di Alberto Zei
I contraddittori limiti dalla continuità – Di contraddizioni da superare se ne ritrovano a sufficienza, come quella della velocità che dovrebbero avere i neutrini secondo la “Relatività ristretta” e che dovrebbe essere quella luminale, ossia quella della luce solo se i neutrini sono privi di massa. In caso contrario, ossia di corpuscoli massivi, questi subirebbero un rallentamento in funzione non lineare della quantità di materia di cui sarebbero costituiti. Di quanto? Nessuno ancora può dirlo con certezza. Vi è però una verità della fisica quantistica che riguarda tutto l’universo, compreso il tempo. E’ infatti dimostrato matematicamente che tutto è composto di quanti e cioè, di entità elementari piccolissime al di sotto delle quali non c’è più possibilità di scendere. Così anche il tempo scorre per quanti. Gli eventi sono come fotogrammi di una pellicola che solo in sequenza danno l’illusione della continuità.
Esplosione della Supernova nella Grande Nube di Magellano la cui luce è giunta sulla Terra nel 1987
Ebbene, analogamente a quanto detto, non è possibile nell’infinitamente piccolo concepire qualcosa, compreso il tempo, che sia con continuità sempre più piccola della più piccola. Inoltre le grandezze delle particelle primarie si distinguono per grande differenza quantitativa dalle altre della stessa famiglia. In apparente contraddizione i neutroni e i protoni; ma solo questi ultimi sono particelle primarie e non possono perciò, essere comparati per densità di materia con i neutroni poiché questi sono dei composti e pertanto non costituiscono alcuna eccezione alla regola, poiché le leggi dell’universo non lo consentono. I cambiamenti di stato dell’estremamente piccolo che compone l’estremamente grande, avvengono infatti per salti discreti, ossia, per quanti.
Precisazioni sulla spazio-tempo – Quando il CERN nel 2011 fu vittima di quella terribile cappellata sulla misura della velocità dei neutrini, ritenuta superiore a quella della luce, il tempo di sopra avanzamento stimato in un tratto di 730 km era di 60 milionesimi di secondo in più di quella luminale. Ma una riprova empirica e inconfutabile che la velocità dei neutrini e dei fotoni fosse la medesima della luce, era stata data già dal 1987, quando arrivò sulla terra la visione (ossia, i fotoni) della supernova distante dalla Terra circa 168 mila anni luce, apparsa nella Grande Nube di Magellano, che per qualche giorno si manifestò in tutto il suo immenso fulgore. Ebbene, in quella occasione, in virtù di un numero trascendente di neutrini (e antineutrini) scaturiti dalla disintegrazione del corpo celeste, i più grandi rivelatori del mondo installati nei due emisferi, intercettarono un congruo numero di presenze sui detectors. Cinque ore più tardi, della rivelazione dei neutrini ebbe luogo la visione dei primissimi segni dell’ esplosione. Questo fatto è di estrema importanza scientifica poiché per la prima volta al mondo si è avuta la inconfutabile certezza che la velocità dei neutrini e quella dei fotoni, ossia quella della luce, fosse la medesima.
Differenze che restituiscono la parità – La spiegazione è semplice in quanto è vero che dopo un viaggio cosi lungo, i neutrini arrivarono sulla Terra alcune ore prima dei fotoni, ossia della luce dell’esplosione, non perché avevano una diversa velocità rispetto ai fotoni ma solo per il fatto che erano stati espulsi prima, ovvero, durante l’ implosione; implosione che è la fase iniziale dell’ evento catastrofico delle supernove. In questo tempo che dura poche ore, una parte considerevole della energia della supernova che collassa comprimendo la materia, viene irradiata sottoforma di neutrini che si formano quando gli elettroni e protoni dei nuclei si fondono in neutroni.Solo dopo alcune ore, per l’ effetto della compressione e del conseguente iperiscaldamento di tutta la materia siderale, si determina per rimbalzo l’ evento opposto, ossia, l’ esplosione cosmica della supernova. Questa polverizza il corpo dell’ astro dal quale improvvisamente scaturisce una immensa vampata di luce, ovvero, di fotoni. Ma la maggior parte dei neutrini era già sfuggita prima, per effetto della loro piccolezza attraverso le maglie della materia che si comprimeva nel tempo della implosione, che come detto, anticipa di qualche ora quello dell’esplosione.
Il tempo granulare – differenza delle poche ore tra la partenza dei flussi di neutrini e quello dei fotoni è stata infatti riscontrata anche nell’ arrivo, poiché neutrini e fotoni hanno percorso lo spazio alla stessa velocità luminale (300mila km/sec.), mantenendo pertanto tra di loro il medesimo distacco della partenza. Va però anche ricordato che la distanza della supernova dalla Terra è di 168 mila anni-luce e quindi proprio per la granulosità degli stessi quanti di tempo, (teoricamente misurabili), non sarebbe possibile ottenere rispetto ai fotoni, una differenza di arrivo esageratamente minima in rapporto alla distanza cosmica del percorso superato.
Sciami particelle e neutrini che giungono a terra, sono causati nella atmosfera dalla collisione di un protone
Ovviamente ciò che vale per l’anticipo, vale anche per un eventuale ritardo. Se infatti, quella variazione temporale di 60 milionesimi di secondo, che sembra un’inezia, del percorso sperimentale di neutrini tra il CERN e il Laboratorio del Gran Sasso (LNGS) fosse parimenti applicata ai neutrini scaturiti dalla implosione della supernova, allora questi sarebbero arrivati sulla terra prima ancora dell’inizio della storia dell’umanità e cioè con il congruo (è un eufemismo!) anticipo di ben 4140 anni! Era quindi più che evidente al momento dell’annuncio al mondo da parte degli allora responsabili del CERN e di L’Aquila che i neutrini non potevano essere dotati di velocità super-luminale e che una notizia di tal genere non poteva avere alcuna possibilità di essere accettata per più di qualche settimana.
Mille teorie non valgono un fatto – Da una parte ci troviamo di fronte ad un fatto inconfutabile, almeno per il momento: “I neutrini hanno una massa” poiché non sarebbe possibile negare la fiducia all’operato dei giudici di Stoccolma. Pertanto si accetta anche che esista una differenza di massa fra i vari tipi di neutrini, ovvero, tra i sapori, ma non si sa ancora quale sia la massa di riferimento, ad esempio se quella del neutrino elettronico. La affermazione che:“I neutrini hanno una massa” non è ancora stata dimostrata sperimentalmente. Ai Laboratori del Gran Sasso, i lavori per la determinazione diretta della “massa del neutrino” stanno continuando ma non si hanno previsione certe e/o affidabili sui tempi di attesa. D’ altra parte, non sarà però, questo riconoscimento di Stoccolma della massa, che interverrà sui cardini fondamentali e consolidati della nostra cultura scientifica occidentale e cioè su quelli della relatività e in secondo luogo quelli del Modello Standard e della relativa Teoria Standard. In estrema sintesi si può dire che i neutrini possono far “oscillare” la loro identità di sapore soltanto nel caso che gli stessi siano dotati di massa; ma la certezza della massa dei tre sapori dei neutrini non può essere confermata, senza ricorrere alla interpretazione sistematica tra i contenuti dei seguenti presupposti:
- la mancanza di massa è in accordo con la velocità luminale della Relatività ristretta;
- la dotazione di massa è stata riconosciuta dal conferimento del Premio Nobel 2015
- la mancanza di massa è in accordo con la Teoria Standard
- la dotazione di massa è indispensabile per esprimere variazioni di sapore;
- la mancanza di massa corrisponde alla costatazione strumentale (degli Osservatori dei neutrini dislocati intorno al mondo) che i fotoni provenienti dalla Supernova del 1987 e i relativi neutrini sono arrivati sulla Terra in sostanziale contemporaneità.
Quale veritàIn merito alla velocità va detto che qualsiasi fermione a causa della sensibile differenza di massa tra le altre particelle, si differenzierebbe in velocità rispetto a quella luminale, tanto che qualsiasi velocità si voglia attribuire ai neutrini, non esistono esempi in natura di quanti, ossia,di quantità di grandezze fisiche (massa nel caso di specie) in progressione cosi ravvicinata da non consentire di distanziare i neutrini e i fotoni neppure di “una tacca” dopo 168 millenni di viaggio comune.
Dalla incompatibilità di questo combinato, deriva il fatto che alcuni dei presupposti indicati, tra cui quelli relativi al riconoscimento del Premio Nobel, siano falsi. Quali? Le contraddizioni di oggi inverosimilmente reggeranno il confronto di domani?