Di Alberto Zei
Premessa – Il Comune di Marciana, senza studi storico-scientifici preventivi e senza nessuna analisi sull’impatto negativo che avrebbe potuto sortire il suo intervento, ha pensato di valorizzare l’ ipogeo rinvenuto, come se fosse una zecca per la coniazione di monete, ripulendo l’area in modo sbrigativo (comunque non con criteri stratigrafici) e installando fra l’altro, nel dromos discendente e nelle celle, tubolari metallici che certamente non giovano all’estetica del monumento.
Ingresso dell’ ipogeo scavato nel granito
Le ipotesi sull’ origine – Da anni si è sviluppata una polemica sull’origine e sulla funzione dell’ipogeo. Ecco le ipotesi in campo:
Zecca degli Appiani (XVI-XVII secolo): ne sono fautori solo due architetti consulenti del Comune di Marciana e non è mai stata avallata da studiosi della disciplina o di discipline affini. Non si conoscono monete coniate a Marciana e non esistono zecche con planimetrie anche lontanamente simili all’ipogeo di Marciana (cfr. L. Travaini, Le zecche italiane fino all’Unità, 2011
Neviera o cisterna degli Appiani (XVI-XVII secolo: è stata avanzata dalla Soprintendenza archeologia di Firenze e ritenuta “poco credibile” dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici e storici di Pisa. Non esistono neviere o cisterne con planimetrie sia pure vagamente simili (cfr. B. Aterini, Le ghiacciaie: architetture dimenticate, 2007) e, per di più, l’ipotesi è stata rigettata dai maggiori esperti italiani di neviere. A dir poco singolare è l’asserita somiglianza, annunciata dalla suddetta Soprintendenza Archeologia, fra ipogeo di Marciana e neviera di Masi Torello (FE). Chiunque abbia un po’ di curiosità, può provare a verificare: constaterà con stupore che non c’è alcuna affinità, né nella planimetria né nei materiali usati in quanto la neviera di Masi Torello è costruita in laterizi e ha una pianta circolare. Di conseguenza, viene fatto di pensare che i cittadini che contribuiscono a pagare gli stipendi avrebbero diritto a un’informazione più attenta.
Tomba etrusca arcaica: è negata dalla Soprintendenza Archeologia di Firenze, ma è supportata (con un ‘forse’) dalla Soprintendenza di Pisa, e (senza ‘forse’) dall’Associazione Culturale Ilva-Isola d’Elba e dai risultati di un convegno scientifico nazionale sui beni culturali elbani (16-17 ottobre 2015). Esistono precisi confronti planimetrici con la tomba sicuramente etrusca di Castellina in Chianti (Siena). Purtroppo l’ipogeo è stato oggetto in più tempi di operazioni di pulitura così ‘pesanti’ che non rimane un briciolo di sedimento né il più piccolo reperto. Sull’ipotesi sepolcrale un etruscologo ha avanzato dubbi (concettualmente non insuperabili), rimarcando che non mancano aporie rispetto ad altre tombe etrusche
Caratteristiche architettoniche e funzionali – La cronologia proposta per l’architettura sotterranea marcianese è dunque compresa fra il 500 avanti Cristo e il 1500 dopo Cristo, un abisso temporale di due millenni. E’ possibile che, dopo tante discussioni, ci si trovi ancorati a un divario così ampio? Eppure non si è trattato di discettare su un coccio, ma su un’architettura lunga 17 metri e larga oltre 10. Si è interessato anche il Viceprefetto dell’Elba, Dott. Daveti, che ha richiesto al Ministero dei Beni Culturali di fare luce sulla questione, auspicando una riunione di esperti affinché si arrivasse a una definizione della natura dell’ipogeo. Ma tale riunione non c’è mai stata. In conclusione, siamo arrivati alle solite parole: rompicapo, enigma, mistero… Come dire che non siamo capaci di trovare la soluzione. Del resto un etruscologo ha sentenziato che “di fronte a casi complessi come questo, occorre avere la modestia e la prudenza di riconoscere che non tutto per noi è spiegabile”. E allora mi chiedo: ma è vero o non è vero che da sempre ci vantiamo in tutte le salse di essere i migliori al mondo in fatto di beni culturali? Non c’è davvero nessuno, fra i nostri professori, che sappia dirci cosa l’ipogeo è e cosa non è, possibilmente con chiarezza e con motivazioni indiscutibili?
Logica inferenziale – Là dove gli specialismi sembrano aver fallito, seguendo la via della logica e del buon senso, è un dato di fatto che la costruzione dell’ipogeo abbia comportato l’asportazione di almeno 200 tonnellate di roccia granitica, tempi lunghi di lavorazione (anni ed anni) e un impegno economico poderoso. Se, come probabile, gli Appiano non avevano a disposizione la bacchetta magica, non si comprende perché, per ricavare una banale neviera o una semplice zecca, avrebbero affrontato un lavoro titanico e così dispendioso quale è la penetrazione della roccia granitica, mentre avrebbero potuto ottenere risultati rapidi e migliori, con un enorme risparmio di denaro e di tempo, utilizzando altre tecniche sperimentate (per esempio laterizi, calce e pietre)?
Di fronte a tanta ostentata incertezza hanno tagliato corto nove senatori di 5 Stelle a chiedere al Ministro dei Beni Culturali, con un atto di sindacato ispettivo, l’istituzione di una commissione di indagine per far luce sul supposto mistero. Tanto più che, se fosse confermata l’origine etrusco-sepolcrale, saremmo di fronte a un monumento di pregio storico-archeologico eccezionale che arricchirebbe di un nuovo valore, anche ostentatamente motivazionale del VI secolo a.C., di conferire ad una tomba realizzata nel granito anziché nel tufo, il carattere temporale dell’ eternità.
Valore patrimoniale – Lasciar trascorrere inutilmente ulteriore tempo, significa solo ritardare l’inevitabile accertamento della verità storica. Questo non soltanto consolida il danno al valore dei beni patrimoniali appartenenti allo Stato e quindi a tutti noi, ma alla stessa cittadina di Marciana per il beneficio mediatico, culturale e museale che potrebbe avere il formale riconoscimento dell’ ipogeo come luogo sepolcrale architettonico etrusco, unico al mondo per essere stato scavato nel duro granito con i rudimentali utensili del VI secolo a.C.