Perfettamente in linea con le rassicurazioni dell’ultim’ora date dal premier Gentiloni – secondo cui la crisi sarebbe alle spalle – e più ancora aderente a un modello del tutto trasformista in perfetto stile politico italiano. Probabilmente dopo la vittoria alle prossime elezioni si assisterà anche al riconsiderare ‘utile’ una certa immigrazione clandestina e strumentale agli interessi egemoni di questa Europa germano-centrica.
«In questi anni sarebbe stato detto molto sul M5S – così afferma lo stesso portavoce – ma alcune posizioni sono state anche strumentalizzate ed esasperate. Non vogliamo un’Italia populista, estremista o anti europeista, il nostro obiettivo è creare e non distruggere»: così il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio ha iniziato il suo intervento al forum Ambrosetti di Cernobbio sul lago di Como. L’esponente grillino ha partecipato a un panel insieme al leader della Lega Matteo Salvini e al governatore azzurro della Liguria Giovanni Toti.
Sicuramente condivisibili le dichiarazioni aggiuntive, che probabilmente servivano da contorno per indorare la pillola del «non vogliamo uscire dall’Euro», concetto peraltro stimabile in un ottica diplomatica tra paesi democratici, in un Europa dei popoli insomma, che però così democratica non sembrerebbe essere, almeno stando agli annosi argini economici-produttivi imposti all’Italia, vedi i limiti alle quote produttive nel settore dell’agricoltura che hanno creato il vero volano della lenta retrocessione in cui la penisola è piombata negli ultimi anni.
«Vogliamo un Paese – ha aggiunto Di Maio alla sua prima partecipazione al seminario davanti a imprenditori, banchieri e manager – in cui creare un’impresa deve essere semplice come creare un sito internet. Un Paese che deve avere una visione di medio e lungo termine e per farlo deve servirsi delle migliori energie e intelligenze di questo Paese».