“Dopo la caduta, nel 1375, dell’ultimo regno armeno indipendente, quello di Cilicia, per 6 secoli circa il nostro Paese è vissuto sotto dominazione straniera. Però il nostro popolo ha saputo sempre conservare non solo la sua identità e la sua cultura, ma anche la passione per la scrittura e i libri, che ne sono parte essenziale”. Nella Sala Borromini della Biblioteca Vallicelliana in Piazza della Chiesa nuova, così Victoria Baghdassarian, ambasciatrice in Italia della Repubblica d’ Armenia, ha aperto, ultimamente, il convegno organizzato per la Giornata della Cultura armena. “Nel 1776, inoltre (lo stesso anno della rivoluzione americana, N.d.R.), a Venezia”, ha proseguito l’ ambasciatrice, “fu fondata una tipografia poliglotta armena; e nei primi decenni dell’800, mentre appunto Venezia diventava uno dei massimi centri di diffusione dell’ editoria e della cultura armene , un centinaio di scuole armene aprirono in tutta Europa. Risalgono ad allora, gli ottimi rapporti d’ amicizia tra il nostro Paese e l’Italia; ma non dimentichiamo che, tra i due Paesi, c’erano relazioni stabili addirittura già durante l’Impero Romano, ad esempio con gli amichevoli rapporti fra il re Tiridate I e Nerone”.
“Con l’ Armenia – ha aggiunto Antimo Cesaro, sottosegretario ai Beni e Attività culturali – l’ Italia firmerà prossimamente un accordo di cooperazione bilaterale nei settori cultura, istruzione, educazione; mentre, nel 2014, è partito un progetto pluriennale per la formazione di personale addetto al restauro monumenti, e – dietro precisa richiesta armena – per la creazione d’un centro restauro del forte patrimonio artistico e architettonico dio questo Paese. Nel 2015, infine, con fondi anche del ministero degli Esteri, è stata pubblicata la prima traduzione in armeno del “Principe” di Machiavelli”. “Il 25 marzo, poi”, ha precisato l’ambasciatrice, ” ricorreranno 25 anni dall’ avvio di regolari relazioni diplomatiche fra l’Italia e la nostra Repubblica: nata, com’è noto, il 21 settembre 1991, col crollo dell’ Impero sovietico.Mentre ad aprile, con le prossime elezioni politiche, l’Armenia diverrà pienamente repubblica parlamentare (dopo la riforma costituzionale del dicembre 2015); e il 9 maggio partiranno regolari contatti intergovernativi italo-armeni”.
Paola Paesano, Direttrice della Biblioteca, ha ricordato due grandi scrittrici armene, Gabriella Uluhogian (1934-2016), a lungo docente di Lingua e letteratura armena all’ Università di Bologna, pioniera dell’introduzione dell’ armenistica negli Atenei italiani; e
Antonia Arslan, autrice de “La masseria delle allodole” ( “pochi romanzi riescono come questo a trasmettere veramente, in pieno, l’atmosfera e il senso complessivo d’un dato periodo; e altrettanto dicasi, del resto, per il film che ne han tratto i fratelli Taviani”); mentre sui principali caratteri di storia e cultura armene s’è soffermata Maria Immacolata Macioti, sociologa della “Sapienza” di Roma (autrice, tra l’altro, del saggio “Il genocidio armeno nella storia e nella memoria”). “Oggi la Repubblica armena – ha precisato la professoressa Macioti – ha circa 3 milioni di abitanti, per una superficie di circa 30.000 kmq.: non coincide, però, con quella che fu l’ Armenia storica, mancandole consistenti aree rimaste, dopo la Prima guerra mondiale, sotto sovranità turca; è, sostanzialmente, l’ Armenia ex-sovietica”. Col vicino Azerbaijan, persiste tensione per la questione dell’enclave (a popolazione in forte maggioranza armena) del Nagorno-Karabakh, causa di periodiche fiammate belliche ( l’ ultima, tra Azerbaijan e Nagorno, riaccesasi ad aprile 2016, N.d.R.). Il 32% della popolazione armena nel 2013 si trovava, purtroppo, sotto la soglia della povertà; ma ora la situazione sta migliorando. “L’Armenia, inoltre”, ha ricordato la docente, “coopera molto alla distensione internazionale, contribuendo fortemente alle missioni di pace ( come, negli ultimi anni, in Kosovo e in Afghanistan). Il carattere di apertura cosmopolita della cultura armena, poi, traspare anche dal regolare impiego,”in loco”, non solo della lingua madre, ma anche di russo, inglese, tedesco e italiano”.
Fondamentale, nella nascita della cultura armena, è stato Gregorio di Narek ( 951-1003 d.C.), monaco, poeta, teologo e filosofo, poi canonizzato dalla Chiesa( che lo ricorda il 27 febbraio): “la cui opera – ha precisato ancora la Macioti – sembra piena d’una sorta di “terrore profetico”, per il futuro del suo Paese. Infine, nei tempi piu’ recenti, non va dimenticato il cinema armeno: con registi come, ad esempio, Serghej Parajanov, morto negli anni ’90, che ebbe regolari contatti anche con Fellini e Mastroianni, ed è noto anche come autore di singolari, originalissime opere d’arte realizzate con oggetti riciclati”.
E’ seguito un pomeriggio artistico: con la proiezione di documentari sull’ Armenia, la lettura di testi poetici, un concerto di musica contemporanea ( di Aram Khachaturjan) e di musiche tradizionali armene e il “vernissage” d’una mostra d’arte contemporanea armena, “Haisatan-Forme e colori da lontano” (con opere, tra gli altri, di Sonya Orfalyan e Gregorio Sciltian).Fabrizio Federici