2012, nel 71% nel 2013 e nel 67% nel 2014. Anche nelle cozze la presenza di sostanze inquinanti ha mostrato evidenti criticità.
Secondo Greenpeace, il voto del 17 aprile ha un portata politica più ampia del merito tecnico del quesito referendario. È una data in cui si potrà democraticamente smentire l’indirizzo energetico del governo, che da due anni a questa parte ha individuato nelle misere riserve nazionali di gas e petrolio l’unico orizzonte di sviluppo energetico per il paese. Si tratta dello stesso governo che, mentre prometteva nuova occupazione grazie alle trivellazioni, penalizzava fortemente il settore delle energie rinnovabili, che ha perso negli ultimi mesi decine di migliaia di posti di lavoro. Greenpeace invita tutti i cittadini italiani a votare Sì al referendum del prossimo 17 aprile, per fermare le trivelle e favorire la transizione verso le energie rinnovabili.
di Alberto Fuschi