Oltre 17801 medici d’ origine straniera lavorano in Italia nel 2016 (50% uomini e 50% donne): il loro numero, come riportato dal portale della Federazione Nazionale dell’ Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (FNOMCeO), è aumentato del 20,8% rispetto al 2011 e del 63% rispetto al 2001. Questi numeri in crescita contribuiscono all’aumento dello scambio d’esperienze tra i professionisti della salute italiani e d’ origine straniera: un impulso alla crescita del Sistema Sanitario Nazionale, sul piano anche della cooperazione internazionale. Con questi dati, l’Associazione Medici d’ Origine Straniera in Italia (AMSI), che da anni, in collaborazione con la FNOMCeO, persegue l’integrazione fra tutti gli operatori sanitari presenti in questo Paese, si prepara al II Convegno del suo 17esimo corso d’aggiornamento internazionale e interdisciplinare, il 3 dicembre a Roma, presso la clinica “Ars Medica”. Obbiettivo specifico del convegno – organizzato insieme a Università Anglo Cattolica “San Paolo Apostolo”, Movimento internazionale
“Uniti x Unire”, settore Sanità e Cooperazione internazionale della Co-mai, la Comunità del Mondo Arabo
in Italia – è fare il punto su inquadramento clinico e diagnosi differenziale del dolore neuropatico periferico, e sulle migliori soluzioni per il trattamento chirurgico riabilitativo.
“Oggi – sottolinea Foad Aodi, medico fisiatra, Presidente Amsi e membro della commissione Salute globale della FNOMCeO- attraversiamo la terza fase dell’immigrazione di medici e altri professionisti della salute. Negli anni ’60 venivano studenti d’ origine straniera a studiare in Italia; il 40% dei laureati rimaneva a lavorare nel proprio Paese. La seconda fase dell’immigrazione è quella che abbiamo conosciuto dopo la caduta del muro di Berlino, con un’affluenza di professionisti della Sanità già laureati nei loro Paesi, provenienti specialmente dall’Est europeo (Russia, Romania, Moldavia, Albania e Polonia). Nella terza fase, che viviamo da 4 anni, arrivano meno studenti a causa del numero chiuso per l’immatricolazione ai corsi di laurea, ma il numero dei medici lavoranti in Italia è in continua crescita, con due cambiamenti importanti: è diminuita considerevolmente l’affluenza dall’Est ed è cresciuto il numero dei professionisti della salute provenienti dai Paesi arabi e sudamericani”.
“La maggior parte dei medici d’ origine straniera – prosegue Aodi – lavora nel privato: scelta forzata, dato che, per partecipare ai concorsi pubblici, è necessario avere la cittadinanza italiana. I medici d’ origine straniera che lavorano nel pubblico sono pochi, e operano prevalentemente nella medicina d’ emergenza; le altre branche da loro più coperte sono ginecologia, pediatria, ortopedia, fisiatria, cardiologia e chirurgia generale. La maggioranza dei medici svolge la professione come medici di famiglia; pediatri convenzionati; medici generici o specialisti lavoranti presso case di cura, cliniche, centri di fisioterapia, centri d’ analisi e laboratori convenzionati e privati. Oltre a questi ci sono numerosi liberi professionisti, dentisti e odontoiatri. Risulta crescente anche il numero delle ginecologhe provenienti da Libano, Iran, Somalia e altri Paesi africani. Ricordiamo che, nella sua storia, Amsi ha favorito l’integrazione non solo dei medici, ma anche degli altri professionisti della salute operanti in Italia, come infermieri, fisioterapisti, odontoiatri e farmacisti. Anche loro, come i medici, lavorano soprattutto nel privato perché non possono partecipare ai concorsi pubblici. Il nostro impegno continua a favore di tutti, dei professionisti della sanità che esercitano in Italia e dei loro colleghi d’ origine straniera: senza mai creare concorrenza o rivalità nel mercato del lavoro, e combattendo così fenomeni negativi come la fuga dei cervelli all’estero e il precariato”.
“Siamo orgogliosi d’ aver realizzato più di 500 convegni d’ aggiornamento professionale in 16 anni d’ attività”, aggiunge Michele Baleanu, Portavoce Amsi d’ origine rumena. “Continuiamo a fornire consulenze a tutti i professionisti italiani e d’ origine straniera attraverso i nostri sportelli Amsi, per il loro l’inserimento nel mercato del lavoro sia in Italia che all’estero: come dimostrano le recenti richieste di lavoro in Arabia Saudita, Ecuador, Qatar e altri Paesi arabi e africani, che abbiamo subito divulgato”.
Al Congresso del 3 dicembre, prima dello sviluppo del programma scientifico (con l’erogazione di crediti ECM ai professionisti della sanità), saranno illustrate le nuove proposte e collaborazioni di Amsi. Sarà annunciata, tra l’altro, l’istituzione dell’ Unione Medica Euromediterranea (UMEM), che conta già 35 membri tra federazioni, istituti, associazioni e varie realtà sanitarie dei Paesi Euromediterranei.