In un malandato istituto tecnico della periferia romana (Montesacro), in pieno rispetto delle tre celebri unità aristoteliche del teatro ( di tempo, di luogo, d’azione), sette docenti affrontano una giornata di fine anno scolastico piu’ impegnativa del solito, perchè dedicata agli inevitabili scrutini. E’ la trama de “La scuola”: sì, proprio il testo di Domenico Starnone ( a lungo docente nelle scuole medie superiori, poi responsabile delle pagine culturali de “Il Manifesto”) da cui fu tratto il celebre film del 1995, vincitore addirittura del “David di Donatello” per il miglior film dell’anno: diretto da daniele Luchetti, con un bravissimo Silvio Orlando protagonista. Questo stesso testo di Starnone è ora in scena, al “Quirino”, sino al 10 aprile: sempre con la regìa di Daniele Luchetti, e Silvio Orlando principale protagonista, nel ruolo del prof. Cozzolino, il docente di italiano e storia benvoluto dagli alunni per il suo fare umano e comprensivo.
In una scenografia volutamente semplice ( il collegio dei docenti deve riunirsi nella palestra, per la disastrata situazione di molte aule), questi sette “dannati” del “girone scuola” combattono le loro battaglie, tra rancori piu’ che dichiarati e solidarietà invece represse, risentimenti meschini e sogni frustrati. Dominano i discorsi, i pettegolezzi sulla relazione extramatrimoniale tra Cozzolino e la collega di ragioneria Baccalauro ( un’ altrettanto brava Marina Massironi): rivelata all’ignorante, quanto ipocrita, preside (Roberto Citran) da una lettera anonima. Mentre le invidie e rivalità personali impediscono ai professori di sviluppare quella naturale solidarietà fra colleghi che rappresenterebbe un indubbio, anche se parziale, antidoto ai mali dell’ istituto, emblematici della situazione di tutta la scuola italiana (storico “gap” tra scuola e mondo del lavoro, dequalificazione dei corsi, politicizzazione esasperata della scuola stessa, studenti ultradistratti e restii ad applicarsi veramente, attrezzature arretrate, stato degli immobili continuamente scivolante nel pericolo,ecc…). E siamo, badate bene, nei primi anni ’90: prima delle varie riforme ( Berlinguer, Gelmini, Fioroni) e piu’ di vent’anni prima della controversa “Buona scuola” renziana. Anche se, a tratti, i tragicomici eroi di Starnone sembrano presagire che, forse, il peggio dovrà ancora venire…
Tra risate amare, duelli solo preannunciati e situazioni al limite del surreale ( geniale il “tormentone” di Cardini., alunno al limite dell’autistico, che comunica soprattutto imitando il volo d’una mosca), la giornata degli scrutini ( e degli scolastici “scrutatori”) volge al termine . Si ride, ma si riflette anche a fondo.
di Fabrizio Federici