A fare i conti in queste ore di caldo torrido con le spese, non sono solo gli italiani. Anche la Camera stringe la cinghia. Eppure, i risultati positivi esposti durante la seduta, nemmeno a dirlo, hanno alimentato il focolaio delle polemiche, complice il clima elettorale. A spegnere i “bollenti spiriti” è stato il questore Gregorio Fontana. Non che i numeri del rendiconto 2016 e del bilancio 2017 che l’Assemblea ha approvato non parlassero chiaro: sono 350 i milioni di tagli effettuati a Montecitorio, con una spesa che cala per il sesto anno consecutivo . Cifre che non hanno soddisfatto però l’opposizione pentastellata che non ha partecipato al voto e ha abbandonato l’aula.
Prendendo parola, il questore si è detto soddisfatto per il supporto del Collegio dei Questori e la Presidente della Camera Boldrini al piano di razionalizzazione delle spese della Camera. Non meno, per le critiche mosse dall’onorevole Cecconi che sono stati presi come spunto per interessanti chiarimenti. Il deputato pentastellato ha infatti ritenuto non sufficiente la sola riduzione nel passaggio 2016-2017 di 15, 4 milioni per un modesto 1,59 % , marcando invece l’aumento previsto per il 2018/2019.
Eppure- ribatte Fontana – a partire dal picco massimo di costi avvenuto nel 2011, questo del 2016 è un risultato mai conseguito in precedenza e attuato in una sola legislatura . Se si osservano i dati, la riduzione nel complesso dal 2011 al 2017 è stata del 14, 12 %, ovvero di 157 milioni.
Medesima visione parziale ha adottato Cecconi, a detta del questore, per le previsioni di bilancio del 2018 in aumento del 2,55%. Spiega Fontana: ”questo è frutto dei maggiori oneri connessi all’avvicendamento tra la XVII e la XVIII legislatura”.
Ma la polemica non finisce qui; nel mirino anche le spese per i funzionamento della Camera, superiori di 7 milioni rispetto alla dotazione trasferita al Ministero dell’ Economia. A ben vedere però nel 2012 la spesa era superiore di 95 milioni; molti di più rispetto a quelli imputati ieri durante la seduta a Montecitorio.
La polemica della quota di avanzo dell’amministrazione
Il collegio dei questori è stato invitato in prima battuta a restituire al bilancio dello stato l’intero avanzo dell’amministrazione . In concreto si tratta di 247 milioni che andrebbero alla società Milano 90.
Ma quali solo le conseguenze ?
- Rischio per la tenuta dell’istituzione nel tempo.
- Possibile disavanzo per il biennio 2018/2019
- Azzeramento dell’avanzo di amministrazione iniziale per il 2020, contro ogni ragionevole principio di prudenza che ciascuno organo burocratico è dovuto a tenere.
Presentandolo come ordine del giorno, Di Maio e Cecconi hanno avanzato la richiesta di restituire il maggior disavanzo possibile. Ma questa – assicura Fontana – è una valutazione già fatta dal collegio. Come è possibile riscontrare dagli atti parlamentari, nel corso della legislatura la quota impegnata per determinare la somma da restituire allo stato è progressivamente aumentata.
Il contributo che la Camera può apportare per la crescita del paese, oltre cifre e tagli, ha concluso il questore, è nel definitivo radicamento di una nuova mentalità condivisa da tutti, al di là degli schieramenti, basata sul senso di responsabilità e sull’impiego trasparente delle risorse.
Contro lo spicciolo populismo del “E io pago”, serve ristabilire fiducia nelle istituzioni democratiche, non metterle costantemente in discussione.