Una brillante disamina sulle ragioni del No, arriva da Enzo Mancini, leader della Democrazia Cristiana in Ciociaria. La lettera è già stata recapitata a numerosi mezzi stampa ed enti, dopo aver ricevuto – almeno così sembrerebbe – critiche aperte da più parti, in seguito alla sua recente dichiarazione “la dittatura costa meno della democrazia”. Precisa Mancini: «volevo spiegare le ragioni del No, ma anche esprimere quelle che sono le normalissime condizioni del buon vivere comune, in cui certamente tutto il popolo italiano ha creduto per 70 anni».
La Corte Costituzionale con la sentenza n. 1 del 13/01/2014 ha dichiarato l’incostituzionalità della legge elettorale del Porcellum, sulla quale è stato eletto questo attuale governo; e la Costituzione parla molto chiaro, questo attuale Governo doveva governare lo strettissimo tempo necessario per riformare la legge, sciogliere le Camere per poter ritornare al voto.
Infatti, la Consulta, nella sentenza citò espressamente gli art. 61 e 77 che dicono che possa esserci la continuità degli organi di Stato, per un tempo massimo di 3 mesi.
Invece, questo governo, a due mesi da quella sentenza, inizia una procedura finalizzata al cambiamento radicale della costituzione, proponendo un testo della riforma, Boschi/Verdini, che si propone di cambiare 47 articoli su 139, cioè, oltre 1/3 della Costituzione.
La nostra Costituzione – per poterla scrivere – il 2 giugno del ‘46 ha visto il popolo italiano votare, esprimersi quindi per formare una Costituente con il preciso incarico di scrivere la nostra attuale Carta, tra l’altro, così bella e chiara, che ci ha accompagnato per oltre 70 anni dandoci crescita, sviluppo e ricchezza, difendendoci dalla ‘guerra fredda’ e dagli avvenimenti collegati alla caduta del muro di Berlino. Non è minimamente paragonabile all’attuale riforma che vogliono propinarci, sembra infatti più un regolamento condominiale che una Costituzione.
Le riforme costituzionali, poi, devono essere fatte dal Parlamento, cioè da tutte le forze politiche, e non dal Governo. Questa riforma costituzionale è stata proposta dal Governo Renzi e c’è da dire, pure, che è stata approvata dalla Camera con 361 voti, su 630; quindi, una maggioranza risicata di un Parlamento illegittimo. Tutto dire!
In questi 70 anni ce ne sono state di revisioni della Carta Costituzionale, ma, appunto, parliamo di revisioni e non di stravolgimenti. Ci si dovrebbe limitare a proporre modifiche circostanziate.
E, poi, modifiche alla Costituzione ne sono state fatte, ma per allargare i diritti del popolo elettore, ricordiamo il voto alle donne, il voto ai 18enni, il voto sulle autonomie e via di seguito, e non modifiche restrittive che mirano ad annullare il potere degli elettori.
Signori miei, stiamo molto attenti al voto del 4 dicembre perché questo voto ha la stessa importanza del voto monarchia/repubblica del ‘46. Questi signori vogliono portarci, lasciatemi passare il termine, in una politica dittatoriale.
Il signorino di Firenze sta mettendo in campo tutte le proprie amicizie, JP Morgan, Obama, la Merkel, i nostri soldi, per poter vincere questa campagna referendaria e toglierci la nostra democrazia.
Dopo la falsa abolizione delle province, che, nel concreto, ha prodotto solo l’eliminazione concreta del voto, ma l’ente Provincia, il personale, le strutture sono tutte là, ora si tenta anche di togliere poteri alle altre autonomie locali ed eliminare ogni forma di partecipazione popolare.
La chiamano la riforma della semplificazione e del contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni. Dicono che la Riforma ridurrebbe notevolmente i costi delle istituzioni. Niente di più falso! Ridurrebbe le spese solo di 50 milioni e non i 500 milioni che loro dicono. Capite? 50 milioni (che facendo i conti, sono 75 centesimi a persona, 75 cent a persona capite?) contro i 250 che ci costa questo referendum.
Poi, non è riducendo il numero dei Senatori che si riduce la spesa, dato che il grosso della spesa non viene dalle indennità, ma dalla gestione degli immobili, dai servizi e dal personale. Anche il senatore non eletto mantiene i costi per la trasferta e la permanenza a Roma, nonché per l’esercizio delle funzioni (segreteria, assistente parlamentare, ecc.).
Allora, se risparmi veramente si vogliono avere, si dovrebbe mantenere il carattere elettivo di Camera e Senato, riducendo, in modo proporzionale il numero dei parlamentari e dei senatori, potendoli, addirittura, tranquillamente, dimezzare, passando dagli attuali 970, a circa 500. Allora sì che avremmo un concreto risparmio nella politica.
Eliminiamo i plurincarichi, riduciamo gli stipendi della politica, le pensioni d’oro, i vitalizi; eliminiamo i molteplici Enti inutili.
Questo sarebbe un vero risparmio dei costi della politica.
Ma l’abnormità di questa riforma è che viene calpestato l’art. 1 della Costituzione che detta che “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione”, mentre nella riforma i senatori verrebbero eletti, non dal popolo, bensì dai Consigli Regionali.
E’ il popolo Sovrano che deve eleggere il Senato e non il Consiglio Regionale, e di conseguenza i Partiti. Da notare, poi, una cosa certamente non trascurabile, che i Senatori, eletti dai partiti, godano dell’immunità parlamentare e dicono che a pensar male si fa peccato, ma con tutti questi inquisiti nelle varie Amministrazioni…forse è proprio lecito fare questi pensieri..
La chiamano la riforma della semplificazione, perché dovrebbe snellire l’iter procedurale delle leggi, ma, a prescindere, che abbiam visto che quando c’è intesa le leggi sono abbastanza veloci, ma, poi, non è detto che una legge veloce sia una buona legge, guardiamo alla legge Fornero, quanti guai sta producendo.
La riforma dovrebbe semplificare i processi decisionali, dicono.. Assolutamente falso! Negli art. 70 e 72 il procedimento legislativo è disciplinato con 198 parole, mentre la legge di Riforma sostituisce i due articoli con 870 parole. E’ questa una semplificazione?
In realtà, invece, si moltiplicano i procedimenti legislativi, diversificabili in rapporto all’oggetto della legislazione. Così, ne vengono fuori incertezze e conflitti tra le due Camere che potrebbero sfociare in dispute di diritto, arrivando fino alla Corte Costituzionale.
Ma, io dico, invece, che si dovrebbe proprio smettere di legiferare! Il problema non è che le leggi son lente, ma è che le leggi son troppe e ognuno le adopera a proprio uso e consumo. Per fare un paragone banale, in Francia ci sono 4.500 leggi, contro le 160.000/200.000 che dovrebbero essercene in Italia. Pensate che ci hanno provato, ma non riescono nemmeno a contarle.
L’art. 3 si ispira al principio di uguaglianza e di razionalità! Cita testualmente che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale”, quindi, l’ordinamento deve essere razionale e ispirato alla ragionevolezza.
I Senatori saranno 100 e i parlamentari 630! E’ irrazionale!
L’attuale Costituzione prevede in capo al Governo delle competenze di principi, mentre alle Regioni la competenza di attuazione.
Il Governo vorrebbe, invece, allargare le proprie competenze in maniera esclusiva, quali la tutela della salute, il governo del territorio, l’ambiente e il turismo. Queste sono tutte materie tipiche del territorio e del programma di attuazione che lo Stato vuol far sue. Con il titolo V il Governo potrà esercitare la clausola di supremazia sugli enti locali, come decisioni, quali possono essere oggi, le decisioni sulle trivelle, sugli inceneritori, ecc.
L’Italicum non è che una ripetizione del Porcellum dichiarato incostituzionale perché prevede i 100 capilista bloccati. Quindi, eletti dai partiti e non dal popolo degli elettori, perché saranno votati solo i capilista.
L’Italicum prevede alle elezioni un quorum del 40 per cento e, nel caso di non superamento, si va al ballottaggio in cui non è previsto nessun quorum. Quindi, può succedere che un partito, come potrebbe essere il PD, attualmente, con il 20 o 25 per cento prenda 340 seggi parlamentari che è una maggioranza assoluta con meno di un quarto di voto degli elettori.
Non credo, certamente, che questa sarebbe democrazia!
Non ci sono, così più contropoteri e dove il Senato che dovrebbe essere una vera controparte non ha i numeri, 100 contro 630.
La proposta Boschi prevede dei diritti alle minoranze dell’opposizione, ma questi diritti non sono contemplati nella proposta di legge, ma si demandano ai regolamenti parlamentari. E i regolamenti parlamentari sono proposti e approvati dalla maggioranza di Governo. Quindi, nell’assurdo, abbiamo la maggioranza che regolamenta i diritti delle minoranze.
Così si cambia, di fatto, la forma di Governo. Viene trasformata la nostra democrazia in una democrazia di un uomo solo al comando perché con l’abbinamento legge elettorale e questa riforma noi avremo potere esecutivo, potere legislativo, Capo dello Stato, potere giudiziario e i vertici della RAI nelle mani di una sola persona.
La riforma Renzi-Boschi è una legge dal contenuto molto disomogeneo che comprende la modifica di oltre un terzo degli articoli della Carta Costituzionale, che trattano temi del tutto dissimili.
A fronte di tale complessa articolazione l’elettore viene chiamato ad esprimersi con un SI, o un NO, con una palese violazione dell’art. 1 della Costituzione e della libertà di voto (art. 48 della Costituzione).
Da porre una seria attenzione anche all’art. 83 della Riforma che al comma 2 dice espressamente che per l’elezione del Capo dello Stato, dal settimo scrutinio è sufficiente la maggioranza dei tre quinti dei votanti. Il che, tradotto, significa che il Capo dello Stato che è organo di garanzia suprema, che rappresenta l’unità nazionale, potrà essere eletto anche se in aula sono presenti solo 10 deputati. Scusatemi! Sapendo che al settimo scrutinio il Governo potrà scegliersi il Capo dello Stato questo farà ostruzionismo fino al sesto per poi avere anche il Capo dello Stato. Una assurdità che non trova riscontro in alcun ordinamento democratico al mondo.
Poi, voglio farvi porre l’attenzione, su un altro articolo della Riforma che i cari amici di Renzi tendono a tener nascosto: parliamo dell’art. 117.
Tendono a far passare tutto inosservato, ma ciò che è scritto in questo articolo può significare la definitiva perdita della nostra sovranità nazionale. “La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento dell’Unione Europea e dagli obblighi internazionali”.
Avete capito cosa significa? In pratica se passano i SI al Referendum, all’indomani del voto dentro la nostra Costituzione ci sarà scritto che dovremo eseguire gli ordini di Bruxelles.
Poi, il Mister Bean di Firenze va in tv a dire che l’Italia avrà, con questa riforma, più democrazia?
No, cari amici! Questo Governo ha poco a cuore il diritto dei cittadini, ma ben altri interessi. Renzi vuol toglierci la democrazia perché i suoi cari amici gli han detto che in Italia c’è troppa democrazia.
Renzi si è prostituito all’Europa ed ai poteri forti svendendo la nostra democrazia e se ne va in giro a spendere i nostri soldi, con l’aereo da 160 milioni, andando a cena da Obama, portandosi una delegazione di amici intimi – compreso il grande comico fiorentino – che fino a ieri ha declamato la nostra costituzione come la più bella al mondo e oggi, chissà per quale cachet di qualche centinaio di migliaia di euro fa il testimonial per Renzi alla campagna referendaria, o, meglio dire, una campagna elettorale, avendo lui stesso personalizzato questo referendum!
Ma è per questo che noi oggi che possiamo fermare tutto questo dobbiamo assolutamente farlo per noi, ma, soprattutto, per i nostri figli, per la difesa della democrazia, per l’Italia.
NO a questa Riforma, NO a Renzi, SI alla Democrazia.
Enzo Mancini
Segretario Politico DC Provincia Frosinone