Direzione PD: Renzi al bivio
Non sono bastate le elezioni regionali e neppure l’esito amaro delle comunali ad Ostia: per Renzi il nodo più intricato da sciogliere rimane sempre quello interno al suo partito. E allora L’ex Rottamatore apre al dialogo. Dapprima all’interno del PD. “Accordo sui seggi e sui programmi ” sono i due punti che domani il leader dei Dem affronterà con la direzione del partito democratico. Decisione questa che ha riscosso il favore di Orlando e Franceschini convinti che una coalizione a sinistra sia la conditio sine qua non per evitare l’ennesima Caporetto per la sinistra. Stavolta però su scala nazionale.
A pochi mesi della elezioni è il derby interno alla sinistra a preoccupare di più . Non solo perché in campo si affrontano giocatori che un tempo indossavano la stessa casacca, ma soprattutto perché il tiro decisivo sembra spettare al segretario: salvare in corner il partito ma rivedere le proprie posizioni al fine di stemperare il dissenso dei cugini di Mdp, oppure mantenere intatta la sua leadership e l’autosufficienza rispetto ad altre forze politiche ma sferrare il colpo di grazia al PD in vista delle future politiche. Un autogol che non andrebbe giù a molti, questo è certo.
Convegno progressista: Pisapia e Boldrini agli antipodi
Nel frattempo, alla vigilia della direzione, gli altri partiti di centro e sinistra esterni al PD si sono incontrati a Roma al Convegno Progressista.
« Imparare dagli errori fatti – ha detto Pisapia – per superarli e soprattutto per non arrendersi al rischio sempre più forte che c’è di un’ulteriore sconfitta per la sinistra e il centro sinistra». Durante il suo intervento ha scandito la possibilità di intraprendere insieme percorsi alternativi per una nuova sinistra unita ma in discontinuità con il passato. Tutto ciò però a delle condizioni: nuova riforma del lavoro alternativa al Jobs Act, abolizione dell Bossi- Fini, approvazione dello Ius Soli e aumento dell’attenzione sulle questioni sociali .
Di tutt’altro avviso la Presidente della Camera Laura Boldrini che, come Grasso, chiude la porta a Renzi «L’obiettivo – ha detto la Boldrini – non è mai stato di un’alleanza purchessia; non basta mettere un simbolo accanto a un altro per convincere le persone deluse ad andare a votare. E non basta neanche fare le alleanze contro per non far vincere qualcun altro perché questo – ha concluso – non mobilita, non appassiona, non accende l’entusiasmo di cui oggi c’è bisogno». Sulla stessa linea della Boldrini si mostra Speranza, convinto assertore della fine del renzismo e della necessità di un cambiamento radicale, di contro al moderatismo di Pier Luigi Bersani.
Veltroni, collante della sinistra
Nella temperie politica, l’anelito all’unità giunge persino dal fondatore del PD Veltroni ospite oggi da Lucia Annunziata a Mezz’ora in più su Rai 3. Alle domande della giornalista, Veltroni ha richiamato tutti all’umiltà e alla responsabilità; si è augurato che Renzi abbia la capacità di riunire le diverse anime della sinistra ma pure che «Mdp cambi idea e si accorga che la loro posizione “se c’è Renzi, non ci siamo noi”, è sbagliata perché non offre nessuno sbocco e quindi va cambiata».
Renzi e la sinistra stessa sono al bivio. Occorre prendere una decisione. E farlo in fretta. La capacità di attirare a sé l’elettorato, in un clima del genere sarà sempre più compromessa e non farà altro che spianare la strada ai populisti, ben più risoluti nelle decisioni e capaci di presentarsi apparentemente come delle guide più stabili per l’Italia.